Senza titolo. natura morta

dipinto,

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA carta/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Ambito Italiano
  • ATTRIBUZIONI Scialoja Toti (1914/1998)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Collezione Fondazione Toti Scialoja
  • INDIRIZZO via Santa Maria in Monticelli, 67, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Toti Scialoja nacque in una famiglia originaria di Procida, di professori universitari e giuristi. Il bisnonno Antonio Scialoja fu il primo ministro della Pubblica Istruzione del governo italiano insediatosi, dopo la breccia di Porta Pia del 20 settembre 1870, in Roma capitale. Interrotti gli studî giuridici, dal 1937 si dedicò alla pittura: nel 1939 un suo disegno viene segnalato dalla giuria della Quadriennale di Roma e nel 1940 realizza la sua prima personale a Genova. Durante la guerra, e prima di partecipare alla Resistenza, espone a Roma con Giulio Turcato ed Emilio Vedova. Dopo una prima esperienza espressionista, legata alla scuola romana, giunse dal 1955 all’astrattismo e sperimentò tecniche diverse, dal dripping all’uso di stracci impregnati di colore, dallo stampaggio agli inserti materici. La Fondazione Toti Scialoja è stata istituita il 9 febbraio 1999 per volontà testamentaria di Gabriella Drudi (1922-1998), erede dell’artista Toti Scialoja (1914 -1998). Riconosciuta nella personalità giuridica dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con D.M. del 15 maggio 2000, dal 2012 è iscritta nell’anagrafe delle Onlus. Inoltre, con decreto del 14 agosto 2012 il Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Lazio, su proposta della Soprintendenza Archivistica per il Lazio datata 11 giugno 2012, ha dichiarato gli archivi Toti Scialoja e Gabriella Drudi di interesse storico particolarmente importante ai sensi dell’art. 10, c. 3 lett. b) del D. Lgs. 42/2004. Con decreto prefettizio del 23 luglio 2014 è stato nominato Commissario Straordinario l’avvocato Antonio Tarasco, dirigente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo. Il commissariamento termina l’8 gennaio 2016 con la ricostituzione degli organi sociali. Il 20 ottobre 2016 è stato stipulato un accordo di collaborazione con l’Istituto superiore per la conservazione ed il restauro ISCR da svolgere nell’ambito dell’attività didattica della Scuola di Alta Formazione in merito allo studio e il restauro di opere della collezione della Fondazione. La Fondazione è titolare esclusiva del diritto d’autore delle opere dell’artista Toti Scialoja e di Gabriella Drudi. Provvede alla conservazione del materiale di archivio, della biblioteca e di tutto il materiale a stampa. Questa collezione ci parla soprattutto delle radici artistiche di Scialoja ed è lo specchio di incontri, esperienze, viaggi, scambi intellettuali ed affettivi, che molto spesso hanno avuto come co-protagonista la moglie Gabriella Drudi, scrittrice, traduttrice e critica d’arte. Si va dalla seconda metà degli anni trenta (con le opere di Mirko e Alberto Savinio) al gruppo battezzato da Cesare Brandi dei “quattro fuori strada” (oltre allo stesso Scialoja, Ciarrocchi, Stradone e Sadun) di fine anni Quaranta. Un piccolo olio di Afro del 1948 introduce nella collezione la testimonianza dei nuovi rapporti intrecciati da Scialoja che aderisce all’astratto: Afro, ancora, Burri, Leoncillo e ancora i più giovani Perilli e Novelli, fra i molti altri. Il giovane Toti Scialoja è in contatto, fin dalla sua primissima attività artistica, con la Galleria della Cometa di Roma, guidata da Corrado Cagli e Libero de Libero e voluta dalla contessa Mimì Pecci-Blunt, vera fucina, nella seconda metà degli anni Trenta, della nuova arte tonalista ed espressionista. Tramite de Libero e soprattutto Cagli, l’artista inizia a conoscere e a studiare direttamente le nuove modalità costruttive dell’arte di Mafai, Mirko, Afro, Levi, Guttuso e altri che, insieme allo stesso Cagli, diventeranno in breve la sua primaria cognizione stilistica di riferimento. Una serie di influenze che lo accompagneranno nella sua evoluzione artistica e nella produzione di molti disegni prima e piccole tele figurative poi, caratterizzate da un segno sofferto sostenuto da un colore acido, frammentato, molto timbrico. Un colore costruito per mezzo di minime pennellate sovrapposte da cui sembra però già trasparire il successivo superamento (metà degli anni Quaranta) del cromatismo tipico della stessa Scuola Romana, con una produzione pittorica che risente ed evidenzia le influenze internazionali di Scialoja. Ensor, Soutine e Van Gogh in particolare. Ma la ricerca dell’artista continua, portandolo a sovrapporre due sue passioni pittoriche: il rigorismo asettico della pittura di Morandi, con il quale Scialoja ha anche una interessante corrispondenza, e la decostruzione della forma delle opere del cubismo analitico di Picasso e Braque. Nella pittura di questo periodo (fine anni Quaranta-inizio Cinquanta) Scialoja, infatti, tende sempre più ad occultare la forma, frantumare gli oggetti e il dato visibile per quel «comporre astratto», come l’artista poi precisa e che definirà, a partire dalla metà degli anni Cinquanta, il suo nuovo, originale linguaggio artistico
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201360713
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • DATA DI COMPILAZIONE 2021
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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