Sito romano di Ad Novas / Cesenatico

132 a.C. ca.-476 d.C. ca.

Nella Tabula Peutingeriana la fascia costiera romagnola appare attraversata da un'importante direttrice stradale (via Popilia) toccata da diverse stazioni, di cui quella di Ad Novas viene identificata con la città di Cesenatico o comunque fatta coincidere con il suo territorio. Le attuali conoscenze archeologiche dell'entroterra di Cesenatico si localizzano entro la fascia territoriale compresa tra la via del Confine ed il mare. Questo distretto non rientrava nella centuriazione cesenate, ma era organizzato in limites paralleli secondo una suddivisione agraria meno rigida e vincolante, probabilmente a causa della naturale instabilità degli ambienti litoranei.

  • FONTE DEI DATI Regione Emilia-Romagna
  • OGGETTO sito non identificato
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Ciò spiega, almeno in parte, la presenza di complessi produttivi di dimensioni abbastanza considerevoli: il sistema delle ville permetteva infatti un controllo diretto sul territorio e la possibilità di produrre e conservare i prodotti per poi immetterli direttamente sul mercato. La zona di Cesenatico si prestava particolarmente a questo genere di organizzazione: era fertile e ottimamente irrigata, ma soprattutto era vicinissima al mare e ben collegata alle vicine realtà urbane tramite una efficiente rete stradale - dal che derivava la possibilità di convogliare la propria produzione su un mercato più ampio di quello locale. Di nessuna delle strutture identificate, per lo più attraverso recuperi superficiali di materiale in affioramento durante i lavori agricoli, è possibile ricostruire la planimetria, tuttavia è lecito supporre che si trattasse di costruzioni piuttosto vaste ed articolate in settori differenziati a seconda delle varie esigenze logistiche. Le ville più grandi, come quelle di Ca' Bufalini, Ca' Turci, Ca' Zavalloni e Cantalupo di Borella, oltre alle strutture necessarie al funzionamento produttivo del fondo dovevano comprendere un settore residenziale di un certo prestigio, che costituiva l'abitazione del proprietario terriero, spesso dotata di pavimenti a mosaico e di altri elementi decorativi, secondo un comfort solitamente non riscontrabile in complessi di esclusivo carattere rustico. Tra le ville individuate il sito di Ca' Turci rimane al momento quello meglio conosciuto e documentato. Tale denominazione contraddistingue una zona piuttosto ampia nell'entroterra di Cesenatico caratterizzata da importanti evidenze archeologiche. Da un punto di vista organizzativo l'area doveva ruotare attorno ad una grande villa, dove convivevano un quartiere abitativo di una certa ricchezza e una vasta area produttiva, a cui faceva capo anche una fornace. Il vasto opificio per la lavorazione e la cottura dell'argilla, collegabile alla villa romana di Ca’ Turchi, si situa nell'area del Podere Fornari, a sinistra del Canale di Bonificazione. Qui una trentina di anni fa sono state localizzate e scavate alcune strutture riconosciute come due grandi camere di combustione di pianta rettangolare, rimaste in funzione – a giudicare dalla seriazione cronologica della produzione – dalla prima metà del II sec. a.C al I sec. d.C. Ampia è la gamma dei prodotti sfornati dall'officina. Vi si annoverano ceramiche dipinta da mensa, ceramica cosiddetta “comune” acroma, anfore vinarie, laterizi (mattoni da costruzione e da rivestimento, tegole). Del tutto eccezionali, per l'elevato livello qualitativo e artistico, sono una lastra architettonica con motivi vegetali e, più ancora, i frammenti di alcune statue, plasmate a mano libera, due delle quali raffiguranti un uomo anziano in corta tunica seduto su un ceppo e un giovane, identificati generalmente con i personaggi mitici Dedalo ed Icaro.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Siti archeologici
  • ENTE SCHEDATORE Settore Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • PUBLISHER Servizio Patrimonio Culturale della Regione Emilia-Romagna
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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