dipinto, ciclo di De Rossi Francesco detto Francesco Salviati (sec. XVI)

dipinto, post 1552 - ante 1554

pareti scandite da finti architetture con architravi a cornici modanate a dentelli e colonne con capitelli ionici; sopra le finestre riquadri con storie di David di cui il centrale più grande e con finta cornice con elementi vegetali e due laterali più piccoli, entro finti stendardi trattenuti da nastri sorretti da coppie di ignudi (angeli e figure maschili); al centro targhe contenenti altri episodi della vita di David mostrate da figure femminili e maschili nude fra ghirlande vegetali. In basso alternativamente targhe entro finti stendardi con imprese araldiche, raffigurazioni mitologiche entro riquadri a cornici a grottesche, figure di ignudi, ghirlandde e vasi. Sguinci delle aperture di luce in anta e delle finestre in basso con raffigurazioni a grottesche e figure allegoriche sopra e ai lati della parete a due finestre, sulla stessa in alto altre storie di David entro cornici con mascheroni, ghirlande, elmi, acquamanili, targhe

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI De Rossi Francesco Detto Francesco Salviati (1509/ 1563)
  • LOCALIZZAZIONE Roma (RM)
  • INDIRIZZO Europa, ITALIA, Lazio, RM, Roma, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE il ciclo pittorico del Salviati in palazzo Ricci Sacchetti è stato oggetto di molti studi che a partire dagli anni '70 ne hanno messo in luce, spesso risolvendoli, gran parte dei problemi connessi alla cronologia, all'iconografia, allo stile e alla committenza. Alla Dumont (1973) si deve il primo importante intervento dedicato all'argomento delle pitture. Fonte letteraria del ciclo sono stati riconosciuti i due Libri della Bibbia che nella Volgata latina sono chiamati "Primo e secondo dei Re", nel greco "Primo e secondo dei Regni", nell'ebraico "Primo e secondo di Samuele". Nuovi studi iconografici approfonditi sono stati in seguito condotti da R. Cocke (1980) e da A. Nova (1980). Quest'ultimo si è dedicato particolarmente al significato degli affreschi in relazione al committente e agli stretti rapporti intercorsi fra questi e il papa Giulio III. Ampiamente studiata è anche la personalità del cardinale Giovanni ricci da Montepulciano ricostruita dapprima dallo Jedin (1949) e poi da J.Martin (1974) e quella del Salviati oggetto della monografia della Mortari. Di umili origini Giovanni Ricci era entrato a far parte della corte romana dei Del Monte suoi conterranei, ricoprendo in seguito alcune delle più alte cariche amministrative dello Stato pontificio. Nonostante le grandi capacità in campo finanziario e amministrativo il Ricci non figura come uomo colto. Divenne però uno dei più grandi collezionisti del tempo conscio dell'utilità derivante dal possedere una collezione di antichità e rarità in quegli anni ritenuta simbolo del prestigio sociale. gli oggetti della sua collezione, fra i quali vanno ricordate le preziose porcellane cinesi, si ritrovano rappresentati negli affreschi del Salviati che pertanto diventano caratterizzante espressione del gusto del committente. Il cardinale aveva acquistato il palazzo di via Giulia da Orazio da Sangallo il 23 luglio 1552 e a partire da questa data aveva dato inizio ai lavori di decorazione delle sale (Hewett). Il cicolo eseguito dal Salviati nella camera dell'Udienza di inverno non è documentato come invece le altre sale, ma a partire dal Vasari è ricordato da tutte le fonti; tuttora aperto rimane quindi il problema dell'esatta datazione degli affreschi, poiché l'unico documento relativo alla sala reca la data del 30 maggio 1554 e riguarda il pavimento che era stato allora mattonato. L'elaborata concezione dello spazio nei dipinti, rientra pienamente in quel gusto che a partire dagli anni '40 del Cinquecento porta alla creazione di nuovi assetti decorativi per le grandi sale di rappresentanza. Le pareti diventano spazi pieni di colonnati, statue, arazzi, erme su cui si sovrappongono e sovrabbondano festoni di frutta, cartigli, figure allegoriche, tutti elementi che nel ciclo del Salviati contornano le "Storie di David", soggetto principale della decorazione. Queste ultime, raffigurate nei rotoli verticali ispirati all'arte dell'estremo Oriente (Nova), non seguono un andamento cronologico; ognuna delle pareti è infatti dedicata ad uno dei personaggi legati alla vita de re (Dumont): Salu, Betsabea, Absalon e il re stesso. Protagonista del ciclo è però sempre David per cui tutte le vicende della vita di Samuele e di Saul anteriori alla venuta dei re non sono state illustrate. A complicare l'iconografia sono invece le grandi figure allegoriche dipinte sul lato corto prospicente vicolo del Cefalo sopra gli stipiti delle finestre, delle quali Nova offre un'interessante interpretazione collegata alla vicenda biografica del committente. Semre in relazione al committente è stato sottolineato come nel ciclo di via Giulia si sposino due significati: quello pubblico e quello privato. L'interpretazione scaturisce dalla funzione dell'ambiente: la sala nonostante parte di un palazzo privato era infatti utilizzata come luogo di rappresentanza dove il cardinale solitamente riceveva coloro che chiedevano udienza
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200864052-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1999
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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