San Paolo

stampa di riproduzione,

Sullo sfondo di un paesaggio campestre, con un ponte e delle case, il Santo, in primo piano, è raffigurato stante, con lunga barba, naso adunco; indossa una tunica e il mantello. In genere l'iconografia del Santo lo ripropone con in mano una spada rivolta con la punta in basso; nella stampa in esame invece, il Santo impugna con la mano destra la spada protesa in alto nell'atto di combattere; un libro nella mano sinistra attorno alla quale è attorcigliata una vipera. Questa iconografia si diffuse nel territorio di Palazzolo Acreide, dove il Santo è il Patrono, a partire dalla metà del 500 e trae origine dalla statua del Santo, scolpita dal ragusano Lorefice. I simboli presenti nella raffigurazione, come la vipera, rimandano a una delle fondamentali prerogative taumaturgiche del Santo e cioè quella che si potesse guarire dai morsi di serpente o ragni velenosi. La presenza del serpente velenoso nella vita di Paolo è legata ad un episodio della sua vita, quando, durante il suo ultimo viaggio verso Roma, passando per Malta, una notte fu morso da una vipera e guarì dal veleno scagliandola tra le fiamme di un falò. Queste particolari prerogative taumaturgiche hanno contribuito alla diffusione del suo culto tra le classi rurali esposte ai pericoli connessi ai lavori nei campi

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