Scena raffigurante un paesaggio montano con lago per Guglielmo Tell. PAESAGGIO MONTANO
disegno,
ca. 1834 - ca. 1834
Vacca Luigi (1778/ 1854)
1778/ 1854
paesaggio
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO disegno
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MATERIA E TECNICA
carta bianca/ inchiostro bruno/ acquerellatura grigia
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ATTRIBUZIONI
Vacca Luigi (1778/ 1854)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo Poldi Pezzoli. Collezione di disegni di Riccardo Lampugnani
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Poldi Pezzoli
- INDIRIZZO Via Alessandro Manzoni 12-14, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il disegno, utilizzato per il famoso e replicatissimo ballo "Guglielmo Tell" realizzato da Antonio Cortesi, tratto dall'opera di G. Rossini (ispirata a sua volta alla tragedia di Schiller) e rappresentato al Teatro Regio di Torino nel 1834, è stato presentato in occasione della mostra a Palazzo Reale di Torino del 1980 come "Valle boschereccia dominata da alte montagne". A fianco di questo veniva esposto un altro bozzetto realizzato dal Vacca per la stessa opera e conservato presso l'Accademia Albertina di Torino (cartella Vacca, n. 43), "Luogo e Sentiero sotterraneo eseguito per il ballo Guglielmo Tell di Cortesi l'anno 1834 carnevale" e ad altri tre creati dallo scenografo Giuseppe Bertoja (1808-1873) per la stessa opera ma nella versione del 1839-40, di cui due con il motivo del lago presente anche in quello in esame ed uno di ambientazione in un interno (cfr. cat. nn. 965-967). Rispetto all'opera presentata da Rossini a Parigi nel 1829 e riprosta, revisionata per la censura, in Italia è noto lo scalpore e le polemiche suscitate per il tema trattato nel clima politico seguito al fallimento dei moti mazziniani (cfr. Viale Ferrero 1980, p. 853). Nel caso del ballo, che in realtà aveva un diverso significato, si ovviò con una soluzione di compromesso riducendo, come indicato nel programma stesso, ad una questione di "personale avversione" la vicenda del Tell, in modo tale da stroncare l'interpretazione rivoluzionaria dell'opera di Rossini. Riguardo alla rappresentazione del ballo pure nella successiva versione del '39-40, durante la quale l'opera venne accolta freddamente nella sua prima esecuzione, va ricordato che, nonostante la critica contemporanea comparsa sulle riviste specializzate dell'epoca che definiva gli scenografi "segatori di legno" e "tintori di tela" (cfr. F. Romani riportato in Viale Ferrero 1980, p. 854), lo spettacolo venne replicato molte volte e rimase stabilmente in repertorio a teatro.
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- ENTE SCHEDATORE R03/ Museo Poldi Pezzoli
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0