spettroscopio a prisma

sec. XIX seconda metà

Spettroscopio a prisma, prodotto dalla ditta Tecnomasio Italiano, per l'analisi della luce emessa da gas rarefatti, contenuti in tubi a scarica, e da corpi incandescenti. Su un pesante treppiede in ottone è inserita una colonna girevole in ottone che sostiene una struttura sulla quale sono montati un disco orizzontale, e in direzione radiale, il collimatore fisso, il tubo portascala e il cannocchiale. La complanarità degli assi ottici di questi ultimi due tubi con l'asse del collimatore è ottenuta mediante viti per lo spostamento verticale. Al centro del disco, su di un piattello, è fissato il prisma equilatero (in pessime condizioni) protetto da un coperchio cilindrico, con tre aperture verticali, utilizzato per ridurre la luce ambientale. Il collimatore, chiuso verso il prisma da una lente convergente e dalla parte opposta da una fenditura micrometrica regolabile, posizionata nel fuoco dalla lente, raccoglie la luce emessa dalla sorgente. Il cannocchiale, mobile attorno all'asse perpendicolare al pano ottico dello spettroscopio e passante per il centro del disco, è composto da un obiettivo e da un oculare per la messa a fuoco della fenditura mediante vite micrometrica; esso raccoglie il fascio di luce uscente dal prisma. Il tubo portascala è chiuso all'estremità interna da una lente convergente e all'altra estremità da una scala micrometrica orizzontale posizionata nel fuoco della lente

