Scuola di ragazze. Figure femminili intente a cucire
dipinto,
ca. 1720 - ca. 1725
Ceruti, Giacomo (1698-1767)
1698-1767
La scena è ambientata in una stanza spoglia con un uscio chiuso sulla sinistra: tre giovani ragazze stanno lavorando con i tipici ferri sottili per fare le calze. Le figure femminili sono sedute su sedie e sgabelli impagliati intorno a una donna più matura che, lasciati i ferri e la lana nel cestino, aiuta una bambina a tenere il segno sul libro, insegnandole a leggere. Tutte sono acconciate con la stessa pettinatura, capelli raccolti a crocchia e due trecce laterali, e indossano un semplice abbigliamento composto da grembiule e scialle bianchi; la donna più matura, forse la maestra, sopra l'abito con il corpetto colorato, indossa un grande grembiule grigio e uno scialle violetto.
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
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ATTRIBUZIONI
Ceruti, Giacomo (1698-1767)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Civici Musei d'Arte e Storia Brescia. Collezione Fenaroli Collezione Salvadego
- LOCALIZZAZIONE Monastero di S. Giulia
- INDIRIZZO Via dei Musei 81, Brescia (BS)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto, di notevoli dimensioni, è parte di un gruppo di quattordici tele reso noto per la prima volta nel 1931, all'epoca riunite nella collezione di Bernardo Salvadego presso il castello Martinengo a Padernello, in provincia di Brescia. Successivamente disperse, le opere sono oggi divise tra collezioni private, il Museo Lechi di Montichiari e la Pinacoteca civica Tosio Martinengo, temporaneamente chiusa al pubblico. Si deve all'individuazione di questo eccezionale nucleo di dipinti la vera e propria riscoperta del loro autore, il pittore milanese Giacomo Ceruti, ritenuto dalla critica uno dei maggiori artisti del Settecento lombardo. Note come facenti parte del cosiddetto "ciclo di Padernello", probabilmente le tele decoravano in origine più di un palazzo della nobiltà bresciana, per essere aggregate in un unico insieme nel corso dell'Ottocento. Il soggetto ha come protagoniste persone di umile condizione, intente in attività quotidiane forse da ricondurre alla tradizione della pittura di genere, nella quale sono spesso raffigurate scene di vita popolare: questi soggetti godevano di grande fortuna nelle dimore aristocratiche dell'epoca, soprattutto per il tono leggero e ammiccante. Tuttavia, i quadri dedicati da Ceruti a questi temi (tutti concentrati negli anni del suo soggiorno bresciano, tra il 1724 e il 1735) si caratterizzano per un'intonazione totalmente differente. Nel dipingere mendicanti, calzolai, donne occupate in semplici lavori e bambini di strada, Ceruti non si propone di raccontare aneddoti divertenti o mettere in scena caricature, quanto piuttosto di descrivere una condizione. Pur sottolineando l'assenza, sia da parte del pittore che dei suoi committenti, di un'intenzione di denuncia sociale (come invece sarà nella pittura dell'Ottocento), gli studiosi non mancano di evidenziare il senso di intensa partecipazione umana che l'artista profonde in questi scorci, in cui la dignità dei personaggi è accentuata dalle rispettive dimensioni che li traducono in veri e propri ritratti, e le scene sono lontane da ricostruzioni bizzarre e pittoresche. In questa tela in particolare è rappresentato un gruppo di donne riunito in un interno spoglio; le loro sedie sono disposte in maniera casuale, come se il gruppo si fosse formato via via con il progressivo aggregarsi intorno alle due protagoniste più mature. A parte una bambina, nessuna di loro volge lo sguardo verso il pittore. I colori spenti, giocati su una delicata gamma che va dal bianco al grigio, sono ravvivati da tocchi improvvisi di viola, rosso e arancione: le vesti, dignitose, presentano qualche vago accenno di passata eleganza. I volti malinconici e intenti rivelano la consapevolezza e il peso di una condizione di difficoltà. L'impegno nel lavoro e nell'apprendimento sono sottolineati dalla scelta del pittore di raffigurare le mani al centro della composizione e il cestino in primo piano. Tale sottolineatura rispecchia pienamente la sensibilità assistenziale espressa da molti committenti bresciani di Ceruti, che spesso rivestivano cariche di responsabilità all'interno di orfanatrofi e luoghi pii.
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- ENTE SCHEDATORE R03/ Comunità Montana Valle Trompia
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0