angelo
statuetta devozionale,
Statuetta di angelo inginocchiato, col viso dalle forme piene e dai capelli divisi da una riga centrale e disposti a ciocche regolari, vestito con una tunichetta dall'ampio panneggio in basso, in cui il drappeggio sembra evidenziare il ginocchio sinistro, coperto da ampio mantello e dal colletto pronunciato, da cui nelle spalle si intravedono le ali. L'angioletto tiene fra le mani il velo della Veronica, dove il volto di Cristo è rappresentato aureolato e con i lineamenti appena accennati. La figura insiste su un ampio basamento decorato con un leggero piumaggio. La parte posteriore è lasciata grezza
- OGGETTO statuetta devozionale
- AMBITO CULTURALE Ambito Italia Meridionale
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Regionale della Sicilia
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Abatellis
- INDIRIZZO via Alloro 4, Palermo (PA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La garbata statuetta catalogata, pervenne alla Galleria Nazionale, ora Regionale, della Sicilia dal Museo Nazionale di Palermo, dove era annotata al n.46 nell'elenco della "Scultura Moderna". Da questo elenco apprendiamo, anche, la provenienza e la collocazione originaria della scultura: cioè dal Monastero di San Salvatore di Palermo e l'ubicazione cioè accanto ad un tabernacolo, ed il fatto che pervenne al nuovo museo insieme ad un tabernacolo che era annotato al R.E. 1021 del vecchio museo. Purtroppo oggi fra i tabernacoli conservati nei depositi di Palazzo Abatellis, provenienti dal Museo Nazionale, perduta nel tempo, la targhetta originaria, non si riesce ad identificare quale portasse il numero R.E. 1021. Le alterne vicende note di dismissione e di restauro, nel corso dei secoli, dell'antica fabbrica del monastero e della chiesa annessa, di cui G. Palermo, nella sua "Guida istruttiva per Palermo" descrive invece le antiche origini e G. Bellafiore nella sua "Architettura in Sicilia & " spiega le modifiche nel tempo e gli interventi di restauro, potrebbero spiegare anche la dismissione delle macchine degli altari e degli arredi decorativi, elementi architettonico-scultorei finiti in depositi, dapprima in quelli dello stesso monastero, poi in quelli presso il Comune di Palermo ed infine in quelli del Museo Nazionale. Come attesta il Palermo il monastero, il più antico di Palermo, fu fondato sotto la regola di S. Basilio Magno nel 1071, o poco dopo, e quindi sotto il governo normanno del duca Roberto il Guiscardo o di Ruggero I, per ospitare le suore dell'Ordine e successivamente fu ampliato sotto il governo di Ruggero II. L'edificio, ubicato in via del Protonotaro a Palermo, è ancora oggi in parte esistente, anche se nel corso dei secoli ha subito molti rimaneggiamenti e non ultimi i restauri dovuti ai bombardamenti a causa della seconda guerra mondiale, ma la sua pianta ed alcuni elementi architettonici ne rivelano tutt'oggi l'antica origine. Poche comunque sono le notizie sull'edificio originale, attinte dal Bellafiore: il pian terreno era costituito da ambienti vasti sormontati da volte a crociera e comunicanti fra di loro attraverso archi ad ogive forse destinati ad uso comune, il primo piano anch'esso costituito da grandi ambienti così come sottolineano le bifore, era forse destinato a dormitorio. Si sa che al monastero era annessa in origine una chiesa, fondata dai principi Normanni, della quale sussistono ancora alcune colonne inglobate nei muri d'ambito e qualche elemento architettonico gotico inserito in una finestra. La chiesa nel 1528 fu risistemata, ingrandita e perfezionata dalla badessa Suor Caterina Ventimiglia. Le altre notizie note sia sul monastero che sulla chiesa, e sulla chiesa successiva edificata nel 1682 sotto il progetto dell'architetto Paolo Amato, sono tutte più tarde e quindi non attinenti per lo studio dell'oggetto catalogato databile nella seconda metà del cinquecento. L'angioletto, inquadrato in una immaginaria cornice trapezoidale, che rivela un'iconografia antropomorfa compositiva aggraziata, in cui tutto diventa quasi speculare, come il volto paffutello e le ciocche di capelli ordinate, quasi simmetriche e che idealmente tracciano delle linee che continuano dapprima sulle ali, poi sulle spalle, ed infine nei margini del velo della Veronica, linee imbasate su una figura inginocchiata che è vestita con una tunichetta fluente in cui le piegoline si esprimono, con esiti chiaroscurali definiti e che creano un sorta di movimento nella base, nonché il retro lasciato grezzo, probabilmente presuppone che la statuina fosse inserita in un contesto più ampio, forse in una nicchia di un tabernacolo, forse lo stesso tabernacolo, magari lacunoso di cui si è perso il contesto. Comunque il modello iconografico dell'angelo catalogato, caro all'iconografia di pieno cinquecento, anche se attestato con più varianti, si riscontra in altre sculture dell'Italia meridionale dello stesso periodo, per cui tale influsso artistico, considerati anche i fiorenti commerci della Sicilia con altre realtà dell'Italia meridionale, potrebbe spiegarne l'ambito
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1900322643
- NUMERO D'INVENTARIO 4976
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Palermo
- DATA DI COMPILAZIONE 2007
-
DATA DI AGGIORNAMENTO
2023
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0