San Carlo Borromeo

scultura, post 1650 - ante 1699

Il santo, dal volto emaciato, si presenta in posizione stante con le braccia aperte. Indossa una mozzetta e una cotta dorata con residui di colore rosso, scandita da un fitto panneggio a pieghe parallele. Poggia su una pedana priva di orpelli ornamentali

  • OGGETTO scultura
  • MATERIA E TECNICA legno/ intaglio/ doratura/ pittura
  • MISURE Altezza: 125
  • AMBITO CULTURALE Bottega Napoletana
  • LOCALIZZAZIONE Castelluccio Inferiore (PZ)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nonostante il cattivo stato di conservazione determinato dalla perdita della mano destra e da quella di importanti frammenti strutturali, la scultura appare ancora ben leggibile. Il restauro del 2002 ha permesso il ritrovamento dell'originaria policromia che, per quanto lacunosa, riesce ancora, con le opportune integrazioni a restituire all'immagine la raffinata veste cromatica. L'elegante scultura realizzata in un unico blocco ligneo al quale sono state successivamente aggiunte le braccia e la testa, animata da un leggerissimo sorriso, mantiene un grande fascino. Lo slancio verticale dell'immagine, sottolineato dall'esilità del corpo, dallo scollo della mozzetta da cui si leva l'alto collo tornito, dal magro ovale del Santo, imprime all'opera una solennità ieratica. Il corpo è animato e reso dinamico dal movimento ansato delle pieghe che si irradiano sulle braccie, da un abbozzo di hanchement evidenziato dal ginocchio destro. La scultura in oggetto pone, tuttavia, non pochi problemi attributivi ma la forma dei capelli e la fattura della cotta, ricordano molto i modi con cui si usava rappresentare San Carlo Borromeo, anche se la grave frattura in corrispondenza del naso e l'assenza di attributi cardinalizi non ci permettono di asserirlo con certezza. Un confronto potrebbe essere realizzato con il dipinto "Glorificazione di S. Carlo Borromeo" ad opera di Giovanni Donato Oppido, conservato nella Cattedrale di Matera, che evidenzia tratti iconografici molto affini al Santo in oggetto. Il manufatto sembrerebbe, per forma, opera di artefici napoletani della seconda metà del XVII secolo, quando il culto di San Carlo era ormai attestato (beatificato nel 1610). Questa ipotesi sembrerebbe essere confermata dal fatto che il Santo era anche il patrono dei marchesi Pescara Di Diano, i quali commissionarono nel 1655 gli stucchi dell'altare a Lui dedicato nella chiesa di San Nicola di Myra, come si evince dalla data posta sul primo gradino della cona e dagli stemmi coronati ai lati del paliotto, eseguiti da stuccatori provinciali al corrente dei moduli napoletani. L'opera pertanto potrebbe essere stata realizzata in quel periodo per essere allocata nel Cappellone. Si avvertono nell'impostazione della figura lontane riminiscenze finelliane e fanzaghiane, largamente diffuse in quel periodo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1700167077
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici della Basilicata
  • DATA DI COMPILAZIONE 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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