Paesaggio
dipinto,
1797 - 1797
Marianna Dionigi (roma 1756 - Lanuvio 1826)
Roma 1756 - Lanuvio 1826
formato rettangolare
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
carta/ pittura a tempera
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ATTRIBUZIONI
Marianna Dionigi (roma 1756 - Lanuvio 1826)
- LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
- INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo quanto riportato da Tamara Hufschmidt il dipinto su carta è firmato e datato 1797 da Marianna Dionigi. L’artista dimostrò fin da giovane varie abilità: suonava arpa e clavicembalo, studiava latino e greco, si dedicava alle ricerche archeologiche ma soprattutto si avviò alla pittura di paesaggio sotto la guida di Carlo Labruzzi. Imparò anche ottimamente le lingue inglese e francese. A soli quindici anni Marianna aveva sposato Domenico Dionigi, da cui ebbe sette figli, rimanendo vedova nel 1801. A iniziare dal periodo rivoluzionario il salotto dei Dionigi in via del Corso divenne uno dei punti d'incontro tra la cultura "romana" e gli intellettuali italiani e stranieri presenti in città. L’artista fu membro di numerose accademie, fra cui quella di S. Luca (1808) nonostante l'ammissione fosse piuttosto rara per i pittori di paesaggio (definita "arte secondaria" nell'art. 2 dello statuto sociale), vi venne accolta solo perché appariva fedele ai canoni accademici della figura, dell'architettura, della prospettiva. Nello stesso anno il suo libro teorico Precetti elementari sulla pittura de' paesi venne presentato e approvato dalla stessa accademia romana, seppure dato alle stampe solo nel 1816. I dipinti della Dionigi, quasi tutti a tempera, secondo le indicazioni dei Precetti, seguono la nitidezza del dettaglio, la diffusa luminosità, la "lucidezza delle arie" e la "trasparenza delle acque" manifestando un interesse neoclassico per l'armonia della composizione realizzata attraverso una visione paesistica garbata e diligente, come dimostra anche l’opera in esame. Come fondamento dell'opera paesistica, la pittrice indica il disegno (secondo un noto principio accademico e l'influsso dell'opera di P. Hackert), con i relativi studi di prospettiva, orizzonte, punto di vista, ecc. Semplicità, buona distribuzione di chiaro-scuro, tinte fuse e armonizzate devono essere le caratteristiche principali dell'opera. L'armonia della composizione va ricercata mediante la coerenza locale-soggetto, stagione-soggetto, la "distribuzione del lume", la fusione della composizione "di prima intenzione" e di quella "ragionata"; la tendenza al sublime perfezionato dall'"assiduo studio del vero", la ricerca del "bello per mezzo del paragone". Alla fine del testo tuttavia, l’artista si definisce una "dilettante", dedita prevalentemente alla casa e alla famiglia. La presenza della Dionigi al Caffè Greco, e conseguentemente la donazione del dipinto, non è al momento confermata da dati documentari, tuttavia la sua abitazione nei pressi dello storico locale e le frequentazioni con artisti e intellettuali noti avventori dello stesso, la rendono altamente probabile. L’arrivo della tempera nella collezione del caffè tuttavia, potrebbe anche essere legata a un acquisto dei Gubinelli storici proprietari del locale di via Condotti
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà privata
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201360479
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0