San Gioacchino cacciato dal tempio

dipinto, 1840 - 1860

Il dipinto è una vedu ta con rovine e figure sull' acqua. A riva si erge una sorta di portico a emiciclo diruto, con colonne su alto zoccolo e archi. A destra si apre un paesaggio, marino o lacustre, raccontato con pennellate rapide, dal grande effetto atmosferico, culminante nel cielo con nuvole al tramonto. La fonte luminosa proviene da sinistra, alle spalle dell'edificio e crea ampie zona d' ombra entrando a fasci tra le colonne. Nel templio si svolge una scena conitata di figure che fuggono, con gli astanti di spalle che commentano. Notevole il senso di leggerezza dei mantelli, degli abiti antichi delle figurette monumentali. Il soggetto è probabilmente, una "cacciata dal tempio", come lascia supporre la serie degli altri quattro dipinti ad esso collegabile, con scene del Vangelo. La cornice di legno dorato e nero è coeva

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 152
    Larghezza: 75
  • AMBITO CULTURALE Ambito Campano
  • LOCALIZZAZIONE Municipio
  • INDIRIZZO p.zza Eugenio Abbro, Cava de' Tirreni (SA)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa parte di una seri di 5 tele in cui la struttura compositiva, lo schema narrativo, l 'ambientazione, nonchè gli elementi stilisti ci si ripetono. Si tratta di un ciclo narrativo legato ad alcune vicende del Nuovo Testamento: la strage degli innocenti, la fuga in Egitto, la cacciata dal tempio, la guarigione dello storpio e la contesa dei panni di Cristo. Il ciclo si svolge tra le rovine di uno stesso complesso. L'architettura è interessantissima, presenta degli elementi ampiamente recuperati dal l'architettura del '500 e in auge in epoca neoclassica. L'ultima sequenza del racconto, il Cristo incoronato di spine e la rissa dei suoi panni, presenta alle spalle una facciata che somiglia a quella di S. Pietro, con il portico del Bernini, nonchè una serie di elementi di fantasia: una scala, una fontana e il solito portico con colonne binate. Potrebbe trattarsi di un'allusione dell'edificazione della Chiesa spirituale realizzata, con la vicenda di Cristo. Il ciclo appartiene alla pittura di paesaggio con rovine, che ha importanti antecedenti nel '600, per avere grande sviluppo e successo con Marco Ricci, Pannini e nel '700 in ambito veneziano e romano. Il tipo di architettura utilizzato, rinvia all'opera del napoletano Leonardo Coccorante (Napoli 1700 - 1750); un esempio interessante, quello del "paesaggio con rovine in riva al mare" di Capodimonte. L'ambientazione di scene del Nuovo Testamento, tra rovine ha un antecedente nel "S. Pietro che risana gli storpi" di Gargliulo (1622-1675) e V. Codazzi, a Capodimonte. L'autore del ciclo rivela una certa padronanza dei mezzi espressivi, soprattutto nella resa del paesaggio idillico, giocata su una sensibilità esclusivamente cromatica di memoria veneta. Le architetture non sono gravate dal senso della "rovina", come accade presso gli artisti citati, ma come elemento narrativo e fortemente simbolico. L'interesse narrativo, sembra centrale, anche per l'uso di una tavolozza di colori puri e contrastanti, per l'individuazione delle figure e la struttura delle rappresentazioni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1500228540A-4
  • NUMERO D'INVENTARIO 15847
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Salerno e Avellino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Salerno e Avellino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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