La famiglia Gonzaga in adorazione della SS.ma Trinità. Trinità

dipinto post 1605 - ante 1605

L'insieme si compone di tre dipinti, ognuno con propria cornice, che in origine facevano parte di un'unica, grande pala d'altare. Sono dunque da considerarsi frammenti della più grande opera originale. Il frammento maggiore, con "La famiglia Gonzaga in adorazione della Trinità", è a sua volta il risultato della ricomposizione dei due frammenti di maggior rilievo iconografico (la famiglia Gonzaga - invn. 6847 - e la Trinità - invn. 6846) assieme ad alcuni altri non immediatamente contigui, ma pure parte della grande pala originale. I tre frammenti appartengono ad enti diversi: il maggiore, di cui sopra, al Comune di Mantova; il frammento con "L'alabardiere" è di proprietà statale; il frammento con il "cagnolino" al Museo di Castel vecchio di Verona.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Rubens, Pieter Paul (1577-1640)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Ducale
  • LOCALIZZAZIONE Museo di Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il Tempio della Trinità, capolavoro della quadreria mantovana, è un apice giovanile di Pieter Paul Rubens. Ben documentata è l'impresa dell'artista, il quale dipinge entro il 1605 un trittico di tele da collocare nel presbiterio della chiesa della SS.ma Trinità. La chiesa è fortemente voluta dalla famiglia Gonzaga; viene principiata dal duca Guglielmo - su spinta della moglie Eleonora d'Austria, la quale introduce i gesuiti a Mantova - ed è portata a compimento da Vincenzo I. Al centro del presbiterio era la Famiglia Gonzaga in adorazione della SS.ma Trinità (o Tempio della Trinità), il Battesimo di Cristo era sulla parete sinistra e la Trasfigurazione sulla destra. Numerose sono le voci che descrivono il trittico ancora in sito. La prima menzione è di DONESMONDI (1612-1616, II (1616), p. 401) , il quale, tuttavia, non indugia in dettagli e ne tace l'autore. Mambrino (ASMn, DPA, b. 80, p. 875; SCHIZZEROTTO 1979, pp. 81-82) nelle sue cronache manoscritte di metà Seicento ricorda l'opera, ma la assegna per errore al "Burbis", cioè Pourbus. PIZZICHI scrive nel 1664 ([ed. 1828], p. 145) che il gesuita padre Mattioli mostra a Cosimo III de' Medici, di passaggio per Mantova, "sopra l'Altar maggiore un quadro di Rubens, dentrovi tutti i ritratti della casa Gonzaga di quei tempi". È stato supposto (E. Borea, i n BELLORI 1672 [1976], p. 240 nota 6; SCHIZZEROTTO 1979, p. 82), ma è ipotesi non del tutto persuasiva, che Bellori si riferisca alla nostra pala quando accenna a ritratti dei Gonzaga dipinti da Rubens. SCARAMUCCIA (1674 [ 1965], p. 118) ricorda "trè gran pezzi di Quadri della mano di Pietro Paol o Rubens, così meravigliosamente dipinti" in cui in particolare i ritratti sono da lodare "in estremo per la gran franchezza, e maneggio del colore" ; TESSIN IL GIOVANE (1687-1688 [2002], p. 382), di passaggio per Mantova nel 1688, apprezza i "dreij grosse undt sehr hübsche stÿcke vom Rubens", con i Gonzaga inginocchiati che pregano la Trinità dipinta come un arazzo tenuto in volo da angeli. Menzionato anche in un manoscritto del gesuita GOR ZONI (1700 [ed. 1997], p. 103), il trittico è citato nella anonima Nota del 1748 (p. 172). Esattamente di quell'anno è il primo restauro documentato dell'opera, che AMADEI (1750 [ed. 1954-1957], V, pp. 330-331) e VOLTA (18 31-1838, V (1838), pp. 177-178) dicono eseguito dal vicentino Bartolomeo Dall'Acqua (su cui: L'OCCASO 2007d, pp. 88-90); l'intervento sembra suscitare giudizi perplessi tra i contemporanei (SCHIZZEROTTO 1979, p. 85). Sempre alla metà del Settecento viene rimodernato l'altare maggiore, con la sostituzione di quello fatto fare da Vincenzo I "in figura d'una macchina gre ca sepolcrale" e in memoria della madre Eleonora d'Austria, "la quale appiedi di detto altare fu sepolta" (FERRARI 2005, p. 46). Il nuovo ricco altare marmoreo, realizzato nel 1749, viene spostato all'epoca delle soppressioni nella parrocchiale di Malavicina, dov'è ancora oggi. Ben più rilevante è il testo della Cronica di AMADEI (1750 [ed. 1954-1957], V, p. 330), che offre un'importante descrizione della tela, che "rappresenta le tre persone della Trinità, titolare della chiesa, sostenute come in un tappeto da angioli volanti, e sotto di questo tappeto veggonsi ritratti al naturale, inginocchiati su d'un scabello, Guglielmo e Vincenzio, padre e figlio Gonzaga, ambi Duchi di Mantova. Dietrovia di Vincenzio vedonsi i tre di lui figli, cioè Francesco, Ferdinando e Vincenzio II, i quali anch'essi furono Duchi, tutti in atto d'adorazione. Queste figure, con guardie svizzere e con colonnati scanellati d'architettura, occupano la parte destra della tela . Indi la parte sinistra è occupata dalle seguenti, anche ritratte al naturale, cioè dell'Arciduchessa Lionora d'Austria, moglie di Guglielmo (quella che introdusse li gesuiti in Mantova e fabbricò la chiesa), inginocchiata pure su d'uno scabello, ed al di lei canto Lionora de' Medici, moglie di Vincenzio I. Dietrovia di lei veggonsi due fanciulle, lei figlie, genuflesse, la più grandicella delle quali rappresenta Lionora Gonzaga, quella ch e poi fu moglie di Ferdinando II Imperatore Austriaco, e l'altra si è Margarita, che poi fu moglie del Duca di Lorena. Anco da questa parte della tela veggonsi colonne scanellate d'architettura e una guardia svizzera, con alabarda in mano in atto d'ammirar tutto il quadro, sotto della qual metafora il Rubens medesimo ha fatto il proprio suo ritratto". Altre testimonianze settecentesche integrano la straordinaria descrizione di Amadei (nota a GIANNANTONI 1929, p. 57, quand'era ancora manoscritta). BETTINELLI (177 4, pp. 137-138) aggiunge il particolare che furono ritratti "i cani favori ti di corte" (non meno di due, quindi). (L'OCCASO 2011, p. 258). (PROSEGUE NEL CAMPO OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ S23
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009||2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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