astrolabio moresco

ca 1280 - 1280

L'astrolabio presenta una rete con quattro bottoni d'argento sopra i due diametri ortogonali e ventinove stelle, il massimo che si trovi in oggetti di queste dimensioni. I timpani contenuti all'interno della madre sono sette: cinque dei quali realizzati per latitudini corrispondenti a località della costa dell'Africa occidentale e del sud della Spagna, Un timpano è. invece, riferito alle città sante, la Mecca e Medina, e un'altro, con iscrizioni in latino, e riferito al nord dell'Italia. Quest'ultimo timpano, senz'altro più tardo, probabilmente del XV secolo, suggerisce l'ipotesi che l'astrolabio, realizzato per un arabo spagnolo del Duecento, sia in qualche modo giunto in mano a uno studioso italiano, il quale, per poterlo utilizzare, avrebbe fatto realizzare un timpano adatto alla sua latitudine. Lo strumento è ben conservato e completo di quasi tutti i suoi accessori: mancano soltanto il cavalletto, sostituito dalla molletta, e un pezzo del dimostratore, cioè dell'ago che veniva utilizzato come traguardo sulla faccia anteriore

  • OGGETTO astrolabio moresco
  • ATTRIBUZIONI Baso, Ibn (attribuito): costruttore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo della Specola
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Poggi
  • INDIRIZZO Via Zamboni 33, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tra i secoli XI e XIV gli astrolabi raggiunsero il massimo del loro sviluppo. Si distinsero per la loro abilità di incisori e di matematici gli artigiani arabi dell'occidente musulmano, in particolare si riconoscono due scuole. La prima è quella rappresentata da Abu Bekr b. Yusuf (a.1208-1318) di Marrakech, con strumenti massicci e piccoli, ma molto precisi. L'altra è quella di Muhammad b. Futtuh (al-Khama`iri, a.1207-1236) di Siviglia, a cui appartennero Ibn Baso padre e il figlio Ahmad b. Husayn b. Baso (?-1309), che operarono a Granada, nel sud della Spagna, tra la fine del Duecento e l'inizio del Trecento. Nella scatola, non coeva, che contiene l'astrolabio, è stato ritrovato un appunto dattiloscritto da Guido Horn-d'Arturo, datato "Bologna, gennaio 1950", che chiarisce la provenienza di questo strumento, non riportato in alcun inventario della Specola. La nota recita: "Questo astrolabio fu già di proprietà del Dott. Luciano Toschi, che lo lasciò in eredità al Dott. Orso Sassi, entrambi imolesi; il Sassi, morto il 14 marzo 1945 delle ferite ricevute durante il bombardamento della sua villa di Dozza, lo donò alla Biblioteca comunale di Imola, dalla quale l'Osservatorio lo ebbe in prestito, sine die"
  • TIPOLOGIA SCHEDA Patrimonio scientifico e tecnologico
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800688173
  • NUMERO D'INVENTARIO Inv. MdS-11
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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