Arte Sec. XIV/ Tomba de' Bianchi/ Bologna S. Stefano - Cortile di Pilato/ Bianchi

positivo, post 1953 - ante 1970

Il positivo, privo di supporto secondario, è stato collocato in una busta di carta conservazione e posto orizzontalmente entro una scatola di cartone inerte, intestata “BOLOGNA/ Santo Stefano/ da P_000295 a P_000384”. All'interno della scatola, i fototipi sono ordinati secondo il numero progressivo di inventario. Nel verso del fototipo sono manoscritte a penna blu alcune indicazioni per la pubblicazione dell'immagine ("47b/ p. 284 des/ 41%"), edita nel 1987 all'interno de "Nel segno del Santo Sepolcro", a cura di Luciano Serchia

  • OGGETTO positivo
  • SOGGETTO Architettura - Chiese - Tombe - Sarcofagi
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Complesso di Santo Stefano - Chiesa della Trinità - Sepolcro Bianchi
  • MATERIA E TECNICA gelatina ai sali d'argento/ carta
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio fotografico storico (ex Soprintendenza BAP)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il presente fototipo risulta pubblicato nel volume "Nel segno del Santo Sepolcro", a pagina 288 (Serchia 1987, vedi BIB). La cronologia della stampa positiva è attestabile tra il 1953, quando l'atelier passò da società in nome collettivo ad s.r.l. (come indicato nell'intestazione del timbro presente sul verso), ed il 1970, anno in cui la ditta venne ceduta ad alcuni azionisti. L'immagine mostra il prospetto ricostruito della chiesa della Trinità, compreso negli interventi di restauro novecenteschi promossi da monsignor Giulio Belvederi, sotto la direzione dell'architetto Edoardo Collamarini. Nel maggio del 1919 (Di Biase 1986, p. 132, vedi BIB), iniziarono i lavori alla facciata dell'edificio che prevedevano l'atterramento della sopraelevazione di Carlo Francesco Dotti del primo settecento, allo scopo di arretrare la facciata che aveva inglobato - probabilmente nel XIII secolo - una porzione del Cortile di Pilato. Si cita da Guido Zucchini (La verità […] 1959, p. 104, vedi BIB): "Allo scopo di riportare il cortile alle sue originarie dimensioni, la facciata della chiesa fu arretrata assieme alle arche Beccadelli e Bianchi e la porta ornata con uno stipite di marmo"; l'intervento comportò il rifacimento del prospetto arretrato con "architettura di infelice invenzione del Collamarini". Il sepolcro Bianchi, a destra del portale di ingresso, venne trasferito tramite lo smontaggio e la successiva ricostruzione dei materiali originali, ma dove non fu possibile "si intervenne con rifacimenti ed integrazioni con pezzi fabbricati all'uopo su modello antico: ciò è particolarmente evidente nella cornice a losanghe e nelle spallette" (Serchia 1987, p. 287); il sarcofago "del tutto rifatto" (ibidem), conserva soltanto la lastra superiore originaria di chiusura. L'affresco dell'Ecce Homo, posto all'interno dell'arcosolio Bianchi, venne staccato e rimontato su nuovi supporti, ma già all'epoca della ripresa in esame le condizioni conservative paiono irrimediabilmente compromesse. Achille Villani (1870-1945) aprì nel 1914 a Bologna un atelier fotografico in via S. Stefano 24, all'interno della sua abitazione. In precedenza attorno al 1910, dopo aver intrapreso l'attività di decoratore e pittore, iniziò a collaborare con lo studio Camera di via Indipendenza, soprattutto con Giuseppe Camera, figlio del fondatore Giovan Battista. Soltanto nel 1921 la sua ditta "A. Villani" venne registrata alla Camera di Commercio, iniziando così l'attività concorrenziale verso Felice Croci (1880-1934), nella riproduzione di opere d’arte e di architetture cittadine. Nel 1923 l'atelier fu spostato dall'abitazione privata di Achille allo stabile di via Piave 22 (oggi via Clavature). Qualche anno più tardi (1932) venne inoltre mutata la ragione sociale in A. Villani & Figli, dato che oltre al primogenito Vittorio (1905-1970), vi collaborava anche il secondo figlio Corrado. Lo studio si trasferì nuovamente nel 1935 in un locale più grande al civico 17 di via S. Stefano (nel complesso delle case Bovi-Beccadelli-Tacconi, restaurate qualche decennio prima da Alfonso Rubbiani), in quella che diverrà la sede definitiva. Dopo la morte del padre Achille, avvenuta il 6 aprile 1945, i tre figli Vittorio, Corrado e Aldo rifondarono nel novembre del 1949 in una società in nome collettivo la ditta A. Villani & Figli (poi dal 1953 mutata in S.r.L.). Vittorio ricoprì sempre il ruolo di addetto alla produzione fotografica, mentre i suoi fratelli si occuparono di curare l'amministrazione aziendale. Nel maggio del 1970, una settimana prima della morte di Vittorio, l'attività venne ceduta ad un gruppo di azionisti al cui vertice era il geometra Danilo Calzolari. Negli anni del boom economico l’azienda aveva visto infatti un consolidamento e un ampliamento dell’esercizio, con l’apertura di un laboratorio in Strada Maggiore 19 per lo sviluppo e la stampa delle immagini a colori (Villani ebbe l’esclusiva da Kodak per l’Emilia Romagna e la Toscana), oltre alla fondazione della Villani Decorazioni S.p.A. (ditta con una differente ragione sociale specializzata in gigantografie per arredamento)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800265561
  • NUMERO D'INVENTARIO P_000343
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna Modena e Reggio Emilia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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