Cristo crocifisso tra la Madonna e san Giovanni Evangelista. Crocifissione di Cristo con la Madonna e san Giovanni Evangelista

dipinto, post 1630 - ante 1648

La scena appare limitata alle figure del Cristo crocefisso, al centro, non ancora spirato e in colloquio con il Padre, al suo fianco destro la Madonna, che sembra rimettersi e prendere atto di una volontà superiore, a al fianco sinistro San Giovanni, le mani giunte in preghiera e lo sguardo anch'egli volto al cielo. Sono tre figure di grande bellezza e ricercatezza di pose: sia il Cristo, dal nudo efebico, dalle carni intatte e spendenti, sia Maria, ieratica e imponente nelle ampie vesti dalle pieghe scolpite ed insieme aggraziata nei gesti, sia Giovanni il cui corpo e il cui manto purpureo sembrano ancora mantenere il ritmo leggero del moto. A ciò si aggiunga la bella qualità cromatica che, sullo sfondo bruno, accende tonalità azzurre e dorate di grande luminosità e raffinatezza.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Cantarini, Simone (1612-1648)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici di Pavia. Collezione Strozzi
  • LOCALIZZAZIONE Castello Visconteo
  • INDIRIZZO Viale XI febbraio, 35, Pavia (PV)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La bella e grande pala si riconosce come copia fedele (anche nelle dimensioni) della Crocefissione dipinta da Guido Reni intorno al 1624-25, già collocata nella cappella del cardinal Gessi nella chiesa romana di Santa Maria della Vittoria, acquistata nel 1856 dal duca di Northumberland per la sua collezione nel Alnwick Castle, Si tratta di un modello - a sua volta direttamente derivato, con qualche semplificazione, dalla Crocefissione dei Cappuccini sempre di Reni (1617/18, Bologna, Pinacoteca Nazionale) - divenuto assai noto e replicato in innumerevoli versioni e copie nella pittura dell'età della Controriforma, grazie all'iconografia ridotta ai personaggi essenziali, estremamente pregnanti nei loro atteggiamenti misurati, ben rispondente perciò ad una pittura icastica, sintetica che tralascia il particolare così come il contorno e che si concentra e trasmette significati di forte presa sul pubblico. Per le caratteristiche formali - di eleganza - e contenutistiche - di una drammaticità profonda, severa e misurata - il prototipo di Guido Reni aveva conosciuto una grande fortuna, specie nella cerchia dei pittori bolognesi a partire dal secondo quarto del XVII secolo. Tra quelli, potrebbe essere individuato Simone Contarini, artista di formazione tardomanierista marchigiana, sensibile dapprima allo stile del Barocci e di Orazio Gentileschi ma poi affatto conquistato dall'arte del Reni, nella cui bottega bolognese era stato accolto intorno al 1630 e lì aveva operato per qualche anno nella scia di quella cultura artistica; deterioratisi i rapporti con il maestro, il Contarini era tornato nella natia Pesaro, poi aveva soggiornato a Roma per trasferirsi nuovamente a Bologna nel 1642 alla morte di Guido.
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Musei Civici di Pavia
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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