  • OGGETTO spettroscopio a prisma
  • MATERIA E TECNICA ottone/ fusione
    vetro/ fusione
  • MISURE Altezza: 30 cm
    Lunghezza: 60 cm
    Larghezza: 25 cm
  • CLASSIFICAZIONE dispersione della luce
    rifrazione della luce
    ottica
    Spettroscopia
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Universitario dell'Università degli Studi "G. D'Annunzio"
  • LOCALIZZAZIONE palazzo dell'Opera Nazionale Dopolavoro "A. Mussolini" (poi palazzo dell'Ente Nazionale Assistenza Lavoratori)
  • INDIRIZZO Piazza Trento e Trieste, 1, Chieti (CH)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Questo spettroscopio a prisma è stato fabbricato dal Tecnomasio Italiano, un'incisione sullo strumento attesta l'identità del produttore. Nel 1863 tre milanesi, l'ingegner Luigi Longoni, Carlo Dell'Acqua e il maggiore Ignazio Porro, fondarono la società Tecnomasio Italiano a Milano. Il primo catalogo del Tecnomasio del 1863 presentava strumenti per i laboratori e industriali. Uscito Porro dall'azienda, venne sostituito da Duroni, ottico e fotografo. Ma nel 1870, l'unico proprietario rimase Longoni. L'azienda operava in Via Pace. Nel 1870 l'ingegnere Cabella entrò al Tecnomasio e nel 1871, alla morte di Longoni, ne divenne direttore, arrivando poi alla carica di socio accomandatario nel 1879, al ritiro dei fondatori. Cabella operò il passaggio da piccola società produttrice di strumenti di precisione a protagonista dell'industria elettromeccanica nazionale. Sono famose le sue esperienze pionieristiche nei campi delle lampade ad arco (1875) e a incandescenza non a carbone, usando altri conduttori ad alta resistenza. Ma fu soprattutto il campo delle dinamo a rivelare le brillanti doti inventive di Cabella: in particolare progettò una speciale "dinamo di tipo superiore" con l'armatura a resistenza diminuita. Durante il 1898, avvenne la costituzione della Società Anonima Tecnomasio Italiano Ing. B. Cabella e C., i soci di Cabella erano due agenti di cambio. I programmi di sviluppo continuarono e nel 1900 fu realizzato l'ampliamento delle officine. Tuttavia sul cammino della società si profilavano grandi problemi legati al passaggio da una situazione artigianale ad una vera e propria produzione industriale che richiedeva superiori competenze gestionali. La veloce affermazione della corrente alternata forse fu percepita con un certo ritardo da Cabella, a causa dei suoi passati successi con tecnologia basata sulla corrente continua e del suo modesto spirito imprenditoriale. La Tecnomasio entrò cosi in difficoltà nel 1901. La Società Italiana di Elettricità Brown Boveri, guidata da Merizzi, comprese l'importanza di un accordo tra il Tecnomasio e la società svizzera. Dal 1903, grazie alla fusione con l'azienda svizzera Brown Boveri, il nome della nuova società divenne Tecnomasio Italiano Brown Boveri. Merizzi diventò nel 1903 direttore generale della nuova società e in seguito consigliere delegato, fino al 1926. Al suo fianco, con lo stesso titolo ma dedito alla direzione dei lavori, Ernesto Vannotti, il quale riorganizzò il TIBB: nel 1905 venne chiuso il reparto strumenti di misura e vennero prodotte una trentina di grosse macchine utilizzando i brevetti Brown Boveri. Nel 1910 il TIBB decise di specializzare la sua produzione nelle sole macchine elettriche (generatori, motori, trasformatori) e nei loro accessori (interruttori, valvole, reostati, quadri). Il TIBB sviluppò la trazione elettrica in sostituzione di quella a vapore. Nel 1911 fornì alle Ferrovie dello Stato gli equipaggiamenti elettrici per cinque locomotori E320 in corrente continua. L'entrata dell'Italia nella Prima guerra mondiale portò, oltre ad interessanti ordini dai Ministeri della Guerra e della Marina, alla militarizzazione degli stabilimenti, a partire dal 1915. Una vera svolta in campo ferroviario avvenne nel 1919, quando il TIBB subentrò alla Westinghouse Italiana, nella gestione dello stabilimento di Vado Ligure. Superato con qualche difficoltà il problema dell'aumento del costo delle materie prime durante la guerra, la produzione era continuata con discreti risultati. Nel biennio 1919-1920 vi furono agitazioni causate dall'orario di lavoro. Tuttavia le commesse restarono importanti. Ettore Conti assunse la presidenza del TIBB nel 1921 e la mantenne fino al 1957. Nel decennio 1920-1930 la TIBB dedicò molta attenzione anche ai trasporti urbani, con mezzi e impianti per Milano, Roma, Genova e Trieste. Negli anni '30 effettuò interessanti forniture ferroviarie anche all'estero. Durante la grande crisi (1929-36) avvenne una riduzione di ordini nel settore idroelettrico, mentre proseguirono gli ordini statali nel settore trazione. La forte crescita della produzione di acciaio degli anni '40 e dei primi anni '50 fu sostenuta dal TIBB con la fornitura dei comandi elettrici principali e ausiliari di varie tipologie di laminatoi. Negli anni '50 l'azienda produceva grossi alternatori, motori, trasformatori e apparecchiature ad alta tensione, ma anche motori e apparecchiature di serie. Verso la fine del ventesimo secolo sono avvenute diverse variazioni societarie che hanno portato nel 1988 alla fusione fra Asea e Brown Boveri con la nascita di ABB Tecnomasio, denominazione mutata nel 1990 in ABB Trazione, segnando la temporanea scomparsa di un nome illustre dell'industria nazionale, e ripristinata nel 1993 con la fusione con le società EB Fatme e Scarfini
  • TIPOLOGIA SCHEDA Patrimonio scientifico e tecnologico
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1300287130
  • NUMERO D'INVENTARIO 4212
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici dell'Abruzzo
  • ENTE SCHEDATORE Università di Chieti-Pescara
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI sul prisma - 10855 - Liceo Classico "G.B. Vico" - numeri arabi - a penna -
  • STEMMI su uno dei bracci - commerciale - Marchio - ditta costruttrice Tecnomasio Italiano - 1 - La scritta,TECNOMASIO Milano, è incisa
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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