Busto di Maria Patti Rapisardi

scultura,

Busto su piedistallo a base circolare

  • OGGETTO scultura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Catanese
  • ATTRIBUZIONI Juvara, Salvatore (1877-1969): scultore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
  • LOCALIZZAZIONE Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero
  • INDIRIZZO Via Biblioteca, 13, Catania (CT)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera fa parte della collezione denominata "Biblioteca Museo Mario Rapisardi", in origine appartenente allo scrittore e poeta catanese (1844-1912), a sua volta parte integrante della "Collezione storico-artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino" di Catania, istituzione allocata in un'ala nel complesso monumentale dell'ex monastero dei Benedettini di S. Nicolò l'Arena. Allestita in una sala apposita, che ricrea la stanza di studio della casa del poeta, la Biblioteca Museo Mario Rapisardi espone gli oggetti provenienti dalla sua abitazione di via Etnea 569. Nel 1911 infatti, pochi mesi prima della morte di Rapisardi, il Comitato Esecutivo della II Esposizione Agricola Siciliana - che si era svolta a Catania nel 1907 – acquista per 40.000 oggetti d'arte, manoscritti, pergamene, libri, autografi e arredamento delle stanze adibite a salotto, pinacoteca, biblioteca, studio e camera da letto. La stipula del contratto d'acquisto, stilato dal notaio Antonino Mirone Strano, ebbe luogo il 10 luglio 1911 con una cerimonia ufficiale presso la casa di Rapisardi di via Pietra dell'Ova, alla presenza del Sindaco e di rappresentanti della stampa locale, la quale dà ampio risalto all'avvenimento. Nel discorso pronunciato dal Sindaco per l'occasione, la delibera del Comitato di utilizzare per la spesa gli utili della sua gestione e la donazione di quanto acquistato al Comune di Catania, si qualificano come riconoscimento e omaggio da parte della Città alla fama raggiunta da Rapisardi. Libri, arredi e cimeli confluiscono successivamente nella Biblioteca Comunale, a sua volta costituitasi in Ente morale nel 1931 con l'attuale denominazione, a seguito del lascito della ricca biblioteca e dei dipinti del barone Antonio Ursino Recupero (1925); oggetti d'arte e cimeli Rapisardi risultano registrati ai nn. 787-881 dell'Inventario generale dei mobili del 1938. D'indubbia importanza culturale, la collezione espone cimeli e oggetti d'uso, album di fotografie e cartoline, ma soprattutto opere d’arte quasi del tutto inedite, tra cui prevalgono i ritratti, dipinti e scolpiti, sia del poeta sia di familiari e amici. La dimensione privata della raccolta testimonia i rapporti di Rapisardi con gli artisti catanesi suoi contemporanei, molti dei quali frequentavano il cenacolo culturale che egli riuniva nella sua casa. Alcuni oggetti facenti parte dell'acquisizione Rapisardi non sono stati rinvenuti e, inoltre, suppellettili quali tendaggi, una pelle di leopardo e il singolare reperto costituito dalle ossa di un braccio con mano, nell'inventario sono dichiarate inesistenti in data non recente; la piccola caricatura di Mario Rapisardi, realizzata da A. Mancini (inv. 866), da una nota risulta invece trafugata nel 1977. Su proposta della Soprintendenza di Catania, che ha condotto la verifica d'interesse culturale ex art. 12 D.Lgs. 42/2004, l'Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell'Identità Siciliana ha riconosciuto l'importanza della Biblioteca Museo quale parte della “Collezione storico artistica dell'Ente morale Biblioteche Riunite Civica e A. Ursino Recupero”, emanando il vincolo con D.D.S. n. 121 del 24 gennaio 2014. Il busto in gesso, eseguito dallo scultore catanese Salvatore Juvara, ritrae la madre di Mario Rapisardi, Maria Patti. Rispetto al ritratto su tela presente nella stessa collezione, opera presumibilmente di Calcedonio Reina, la donna dimostra un'età più avanzata, circa 76 anni, che lo scultore restituisce nei tratti con intenso realismo espressivo. L'opera costituisce il modello per il busto in bronzo datato 1897 (inv. 25559), già nel Museo Civico di Catania e oggi a Palazzo degli Elefanti, sede del Comune. Il busto è dunque opera giovanile di Salvatore Juvara, all'epoca in cui, poco più che ventenne, riusciva con una scultura intitolata Minatore ad ottenere la stima dei numerosi artisti che, dai vari centri d'Italia dove avevano raggiunto notorietà, erano ritornati negli ultimi anni dell'Ottocento nella Catania nativa e con consigli e incoraggiamenti ai giovani, avevano creato in città un fervido movimento artistico. Juvara era stato avviato alla scultura da Francesco Licata (Catania 1844-1882) e aveva frequentato la scuola serale operaia "I figli del Lavoro", ma sognava di andare a studiare a Roma. Purtroppo, le ristrettezze economiche della sua famiglia non gli permettevano tanto ed egli dovette limitarsi a lavorare per la committenza locale di ritratti e monumenti funerari, conquistando tuttavia buona fama. Nel 1904 vinse il concorso nazionale per una targa a Gioacchino Biscari presentando un bozzetto che secondo i giudici si coniugava con eleganza all'epigrafe dettata da Mario Rapisardi. La targa non fu realizzata per l'improvvisa decisione dell'autore di allontanarsi dalla Sicilia e di partire per Milano, città in cui eseguì poche opere di carattere decorativo che risentono dell'influsso di Leonardo Bistolfi. Di carattere ornamentale o commemorativo sono pure i lavori eseguiti a Buenos Aires, dove lo Juvara dimorò fino al 1911. Tornato a Catania, esegue numerose opere di scultura funeraria per la committenza privata. Nel cimitero di Catania, due rilievi per le pareti laterali della cappella Fichera, raffiguranti La Fede e L'Angelo in estasi (1916), il monumento della tomba Platania (1913 ca.) e quello della tomba Sanfilippo. A Giarre scolpisce l'angelo che decora la tomba Patanè (1928-1935?). Per la committenza pubblica realizza il Monumento ai caduti di Regalbuto, in marmo e bronzo, dono dei cittadini emigrati a New York e il Monumento ai Caduti di Paternò, inaugurato nel 1931, caratterizzato da un'elegante grande figura femminile forse simboleggiante la Patria che risente ancora delle suggestioni dello stile Liberty utilizzato nelle sculture funerarie. A Catania riceve la commissione per la realizzazione di sculture celebrative in edifici pubblici rappresentativi: l'altare del sacrario dei Caduti della Prima guerra mondiale nella chiesa di S. Nicolò l'Arena (1930), il monumento agli universitari caduti nell'atrio del palazzo universitario e due lapidi dedicate al Milite Ignoto murate nel palazzo municipale. Per la Casa del Mutilato di Catania, inaugurata nel 1939, realizza le prime due delle sei statue di fante a grandezza naturale del prospetto esterno (uno dei bozzetti si conserva nella Collezione Granata oggi di proprietà della Regione Siciliana), mentre al figlio Francesco si deve il gruppo scultoreo intitolato La Pietà posto all'interno. Più tardo (1945?) è il monumento Musumeci Di Maggio nel cimitero di Catania, replica della tomba Patanè di Giarre. Nel secondo dopoguerra Juvara si trasferisce con il figlio Francesco in Argentina dove muore nel 1969
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà mista pubblica/privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900382123
  • NUMERO D'INVENTARIO 800
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Catania
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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