Bologna Chiesa di S. Stefano

positivo, ca 1879 - ante 1895/01/00
Peli, Roberto
1840-1910

Il positivo, incollato al supporto secondario, è stato collocato in una busta di carta conservazione e posto orizzontalmente entro una scatola di cartone inerte, intestata “BOLOGNA/ Santo Stefano/ da P_000295 a P_000384”. All'interno della scatola, i fototipi sono ordinati secondo il numero progressivo di inventario. Il fototipo è stato recentemente restaurato dalla ditta La Fototeca (operatrice Elvira Tonelli) in occasione della mostra del 2011 "Archivi fotografici delle Soprintendenze (per exempla)" a cura di Corinna Giudici, tenutasi in Palazzo Pepoli Campogrande a Bologna

  • OGGETTO positivo
  • SOGGETTO Architettura - Chiese - Restauro
    Italia - Emilia Romagna - Bologna - Complesso di Santo Stefano - Veduta del fronte principale
  • MATERIA E TECNICA albumina/ carta
  • ATTRIBUZIONI Peli, Roberto: fotografo inventore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Archivio fotografico storico (ex Soprintendenza BAP)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Dall'Armi Marescalchi
  • INDIRIZZO Via IV Novembre, 5, Bologna (BO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il fototipo, dovuto all’atelier di Roberto Peli, documenta il prospetto principale del complesso stefaniano che si affaccia sull’omonima piazza a Bologna. La ripresa dovette essere effettuata nel corso dei restauri voluti dal promotore Giovanni Gozzadini (1810-1887), sotto la direzione dell’ingegnere-architetto Raffaele Faccioli (1836-1914). Già nei primi anni Sessanta del XIX secolo il conte Gozzadini - archeologo, storico e senatore del Regno d’Italia - si era interessato al complesso bolognese, facendo “smurare a sue spese il bell’architrave romano con frammenti di epigrafe collocato nella porta settentrionale della chiesa dei Santi Vitale e Agricola” (Bocchi 1987, p. 231, vedi BIB). L’immagine in oggetto mostra la facciata occidentale dell’ottagono del Santo Sepolcro (già dedicata a Santo Stefano e al Calvario), liberata dalle sovrastrutture che ne occludevano il prospetto: sono scomparsi la duecentesca cappella Banzi dedicata a Santa Giuliana (il cui titolo fu trasferito al cappellone ovale della chiesa della Trinità), l’androne cinquecentesco che collegava quest’ultima alla chiesa del Crocifisso, come pure le due cappelle ed il cubicolo per l’organo addossati al fianco settentrionale del Crocifisso. La demolizione della cappella Banzi avvenne all’inizio del 1878 (Bocchi 1987, p. 234/ Serchia 1987, p. 196), mentre il prospetto nord del Crocifisso, contiguo al Santo Sepolcro, fu rettificato in seguito a tale atterramento, nel corso dei primissimi anni Ottanta (nel maggio del 1879 vennero portati a compimento le demolizioni del fianco settentrionale con le due cappelle Pallavicini e Malvezzi, Serchia 1987, p. 308). Dall’immagine la facciata dei Santi Vitale e Agricola, già liberata nel 1877 dall’antistante portico dei Bianchini, risulta coperta da strutture di incannucciato (Bocchi 1987, p. 234/ Serchia 1987, p. 196). La facciata del Crocifisso presenta le sole quattro aperture ogivali, individuate dalla scalcinatura dell’intonaco per riportare a vista l’antico paramento murario in mattoni (operazione completata nell’ottobre del 1877, Serchia 1987, p. 306); non è ancora in essere il rosone circolare che andò a sostituire il seicentesco finestrone rettangolare del fronte (già realizzato il 31 gennaio 1895, Serchia 1987, p. 309). Si segnala che l’immagine in esame risulta pubblicata sia in “7 colonne e 7 chiese” (p. 237), con datazione 1874-1879, sia “Nel segno del Santo Sepolcro” (p. 305), con cronologia dubitativa approssimata al 1877. Si propone per la ripresa una datazione alternativa spostata in avanti, successiva al 1879, quando le cappelle settentrionali del fianco del Crocifisso vennero demolite; inoltre proprio in quell’anno il fotografo Roberto Peli risulta attivo nella sede, indicata sul supporto secondario, di via Farini 10 a Bologna (ditta registrata dal 6 febbraio 1879 alla Camera di Commercio). L’ante quem è posto al gennaio del 1895, quando venne ultimata la rosa centrale della chiesa, non ancora realizzata nella ripresa. Dopo essere stato collaboratore del francese Emilio Anriot (1826-?), Roberto Peli (Bologna, 1840-1910) intraprese un'attività fotografica propria a partire dal 1864 in via Mercato di Mezzo n° 56, nel medesimo stabile del fotografo transalpino. Dopo un breve sodalizio con Pietro Poppi (1833-1914), esercitato probabilmente per meno di un anno dal 1866 nell'atelier di via San Mamolo n° 102 (oggi via D'Azeglio), seguì un trasferimento a Padova nel 1876. Successivamente, Peli fu nuovamente a Bologna, dove aprì nel 1879 lo studio di via Farini n° 10/ piazza Cavour e subentrò inoltre allo Studio Barbieri di Modena in via Zono n° 8 (come specificato nel supporto secondario). In via Indipendenza n° 30 aprì una seconda sede bolognese a partire dal 1902-1903. Alla morte di Peli, nel 1910, l’attività viene continuata da Alberto Rabbi (via Indipendenza) e Giulia Majani (via Farini), entrambi mantenendo il nome della ditta
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0800265513
  • NUMERO D'INVENTARIO P_000295
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici per le province di Bologna Modena e Reggio Emilia
  • DATA DI COMPILAZIONE 2015
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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