Annunciazione. Annunciazione
dipinto
post 1631 - ante 1635
Cozza Francesco (attribuito)
1605/ 1682
La Vergine inginocchiata, con una lieve e graziosissima torsione del corpo, lo sguardo basso, è in atto di rivolgersi verso l'angelo annunciante che, dall'aspetto di giovinetto e poggiante su una nuvola, regge nella sinistra, un giglio e indica con la destra verso l'alto dove, fra nubi e teste di cherubini, appare la colomba bianca, simbolo dello Spirito Santo, da cui si irradia la luce
- OGGETTO dipinto
-
MATERIA E TECNICA
tela/ pittura a olio
-
ATTRIBUZIONI
Cozza Francesco (attribuito)
- LOCALIZZAZIONE casa privata
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La perfetta classicità dell'impianto compositivo, l’equilibrio attento dello schema che giunge a toni di una purezza arcaizzante e il carattere sommessamente devozionale della scena, priva di qualsiasi riferimento alla verità testuale della natura realisticamente intesa, ma sospesa in quel limbo di “Verosimiglianza” in cui ciò che conta ed è ricercato è l’idealizzazione dei sentimenti nella loro semplicità, tutti questi elementi mostrano quello che, nella tela, potremmo definire il substrato bolognese nella direzione appurito classicistica e domenichiniana. A questo si aggiunge, senza peraltro contraddirlo,un certo luminismo che sarebbe inspiegabile senza la conoscenza della mediazione napoletana delle grandi invenzioni caravaggesche riguardanti lo studio del lume. La luce irradiata dalla colomba si interrompe bruscamente appena esibendo la testa ricciuta dell'angelo annunciante; L’interruzione e il ripiombare del quadro nel tenebroso buio del fondo, è funzionale all'affiorare della luce luce sul viso bianchissimo, dai toni appena azzurri della Vergine, il cui volto sembra così assorbire tutta la luce del quadro, lasciando ancor di più trasparire le tonalità profondissime dei bleu intensi, quale quello del manto della Madonna, che trovano un tono uguale nelle tele del Battistello Caracciolo – come nella Fuga in Egitto della Pinacoteca napoletana a Capodimonte. La rilevanza di questi due elementi – classicismo domenichiniano-bolognese, luminismo caravaggesco-napoletano – nella lettura dell'opera permettono di individuare l'ambiente culturale di provenienza dell'autore della tela: una formazione iniziata sul Domenichino tendente ad idealizzare lo schema classicistico o ad accentuarne il primitivismo, e la conoscenza pieno dell'ambiente pittorico napoletano dei primi anni del sec. XVII. Fra gli allievi del Domenichino, citato come tale anche dal Lanzi, si ricorda il calabrese Francesco Cozza (Stilo 1605 – Roma 1682) che lavorò a Roma col maestro e del quale è documentato un soggiorno a Napoli, sempre in compagnia del maestro, fra il 1631 e il 1635. Alcune analogie, sia nella fattura che nei caratteri fisiognomici delle figure, con altra produzione del Cozza, fanno propendere per un'attribuzione al maestro calabrese di questa Annunciazione, opera senz'altro giovanile se si tien conto della viva influenza del luminismo e della tavolozza del B. Caracciolo e dei riscontri precisi con un'altra opera degli anni di formazione del Cozza: la Sacra Famiglia ora nella Pinacoteca napoletana. Si notino le pieghe rigide “quasi metalliche” del panneggio delle vesti, la caratteristica inclinazione dei volti – nel Cristo giovinetto della tela napoletana e nell'Annunciata del quadro in esame – il candore particolare e luminosissimo dei volti. A questi elementi si aggiungano le analogie dei tratti fisiognomici – le stesse teste di cherubini affioranti dalle nubi si ritrovano identiche in opere della maturità quali la pala della Madonna del Riscatto ora nel refettorio del Collegio Nepomuceno a Roma, e nella splendida Madonna fra i SS. Pietro e Paolo nella Chiesa di S. Maria della Cima a Genzano – e di alcuni particolari: il panno abbandonato sul pavimento perfettamente simile nell'Annunciazione così come nella Sacra Famiglia; l'abito dell'Angelo annunciante con quella caratteristica apertura che lascia scoperta la gamba nuda che ritroviamo identica nell'Angelo delle due versioni dell'Agar del deserto
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 2000025857
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Sassari e Nuoro
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Architettonici Paesaggistici Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Sassari e Nuoro
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2020
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0