Verona - Ponte Pietra - ricerca delle pietre nell'alveo

negativo, post 1945 - ante 1959
  • OGGETTO negativo
  • SOGGETTO Danni di guerra - II Guerra Mondiale - Ponti - Ponte Pietra < Verona >
  • CLASSIFICAZIONE DOCUMENTAZIONE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO
  • ATTRIBUZIONI Soprintendenza Ai Monumenti Prov. Vr Mn Cr (attribuito): fotografo principale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza ( SABAP - VR )
  • LOCALIZZAZIONE Monastero San Fermo Maggiore (ex)
  • INDIRIZZO Piazza San Fermo, 3A, Verona (VR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Ponte Pietra sul fiume Adige è situato a nord del centro urbano fra Via Ponte Pietra e il Colle di San Pietro. Nonostante i numerosi rifacimenti antichi, medievali e moderni subiti Ponte Pietra è uno dei più interessanti per la tipologia e la tecnica costruttiva; è un ponte di tipo a cinque arcate con timpani traforati da finestre di scarico o di deflusso, è lungo complessivamente 91,36 m. e largo fino a 7,20 m. In origine il ponte era in legno individuabile in quello citato da C.V. Catullo all'inizio del suo XVII carme ed ebbe una prima versione in muratura intorno alla metà del I sec. a.C. In seguito ad un crollo dovuto forse ad una piena sembra che fra la seconda metà del II sec. d.C. e la prima metà del III si sia intervenuto nel ricostruire le prime due arcate inserendo la chiave figurata a valle della seconda arcata per invocare la clemenza e la protezione del genio del fiume Adige. Poi il cedimento della quarta pila fece crollare la grande arcata forse in periodo tardoantico. Una veduta di Verona con il Pons marmoreus in posizione centrale è presente nell'Iconografia Rateriana databile intorno alla metà del X sec. Nel XI sec. era chiamato Pons Lapidis ma soltanto nel XIII sec. prese il nome di Pons Predae o Petra cioè Ponte di Pietra. Le prime due pile di sinistra sono completamente romane, la terza invece risale quasi interamente alla ricostruzione veneziana del XVI sec. (soltanto qualche concio è romano), la quarta pila infine mostra strutture parzialmente romane, fu fatta ricostruire dagli Scaligeri nel 1298 su quella romana. Le pile ancora in opera sono assai basse e costruite secondo la tecnica dell'opus quadratum in filari di conci regolari disposti in maggioranza di taglio; sia a monte che a valle esse sono protette da robusti rostri a diedro acuto. Le prime due arcate a sinistra, completamente romane, hanno archi di testata formati da una quarantina di cunei disposti radialmente con un archivolto a corona pressoché semicircolare; i cunei di chiave, tanto a monte che a valle, della prima arcata sono più alti degli altri. Nella seconda arcata il cuneo di chiave a valle mostra ad altorilievo un uomo di età matura, tarchiato e barbuto il cui corpo nudo è parzialmente coperto da un mantello gettato sulle spalle e braccio sinistro sollevato ed appoggiato ad una specie di bastone; probabilmente si tratta del genio del fiume Adige, ritratto secondo l'iconografia tradizionale di dio Nettuno, con funzione profilattica ed apotropaica. L'indubbio insegnamento classicistico della figura pur nell'affievolirsi del naturalismo interpretato in termini quasi espressionistici induce a datare questa scultura fra la fine del II sec. d.C. e la prima metà del III. Quanto alle soprastrutture, soltanto la prima e la seconda arcata da sinistra con i relativi timpani e la finestra di deflusso, i vicini muri d'ala dell'argine sinistro, un tratto di arco di testata della quarta arcata, le fondazioni della quarta pila sono di età romana. Pile, muri d'ala o di contenimento, arcate, finestra di deflusso, porzione medio-inferiore dei timpani e alcuni resti del piano di calpestio sono in pietra calcarea di Sant'Ambrogio di Valpolicella e non tutta della mede- sima qualità, dati i numerosi rifacimenti del manufatto. Conci e cunei sono posti in opera a secco senza l'aiuto di cementati ma molti di essi presentano fori per l'alloggiamento di grappe e perni di ferro talora situati in posizioni non funzionali questo fa pensare che siano di reimpiego soprattutto nei timpani e in corrispondenza della seconda arcata e seconda pila. Del tutto eccezionale è la presenza di una serie verticale di alloggiamenti per grappe di ferro nei muri di testa a valle del timpano sopra la seconda pila da sinistra. Vari profondi incassi rettangolari, disposti in filari, deturpano i paramenti in vista sia a monte che a valle: essi sono dovuti ai puntelli di sostegno di varie casette pensili o casupole (vi erano 47 locali d'uso fra questi 7 botteghe) costruite a cavallo ed esternamente agli stessi parapetti nel corso del Medioevo ed in età moderna. Tali sopraelevazioni estranee all'antico manufatto furono demolite nel giugno 1822 per ordine del podestà di Verona. La pavimentazione è a lastre rettangolari e/o quadrangolari in filari più o meno regolari di nembro di Sant' Ambrogio di Valpolicella con uno spessore medio di 30 cm. dovevano formare la careggiata ma i scarsi resti che abbiamo impediscono di individuare la loro precisa disposizione. Il ponte fu distrutto il 25 aprile 1945 dai tedeschi in ritirata, la ricostruzione del ponte iniziò il 4 febbraio 1957 e finì il 3 marzo 1959
  • TIPOLOGIA SCHEDA Fotografia
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0500693284
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza
  • DATA DI COMPILAZIONE 2017
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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