Paesaggio cadorino

dipinto 1941

F. Tomea sul retro in alto a sinistra

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA cartone telato/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 50 cm
    Misure varie: 76x86 con cornice cm
    Larghezza: 60 cm
  • ISCRIZIONE Tomea
  • ATTRIBUZIONI Tomea Fiorenzo (1910 -1960)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
  • LOCALIZZAZIONE Pinacoteca Comunale di Faenza - Faenza
  • INDIRIZZO Via S. Maria dell'Angelo, 9
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto riflette la piena maturità del linguaggio e dell’immaginario di Tomea, il suo mondo poetico legato ai luoghi e agli oggetti più famigliari e propri della terra natale così come si configura verso la metà degli anni Trenta, fissandosi in precise tematiche, quali il paesaggio, la natura morta, il ritratto, attraverso un linguaggio scarno ed essenziale, forgiato con arcaismi novecenteschi sulla lezione di Carrà e di Rosai, e vivificato dall’esperienza milanese di Corrente, al cui gruppo l’artista partecipa attivamente sin dalla prima Esposizione alla Permanente nel 1939. Il paesaggio cadorino, la stessa natia Zoppè, si compongono in una personale sintesi formale, con le case dai volumi squadrati e geometrici che si confrontano con i profili essenziali e ondulanti della cerchia delle montagne, tra pochi scarni alberi, in una composizione riproposta, d’ora in poi, in varianti minime, con una particolare accentuazione malinconica e desolata durante questi primi anni Quaranta. Di fatto, proprio il paesaggio natio sarà per Tomea il punto d’avvio ma anche di arrivo di tutta la sua produzione pittorica. Questo paesaggio si va dunque fissando in un’immagine di evocazione memoriale, che rimanda al mondo dell’infanzia, cristallizzata e sempre uguale a se stessa, in quanto essenziale trasfigurazione della realtà, calandosi in una tavolozza terrosa e gessosa, fatta di impasti materici senza concessioni e varianti cromatiche. L’esempio dei paesaggi toscani e fiorentini di Rosai, solitari e arcaizzanti, recuperando in questa direzione anche l’esempio del Cézanne e i suoi paesaggi ispirati dalla montagna della Sainte Victoire, secondo gli indirizzi che il critico Edoardo Persico suggerisce all’artista, si somma a una marcata esigenza di regressione all’elementarietà, e a una intensità intimista e vera con cui rilegge la tradizione, maturata nel contesto di Corrente, alieno da ogni magniloquenza novecentista. In particolare l’opera della collezione Bianchedi Bettoli è molto affine nella composizione al Paesaggio acquistato in occasione della terza edizione del Premio Bergamo, nel 1941, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Questo testo è parte della scheda di Isabella Reale per il catalogo della Collezione Bianchedi-Bettoli/Vallunga pubblicato da Bononia University Press nella collana Cataloghi dell’Istituto per i Beni Artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • ENTE SCHEDATORE Pinacoteca Comunale di Faenza
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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