Eraclito e Democrito. filosofo ridente e il filosofo piangente

dipinto,

A sinistra è rappresentato un anziano piangente, Eraclito che volge lo sguardo verso la sfera terrestre, a destra figura un giovane, Democrito, che indica il globo con la mano destra e tiene un libro con la mano sinistra, guardando e sorridendo allo spettatore

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Preti Mattia Detto Cavalier Calabrese (1613/ 1699)
    Preti Gregorio (1603/ 1672)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Preti Mattia detto Cavalier Calabrese
    Preti, Gregorio
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE MARCA - Museo delle Arti Catanzaro
  • LOCALIZZAZIONE Contenitore fisico
  • INDIRIZZO Via Alessandro Turco, Catanzaro (CZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Mattia Preti è uno dei principali protagonisti del barocco europeo, un pittore prolifico e apprezzato dalla committenza. Attivo a Roma, a Napoli e nell’isola di Malta, predilige il grande formato, si specializza nella pittura di storia e nella decorazione delle chiese, elaborando un linguaggio pittorico in cui fonde il chiaroscuro di Guercino, gli effetti luministici di Lanfranco, la capacità di racconto di Caravaggio e la preziosità delle composizioni architettoniche del Veronese. Mattia Preti ha raggiunto un tale successo da disseminare i suoi lavori in tutta Europa. Tale è stato il suo prestigio da divenire Cavaliere Calabrese per l’ordine gerosolomitano di Malta. La tela in esame proviene da una collezione romana ed è giunta sul mercato antiquario a Paola, in Calabria. Il dipinto appartiene al periodo giovanile ed è eseguito con la collaborazione del fratello maggiore Gregorio, anche egli a Roma negli anni trenta del Seicento. Mattia Preti in questo periodo impiega soluzioni caravaggesche soddisfacendo le richieste del mercato. Il dipinto rientra all’interno di quella produzione in cui lavora insieme al fratello Gregorio, realizzando opere di grandi dimensioni tra il quarto e quinto decennio, come l’Allegoria dei cinque sensi di Palazzo Barberini, nella quale sono raffigurati i filosofi Eraclito e Democrito, quest’ultimo attribuito alla mano di Gregorio Preti da Yuri Primarosa. Durante questo periodo di fervido sodalizio fra i due fratelli, Gregorio Preti ha rivestito un ruolo di guida nella produzione della bottega, assumendo un ruolo importante nel procurarsi le commesse e permettendo a Mattia di inserirsi nel circuito del mercato e dei collezionisti di importanti famiglie romane. Mattia Preti nel quarto decennio incomincia a lavorare sempre più in proprio fino a quando dopo il 1652 la sua strada si divide definitivamente da quella del fratello. Da questo sodalizio ha origine la difficoltà di attribuire l’opera in esame all’uno o all’altro pittore, o alla mano di entrambi. Spike nel 1997 l’ho attribuisce interamente a Gregorio Preti. Maurizio Marini (1998) invece ritiene che sia opera di Mattia. Spike nel 1999 ha parzialmente modificato il suo giudizio, proponendo una collaborazione tra i due fratelli, riconoscendo nel Democrito la mano di Gregorio (ipotesi confermata nel 2003). Il vibrante gioco chiaroscurale, l’amplio dilatarsi della figura dell’Eraclito si distingue abbastanza chiaramente dall’altro filosofo, tracciato con un disegno più incisivo. Yuri Primarosa riporta (2019) che l’opera in esame è stata realizzata dopo i Cinque sensi di Palazzo Barberini, la considera una derivazione della grande tela, eseguita autonomamente da Gregorio Preti, condividendo la restituzione iniziale al fratello maggiore di John T. Spike. Leone e Primarosa inoltre evidenziano le affinità stilistiche tra il Democrito di Palazzo Barberini, il Tolomeo della Collezione Privata di Milano e il Democrito della tela in questione, riconoscendovi la mano di Gregorio Preti. Il tema dei filosofi o profeti è menzionato diverse volte dal De Dominici nella biografia di Mattia Preti. Il soggetto è illustrato in alcune opere delle collezioni romane. Nel dipinto l’anziano Eraclito di Efeso piangente volge lo sguardo verso la sfera terrestre consapevole della tragica fragilità che travolge le cose, mentre il giovane Democrito di Abdera rivolge un ambiguo sorriso verso l’osservatore nella consapevolezza della vanità celle cose del mondo
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1800178029
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Catanzaro e Crotone
  • DATA DI COMPILAZIONE 2022
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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