Veduta della città di Rimini

disegno, ca. 1680 - ca. 1680

disegno eseguito con inchiostro bruno a penna, a mano libera; i rilievi montuosi, le nuvole, gli alberi e le ombreggiature delle case sono evidenziati con campiture ad acquerello grigio, marcato con acquerellature o sbavature a inchiostro bruno; il disegno è tracciato su carta colore avorio e presenta una doppia marginatura a inchiostro bruno tracciata con tiralinee

  • FONTE DEI DATI Regione Lombardia
  • OGGETTO disegno
  • MATERIA E TECNICA carta/ inchiostro a penna/ inchiostro a pennello/ acquerello
  • ATTRIBUZIONI Martinelli, Agostino (m. 1686 (?))
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco
  • LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
  • INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nell'"Indice de due Tomi d'Intagli Tempietti ed altro", relativo ai tomi V e VI e compilato dal collezionista Giacomo Sardini, il disegno viene iscritto, insieme ad altro foglio contiguo, nel paragrafo "Ponte di Rimini" con la definizione "83 Veduta del Paese ed arco antico". Il disegno, attribuito da A. Dallaj (2005, 2006) ad Agostino Martinelli, fa parte di una serie di rappresentazioni grafiche relative alla riqualificazione da lui attuata del Ponte di Rimini intorno al 1680 e presenti all'interno della Collezione (Milano, Collezione Sardini Martinelli invv. 5,92; 5,95; 5,103; 6,140) e raffigura una vista della città, arroccata su un altopiano e circondata da mura. Rimini fu fondata nel 268 a.C. come colonia romana tra la foce del fiume Ariminus (oggi Marecchia), da cui prese il nome e quella del torrente Aprusa, sul luogo dove già dal V secolo a.C. esisteva un emporio commerciale. La colonia era una sorta di repubblica autonoma, alleata di Roma, ma priva della cittadinanza romana: caratteristiche proprie di una colonia "di diritto latino". Solo attorno al 90 a.C., la città entrò a far parte a pieno titolo dello stato romano come municipium. Costruita secondo il classico impianto a scacchiera, con insulae rettangolari e strade ortogonali, ancora oggi riscontrabili nel tessuto urbano e impostate sul cardo e decumano maximi incrociantisi nel foro, fu dotata di una solida cinta muraria per proteggere i lati più esposti: a sud, lungo il corso del torrente Aprusa, e a monte, là dove il terreno non offriva ostacoli naturali. Gli altri lati erano invece protetti dal mare e dall'Ariminus. Le mura, dotate di possenti torrioni quadrangolari, erano costruite in grandi blocchi di arenaria locale, squadrati secondo una tecnica in uso nell'Italia centrale, detta opus poligonale, i cui resti sono visibili ai piedi dell'arco d'Augusto. Ariminum divenne nel corso del II secolo a.C un importante nodo stradale: il suo decumano massimo univa la via Flaminia con la via Aemilia, le strade consolari in direzione l'una di Roma e l'altra di Piacenza a cui si aggiunse la via Popillia, voluta dal console Publio Popillio Lenate per raggiungere da Ariminum Ravenna e più a nord Aquileia. Nel I secolo a.C. furono eseguite importanti opere di potenziamento del sistema difensivo, tra cui la costruzione della porta a doppio fornice in blocchi di arenaria nota come Porta Montanara. Ad Augusto si devono importanti interventi urbanistici: oltre alla costruzione dei due monumentali ingressi alla città, l'Arco e il Ponte che da lui presero il nome, l'imperatore diede avvio a un più generale programma di sviluppo e arredo urbano in cui rientrano la lastricatura delle vie cittadine e l'impulso dato alla crescita dell'edilizia residenziale. Ai primi secoli dell'impero risalgono anche la costruzione della rete idrica e fognaria e l'edificazione dell'Anfiteatro datato all'epoca di Adriano. La calata dei primi barbari, intorno alla metà del III secolo, mise a ferro e fuoco interi quartieri della città, segnando la fine del periodo di pace dei primi secoli dell'impero e rendendo necessaria la costruzione di una nuova cinta difensiva: le mura, in laterizi, inglobarono l'Anfiteatro e racchiusero completamente il centro cittadino. Soltanto con il trasferimento della capitale da Roma a Ravenna, la città visse una fase di ripresa e di crescita. Nel disegno di Agostino Martinelli della città, ripresa da lontano, spiccano le mura articolate da bastioni e la sagoma del duomo che emerge dall'agglomerato di case affastellate.
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 302056446
  • ENTE SCHEDATORE R03/ Gabinetto dei Disegni
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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