Il puro folle. Parsifal
scultura,
ca. 1930 - ca. 1930
Wildt, Adolfo; (1868-1931; 1870 -)
1868-1931; 1870 -
Giovane in posa serpentinata con il piede sinistro su un calice che schiaccia una testa di gorgone in bronzo.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO scultura
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MATERIA E TECNICA
bronzo/ fusione
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ATTRIBUZIONI
Wildt, Adolfo; (1868-1931; 1870 -)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Villa Necchi Campiglio. Collezione Claudia Gian Ferrari
- LOCALIZZAZIONE Villa Necchi Campiglio
- INDIRIZZO Via Mozart 12-14, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Adolfo Wildt inviò alla I Quadriennale Romana del 1931 un gesso preparatorio di sei metri di altezza, de "Il puro folle": Parsifal, l'eroe puro, l'efebico fanciullo alla mistica ricerca del Santo Graal, uno dei protagonisti della vicenda bretone dei Cavalieri della Tavola Rotonda che Wildt rilegge però in chiave wagneriana, con una vena poetica assai vicina a un certo simbolismo di stampo nordico. Il titolo originale del "Puro folle" è la traduzione del nome arabo ¿Parsifal¿, prima di Wagner il termine "folle" stava infatti ad indicare un ¿uomo senza erudizione ma geniale¿. Per quanto Wildt fosse uno degli scultori del regime il tono della composizione e la figura efebica di Parceval furono recepiti come così lontani dall'"italianità" cara al fascismo che Mussolini si rifiutò di entrare nella sala della Quadriennale dove l'opera era esposta, decretando silenziosamente con quel gesto la fine della carriera artistica di Wildt che venne difeso in quell'occasione solo da Margherita Sarfatti, il cui rapporto con il duce si andava sfilacciando proprio in quegli anni. Il committente dell'opera, il banchiere Leo Goldschmied, ebreo ungherese, che l'aveva richiesta per adornare la sua villa di Bellagio, non fu certo un punto a favore nella considerazione dell'opera da parte del regime. Al rientro del gesso dalla Quadriennale Wildt era già morto e il gesso andò in frantumi insieme al resto dello studio dell'artista sotto i bombardamenti del 1943. Parsifal è davanti a noi in una posizione guizzante, instabile, intento a lottare contro il male rappresentato dalle serpi schiacciate sotto il sacro Graal, il calice che raccolse il sangue di Cristo sulla croce. Il repertorio iconografico cui Wildt attinge nel pensare questa figura spazia da Michelangelo - per la capigliatura di Parsifal che riprende quella delle Sibille - fino ai maestri manieristi - per la linea serpentinata alla Giambologna, o per il volto straniato simile ad alcuni soggetti di Rosso Fiorentino -, dall'art nouveau alle tormentate figure della mitteleuropa contemporanea a Wildt. Il bronzo donato al FAI da Claudia Gian Ferrari è uno dei due modelli a grandezza naturale eseguiti da contratto con il committente quando, per ragioni di costi, Goldsmith capì che non gli era possibile realizzare la scultura all'altezza prevista. Sono noti due bozzetti di minori dimensioni con varianti e la testa in gesso che rimane dalla distruzione della scultura monumentale presentata in Quadriennale.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ FAI - Fondo Ambiente Italiano
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2011||2012||2019
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0