Sullla fronte il paliotto è costituito da due lastre ricomposte: quella di sinistra presenta una decorazione a caulicoli, spirali e rosette, tutte diverse tra di loro e collegate da uno stelo che si insinua tra l'una e l'altra, su cui spuntano foglie a palmetta, il tutto racchiuso in un rettangolo contornato da racemi in funzione di cornice; in quella di destra la campitura centrale è occupata da un nastro convesso e liscio, terminante in foglie e giglietti, che forma tre cerchi nei quali sono racchiusi semplici fiori ad otto o sei petali, come nella precedente essa è contornata su tutti e quattro i lati da un tralcio liscio le cui ondulazioni si alternano a giglietti. Sul lato sinistro lo spigolo mostra un tralcio di giglietti capovolti e una lastra occupata da un disegno fitto a palmette nervate e sottilmente perlinate, che si intrecciano a partire da uno stelo centrale. Sul fianco destro è collocato un altro frammento di fattura identica alla precedente lastra, è visibile uno stelo fittamente intricato e annodato che fiorisce in palmette trilobe o in foglie più grandi; sullo spigolo sono raffigurati tre nastri parzialmente perlinati di cui i due esterni seguono un andamento sinuoso intorno a quello centrale teso. L

  • OGGETTO altare
  • AMBITO CULTURALE Ambito Laziale
  • LOCALIZZAZIONE Chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo e della Vergine Assunta
  • INDIRIZZO via Maria, 25, Veroli (FR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Nelle due cappelle fiancheggianti il coro, sulla fronte e sulle facce laterali di due altari, sono state ricomposte alcune lastre di marmo bianco, che non presentano uno stesso motivo decorativo, una volta in deposito nella sala capitolare. Esse sono state attribuite dall'Enlart, che per primo ne fece menzione, al XIII secolo (C. Enlart, "Origines françaises de l'architecture gothique en Italie", Paris 1894, p. 43). Sul loro originario utilizzo sono state avanzate diverse ipotesi. Dimensioni e aspetto ricordano quelli delle lastre di recinzione presbiterale o di schola cantorum di ambito romano o laziale del secolo precedente. Se così fosse, si tratterebbe dell'esiguo resto di una ricca serie ove si consideri che nelle chiese cistercensi, dove non si prevedevano spazi per fedeli laici, il coro dei monaci e quello dei conversi occupavano, talvolta, per intero la navata centrale e che solo il primo giungeva spesso sino a metà navata come nella disposizione originaria di Casamari (F. Farina, B. Fornari, "L'architettura cistercense e l'Abbazia di Casamari", Casamari 1978, p. 23). D'altro canto l'impiego di lastre marmoree a recinzione del coro risulta piuttosto inconsueto nelle abbazie cistercensi; quel poco che si conosce rispetto alla tipologia indica che dovette trattarsi di semplici strutture murarie o di ancora più labili transenne e panche di legno (A. Cadei, "Scultura architettonica cistercense e cantieri monastici", in I Cistercensi e il Lazio", Roma 1978, pp. 157-164). Lo Scaccia Scarafoni ritiene, invece, che queste lastre fossero impiegate in un pulpito rimosso quando furono eseguiti alcuni lavori murari nell'abbazia, nel sec. XVIII. Secondo lo studioso, inoltre, esse non sembrano tutte coeve dal momento che i motivi ornamentali sono variamente interpretati, per cui avanza l'ipotesi che nel pulpito e nell'annessa recinzione presbiterale siano stati accostati a suo tempo elementi di varia provenienza (E. Scaccia Scarafoni, "L'abbazia di Casamari in un'inedita descrizione del 1634", in "Bollettino dell'Istituto di storia dell'arte del Lazio meridionale", 1 (1963), p. 12, nota 1). Rimanendo pur sempre nel campo delle supposizioni, Rossella Forti sostiene che non sarebbe da escludere la loro appartenenza ad altri sei altari presenti al'interno della chiesa oltre quello maggiore, rimosso al momento del cambiamento del luogo del coro nel 1572, come da un inventario risalente al 1634 e conservato nell'Archivio Barberini nella Biblioteca vaticana (Barb. Lat. 4603; R. Forti, "Due paliotti scolpiti nell'Abbazia cistercense di Casamari", in "Rivista cistercense", anno X, numero 3,1993, p. 237). I motivi decorativi e la fattura dei frammenti di lastre ricomposti nell'altare a sinistra del coro fanno supporre l'intervento di maestranze del posto essendo desunti dalla plastica altomedievale locale, comunque appartenenti al complesso patrimonio del romanico. Essi si differenziano da quelli dell'altare a destra per la derivazione iconografica dei motivi raffigurati. Questo recupero di temi non è affatto inconsueto né privo di precedenti in ambito cistercense europeo e non è da interpretare come un atteggiamento di statico arcaismo ma ha, piuttosto, un valore simbolico da mettere in relazione con l'orientamento spirituale dell'Ordine. Il programma di S. Bernardo riguardo all'estrema sobrietà degli elementi compositivi e all'assenza di motivi ornamentali sia all'interno che all'esterno delle strutture appartenenti all'Ordine non venne, infatti, inteso dai Cistercensi, a partire dalla fine del XII secolo, in maniera assolutamente limitativa. Ciò è testimoniato, tra gli altri, dall'adozione di temi paleocristiani. Grappoli d'uva intrecciati al motivo della croce sono raffigurati a Casamari (lunetta del portale principale), a Fossanova (portale laterale) e in altre abbazie cistercensi laziali e possono essere interpretati come un riferimento a prototipi scelti per il loro potere allusivo e simbolico a verità di fede oltre che per il loro carattere ornamentale. Elementi decorativi analoghi a quelli che compaiono nell'altare sono rintracciabili, come sorta di citazione, su alcuni capitelli e sviluppati in quasi assoluta autonomia in altri momenti decorativi, quali le lunette di due portali, fittamente scolpite a racemi, rosette, croci ed altri motivi di origine altomedievale, appartenenti alla stessa chiesa. Per fattura il frammento sul fianco destro dell'altare non si discosta dalle lastre poste sulla fronte. Secondo la Forti esso rivela, piuttosto, una certa originalità nel disegno fitto ed aggrovigliato, non informato da quell'ideale di chiarezza compositiva ed euritmia caratterizzanti le altre sculture. Qualche riscontro lo troviamo in alcune vetrate di chiese cistercensi del XIII secolo come quella posta nella parte nord del transetto dell'abbazia di Obazine in Francia, sebbene qui l'intreccio sia più ordinato (cfr. R. Forti, "Due paliotti...", cit., pp. 239-240)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1201220770
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 2011
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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