Décor di Teresa nel bosco n. 1. Scene per la parete frontale
disegno,
ca. 1934 - ca. 1934
matita, acquerelli e pastelli su carta sagomata
- FONTE DEI DATI Regione Lombardia
- OGGETTO disegno
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MATERIA E TECNICA
carta/ matita/ acquerello/ pastello
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ATTRIBUZIONI
Tibertelli, Filippo Detto De Pisis Filippo (1896-1956)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche del Castello Sforzesco. Collezione Letizia Pecci-Blunt
- LOCALIZZAZIONE Castello Sforzesco - complesso
- INDIRIZZO Piazza Castello, Milano (MI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il disegno fa parte di una serie di bozzetti realizzati dall'artista ferrarese in occasione della messa in scena dell'opera da camera di Vittorio Rieti "Teresa nel bosco", proposta per la prima volta nel settembre del 1934, durante il Terzo Festival Internazionale di Musica a Venezia, all'interno del teatro Goldoni. Con l'idea di far rivivere in forme attuali quella che è la tradizione italiana dell'intermezzo sei- settecentesco, lo spettacolo prevedeva tre opere brevi in un atto: "Teresa nel bosco" di Vittorio Rieti, "Una Favola di Anderson" di Antonio Veretti e "Cefalo e Procri" dell'austriaco Krenek con scenografie e costumi curati rispettivamente da De Pisis, Oppo e Bragaglia. Leggendo tra pagine di "Emporium", dove è raccontato l'evento, si evince però che il lavoro di Rieti non ebbe il successo sperato: "di Rieti noteremo soltanto la infantile puerilità dell'idea e la scarsa e ambigua inventiva adoperata per esprimerla" (Gavazzeni 1934). Dell'opera non era stata apprezzata quella combinazione tra verismo e introspezione romantica con cui veniva descritta la storia di Teresa, una donna stanca della propria vita coniugale e della mediocrità del marito; alle prese con l'alcol e i giochi di due figli capricciosi, che decide alla fine di scappare nel bosco vivendo con gli animali, fin quando un guardia caccia non la convince a tornare a casa. "Esito fu quantomai burrasco; canzonature e risate da parte della maggioranza del pubblico; qualche applauso degli amici alla fine" (Ivi). Al contrario però le scenografie di De Pisis furono apprezzate, grazie all'impressione suscitata dalla compostezza degli ambienti e dall'armonia dei colori delle scene (Pontiggia 1985). I diciotto bozzetti da datare tra il 1933 e 1934 sono oggi conservati presso il Gabinetto di Disegni del Castello Sforzesco e fecero parte della collezione di Letizia Pecci-Blunt; solo nel 1985 furono donati alle raccolte pubbliche da Gabrielli Nazareno. In esse De Pisis, lontano dalle congetture architettoniche, dinamiche e luministiche vicine al futurismo, si affida prevalentemente al fondale dipinto mediante uno statico sfondo cromatico senza prospettiva che riproduce l'interno di una casa dal mobilio semplice; l'ambiente rappresentato si caratterizza per la sua sobrietà e una studiata simmetria (invv. 599, 600, 602). Il fondale realizzato per la scena notturna nel bosco assume connotati evanescenti (inv. 601). Qui, per eludere la lontananza prospettica De Pisis pone una serie di alberi allineati e resi attraverso pennellate guizzanti e rapidi tocchi allusivi di colore, intessuto tramite brandelli di azzurro. Le stesse pennellate sono utilizzate nei piccoli fogli da schizzo della serie dei cervi (invv. 592-594) o nei fogli più grandi, sempre con le stesse figure (invv. 586-587) le quali acquistano una sottile dimensione visionaria. Lo stesso stile pittorico caratterizza i bozzetti realizzati per lo studio dei personaggi (Studio del servo Francesco - inv. 588; Papà Teodoro - inv. 589; Guardaboschi Luigi - inv. 590; Anna e Gianni bambini - invv. 598, 597), dove accanto a piccole pennellate di vivaci colori, sono affiancate annotazioni a matita con le caratteristiche degli indumenti e degli oggetti da indossare: guanti bianchi e scarpe nere per il figurino del Fauno del Bosco (inv. 595); sciarpa rossa con tunichetta bianca e collana di corallo per Anna o strisce azzurre nella maglia di Gianni; mentre per lo "Studio di moda per l'abito di Teresa" De Pisis crea un collage ritagliando semplicemente una rivista del periodo, da dove ricava un figurino che colora di giallo (inv. 596). Per incorniciare il tutto l'artista aveva pensato a un sipario popolato da suggestioni e simboli poetici: uno sciame di farfalle che vola verso la notte stellata. Si crea così un legame evocativo tra spettacolo e spettatore attraverso quella delicatezza degli accostamenti cromatici in una composizione fatta di semplicità e simmetria (Pontiggia 1985). Un'esperienza, quella di scenografo, che porterà De Pisis a nuove sperimentazioni; negli anni Quaranta seguiranno, infatti, gli allestimenti per "Bastiano e Bastiana" di Mozart (nel 1941 al Teatro delle Arti di Roma), il balletto per "La rosa del sogno" di Millos-Casella (all'Opera di Roma nel 1943) e infine i soli costumi per gli "Etudes Synphoniques" di Kniaseff-Shuman del 1948 (per il Ballet de Pasis) (Monti 1985).
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0302160665
- ENTE SCHEDATORE R03/ Gabinetto dei Disegni
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0