Partito decorativo di palazzo Carminali Bottigella. motivi decorativi a candelabra

decorazione plastica post 1490 - ante 1499

La facciata, interamente realizzata in mattoni a vista, alleggerita dalle buche pontaie, è scandita orizzontalmente in due ordini da una raffinata fascia marcapiano in terracotta, di leggero aggetto con fregi di grande fantasia e dal disegno raffinato: girali d'acanto, chimere con corpo unito a fogliami reggenti stemmi scudati, sormontati da una cornice a ovoli e fusaroli. Il prospetto risulta modulato verticalmente da lesene nell'ordine inferiore e da candelabre in quello superiore, nel cui punto d'incontro si inseriscono singolari profili di imperatori entro plinti, dalla studiata fisionomia (dai tratti marcati, muscolatura facciale evidente e sopracciglia rilevate) desunti da modelli antichi. Le sei eleganti e sobrie paraste nell'ordine inferiore si impostano su di un alto zoccolo, di moderato aggetto culminano in un capitello di gusto corinzio, sono sormontate in quello superiore dalle corrispondenti candelabre che appaiono animate da esuberanti decori di alta qualità (ghirlande di encarpi, teste alate di putti, d'ariete, di medusa, sfingi, motivi fitomorfi, chimere, delfini con corpi a fogliami, bucrani), venendo a creare in facciata cinque specchiature modulari che inquadrano le finestre rettangolari e al centro l'unico portale d'ingresso, centinato.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO decorazione plastica
  • MATERIA E TECNICA terracotta a rilievo
    terracotta/ stampo
  • AMBITO CULTURALE Ambito Lombardo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Carminali Bottigella
  • INDIRIZZO Corso Cavour, 30, Pavia (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Palazzo Carminali Bottigella rappresenta il più prestigioso esempio di dimora nobiliare rinascimentale conservato in Pavia, ma anche una delle più importanti testimonianze di architettura civile del secondo Quattrocento in Lombardia. La dimora rappresenta un esempio eccellente della fusione tra un'architettura della tradizione lombarda e una importata dagli esempi del grande architetto urbinate Bramante. Il palazzo, di eccezionale qualità, viene edificato in una posizione prestigiosa, affacciandosi sull'antico decumano. L'intitolazione corrente del palazzo deriva dal nome delle due potenti famiglie patrizie, i Carminali e i Bottigella, che in epoche differenti diventano proprietarie della dimora, alla prima delle quali gli storici locali hanno attribuito in un primo tempo la costruzione. In realtà testimonianze documentarie rintracciate da Fagnani attestano che i Carminali, nobili mercanti di origine bergamasca, si stabiliscono a Pavia solo nella metà del Cinquecento e abitano una casa situata in Piazza Grande, nei pressi della parrocchia di S. Maria Gualtieri, non possono quindi essere identificati con i committenti del palazzo, del quale entrano in possesso solo nel XVII secolo. Albertini Ottolenghi su base documentaria rintraccia nei Beccaria, una delle famiglie cittadine di più antica tradizione, i committenti e primi proprietari della nobile dimora (citando il Codice Diplomatico Artistico di Pavia di Maiocchi, spoglio degli atti dei notai pavesi dal 1330 al 1550), notando che tra il 1491 e il 1496, esistono numerosi atti relativi ad una nobile casa, situata in Porta Marengo, parrocchia di San Gabriele (ora piazza del Tribunale), appartenente ai "Magnificorum dominorum Andree et fratrum de Beccheria", dove è attestata la presenza di un cantiere con scultori e lapicidi. Lo spoglio dei documenti porta alle conclusioni che i primi proprietari del palazzo, di cui si abbia notizia dai documenti, sono i Beccaria; che la "domus magna" è già abitata intorno al 1482; che l'unicità della dimora è tale da giustificare l'impiego di lapicidi milanesi per un lungo lasso di tempo, dal 1491 al 1495, in cui intervengono, a partire dal 30 gennaio 1491 Alessandro Bossi, che lavora quotidianamente, tranne i festivi, alle dipendenze di un altro scultore milanese il maestro Domenico Solari (o de Solerio), mentre è attestato in un documento del 22 dicembre 1491, come teste a pagamento d'affitto in casa Beccaria, Martino Fugazza, ingegnere ducale figlio di Francesco e fratello di Gian Pietro, autore del modello ligneo del Duomo pavese; tutto questo può far pensare ad una impresa di lunga durata, di grande impegno e prestigio, quindi una riqualificazione di strutture preesistenti o un rifacimento; Mulas precisa "il proprio carattere organico e razionale, tale da configurarlo come il risultato di una costruzione ex novo probabilmente sostitutiva di una vecchia dimora signorile". La prima fase costruttiva dell'edificio, sul finire del Quattrocento, subisce un'improvvisa interruzione della costruzione e del completamento, forse dovuta a motivi economici dei committenti o alla generale crisi che nel 1499 coinvolge il Ducato di Milano, caduto nelle mani dei francesi. La fabbrica dell'edificio verrebbe quindi a spostarsi verso la fine o l'ultimo decennio del XV secolo, diversamente dalla cronologia comunemente proposta tra 1480 e 1498. La dimora rimane ai Beccaria sino al 1695, quando viene acquistata da Giovanni e Flavio Carminali che promuovono significativi interventi, come l'introduzione del portico retrostante e la creazione del grande scalone d'onore barocco, recante la data 1696, incisa sul pilastrino centrale della balaustra a traforo, ornata da 18 stemmi dei Carminali. Fanno seguito vari passaggi di proprietà e trasformazioni che rendono arduo il recupero dell'assetto originario del palazzo: nel 1763 il marchese Pier Francesco Carminali nomina eredi i cugini fratelli Ottavio e Francesco Malaspina Giorgi di Sannazzaro; nel 1784, il palazzo viene acquistato da mons. Antonio Picchiotti, prevosto del Duomo e Vicario Generale della Curia, alla cui morte nel 1787, passa in eredità al pronipote Baldassarre Bottigella che vi trasferisce la propria residenza, l'archivio di famiglia, le preziose opere d'arte (tra le quali la preziosa tavola del Foppa) e una ricca biblioteca. Inoltre colloca sulle pareti dello scalone d'onore le epigrafi funebri quattrocentesche dei suoi antenati (i fratelli Antonio Simone, Tommaso, Francesco e Menapace), provenienti dalla cappella Bottigella nella soppressa chiesa di S. Tommaso. Nel 1886 alla morte di Baldassarre Bottigella, ultimo discendente di questo casato gentilizio pavese, il palazzo viene ereditato dai nobili Vico e infine acquistato negli anni Cinquanta dall'Associazione Provinciale dei Commercianti. Mentre negli anni Trenta l'area a giardino era stata completamente snaturata con l'inserimento di un complesso adibito a cinema e teatro, attualmente abbattuto.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico non territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Provincia di Pavia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1490 - ante 1499

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE