Maiestas Domini

dipinto, - ante 1007

Al centro del semicatino absidale compare una scena di "Maiestas Domini": entro una mandorla policroma campeggia la figura frontale e stante di Cristo, in vesti imperiali, con il braccio destro in atto allocutorio e recante e nella mano sinistra un libro aperto. Verso di lui convergono, con dimensioni ridotte e prostrati, i Profeti Geremia ed Ezechiele, dietro ai quali sono identificabili gli Arcangeli Gabriele e Michele posti, ciascuno, a capo di un gruppo di Santi martiri offerenti croci e corone, sebbene la porzione destra dell'affresco risulti quasi del tutto mancante, così come il volto del Salvatore e gran parte del libro, dettagli tutti osservabili grazie ad acquarelli ottocenteschi.

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE
  • LOCALIZZAZIONE Basilica di S. Vincenzo
  • INDIRIZZO Via San Vincenzo, Cantù (CO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sul colle di Galliano, nei pressi di Cantù (CO), sorge la basilica di San Vincenzo. L'attuale edificio, costruito su un complesso del V secolo, è stato commissionato entro il 1007 da Ariberto da Intimiano (960/970-1045), allora custos del sito e suddiacono della Cattedrale milanese, come indicato da un'iscrizione dedicatoria murata nel perimetrale nord. Al tempo della fondazione risalgono le pitture del semicatino absidale nel quale è presente una "Maiestas Domini" composta dalla grande figura di Cristo circondato da Profeti, Arcangeli e Santi, scena completata da alcune iscrizioni dipinte. Il significato della scena è chiarito proprio da tali iscrizione dipinte: i versi sul libro insistono sulla misericordia di Cristo alludendo a lui come Buon Pastore (Giovanni, 10.2, 11, 14), mentre l'esametro sottostante la mandorla celebra, in chiave militare, la regalità del protagonista con richiamo al Salmo 79 che riporta una preghiera salvifica rivolta al Signore. L'invocazione sottintesa è confermata dalle iscrizioni sui cartigli sorretti dagli Arcangeli. L'effetto originario dei dipinti, a fresco con rifiniture a calce e a secco, doveva essere vivacizzato da un forte cromatismo accentuato dall'uso dell'ematite e del lapislazzulo. Dal punto di vista stilistico, monumentalità, dinamismo e cura per l'espressione dei volti collocano il ciclo, realizzato da maestranze di altissimo livello aggiornate ai modelli romani, europei e orientali, sull'orizzonte dell'arte imperiale ottoniana e tra i massimi esempi della pittura romanica. La datazione dell'impresa è attestata, insieme alla struttura architettonica, entro il 1007, anno di inaugurazione dell'edificio per volere del custos Ariberto da Intimiano.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Istituto per la Storia dell'Arte Lombarda
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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