lastra, 840 - 860

si tratta della parte superiore di una lastra di pluteo, originariamente decorata da almeno tre archi a rilievo (probabilmente parte superiore di struttura a edicola), dei quali solo il centrale è ora interamente visibile (quello a sinistra per tre quarti circa, quello a destra per due quinti circa); nello spazio sotto gli archi, specialmente sotto il centrale, è riconoscibile il motivo della croce con terminazioni arricciate e fascia interna decorata a intreccio vimineo trisolcato a nodi stretti (di cui rimangono solo i bracci superiori e parte delle volute terminali dei bracci laterali), inquadrata da due gigli disposti radialmente; gli archi, delimitati da due listelli, sono ornati da identico motivo a intreccio vimineo trisolcato e sormontati da un fitto motivo continuo a "cane corrente", a riccioli contrapposti rispetto al centro; nei due spazi di risulta tra gli archi, altrettanti gigli; a filo con le terminazioni superiori di riccioli e gigli, fascia orizzontale, (cont. in OSS)

  • OGGETTO lastra
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Onofrio al Gianicolo
  • INDIRIZZO Piazza di Sant'Onofrio, 2, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La lastra, apparentemente inedita, di cui non si conoscono la provenienza e l'epoca della collocazione esterna come schienale di panchina, viene da D. Borghese (schedatura 1996) accostata stilisticamente ad alcuni frammenti di archi di ciborio (o di pergula) reinpiegati nei fianchi di una cattedra posta al centro dell'abside della cripta della chiesa dei SS. Bonifacio e Alessio, databili, sulla scorta di M. Trinci Cecchelli (1976, pp. 66-69), al pontificato di Leone III (795-816). Sebbene il riferimento sia certamente pertinente, più da un punto di vista iconografico che propriamente stilistico e comunque limitatamente al solo frammento reinpiegato nel lato sinistro della cattedra (Trinci Cecchelli, n. 16), ritengo personalmente (R. Barbieri, revisione 2000) che possano essere proposti accostamenti più significativi. Rispetto al pezzo di S. Onofrio, da un punto di vista stilistico, quello dei SS. Bonifacio e Alessio risulta avere la fascia a intreccio a nodi decisamente più larghi e con un andamento molto più irregolare e spigoloso; il motivo a "cane corrente" sul coronamento dell'arco, così regolare e fitto nella lastra di S. Onofrio, si limita a cinque riccioli irregolari aritmicamente disposti; la stessa vicinanza di motivi iconografici (compare in entrambe anche il motivo del giglio) non è rilevabile se non registrando anche le numerose differenze: diversità di funzione; fascia rettilinea superiore a "cane corrente"; palmetta; listello cordonato. Risultano comunque di particolare evidenza la rigidità delle linee e la totale mancanza di quell'euritmia che caratterizza invece in modo così singolare la lastra di S. Onofrio. Pur restando nel campo di raffronti non del tutto convincenti, almeno nel senso che non servono a dirimere i dubbi su provenienza e cronologia certa, è possibile proporre accostamenti significativi con almeno una quindicina di oggetti e frammenti presenti nelle chiese romane o da esse provenienti, generalmente datati dagli esperti del settore tra il secondo quarto e la metà del secolo IX. Due di questi, classificati dalla stessa Trinci Cecchelli, sono le note lastre di pluteo, integre, inserite nel recinto della schola cantorum della basilica di S. Sabina, per le quali l'autrice propone, con l'ausilio di un'analisi storica, la datazione 824-827 (1976, pp. 202-204). Sebbene nel loro disegno e nella realizzazione vi sia una durezza assente dall'esempio di S. Onofrio, non è possibile non rilevare una preponderanza di caratteri comuni nella scelta e nell'organizzazione dei motivi: stessa croce, stessa treccia nella fascia dell'arco, stesso coronamento a "cane corrente"; solo i gigli sono assenti. Molto vicino a questi pezzi è anche il notevole frammento di lastra di pluteo ora conservato nel lapidario della chiesa di S. Saba, per il quale sempre Trinci Cecchelli ripropone una ricostruzione, già avanzata dal Gavini, che fornisce utili elementi sul possibile aspetto originario della nostra lastra (1976, pp. 120-123). Pur mancando ancora una volta la regolarità e l'euritmia riscontrabili nella lastra di S. Onofrio, ciò che resta della lastra di S. Saba, che l'autrice considera eseguita intorno alla metà del sec. IX, mostra ancora una volta i termini e l'organizzazione di un linguaggio assai prossimo a quello che andiamo investigando. Altro esempio felicemente accostabile, nel quale, sebbene alternato a un uccello, compare anche il motivo dei gigli fra gli archi, è quello della lastra frammentaria proveniente dai lavori del Vittoriano (ora al Museo dell'Alto Medioevo, sala IV, n. inv. 2163) e ritenuta da L. Pani Ermini (1974) realizzati per S. Maria in Aracoeli nel secondo o terzo decennio del sec. IX. A proposito di questo stesso oggetto A. Melucco Vaccaro e L. Paroli (1995) suppongono giustamente che il rilievo fosse articolato in almeno tre arcatelle (come nel nostro caso) e propongono una datazione al secondo quarto - metà sec. IX. Non si può non concordare con le autrici nel rilevare una certa sommarietà di delineazione e di intaglio, al che va aggiunto, nel fare un confronto con l'esempio di S. Onofrio, una certa compressione degli elementi. Sempre nello stesso museo sono conservati diversi frammenti utili al raffronto (ad es.: magazzino, inv. 2198 e 2204). A. Melucco Vaccaro (1974) e U. Broccoli (1981) classificano altri due pezzi di notevole interesse, da loro considerati frammenti di paliotti della metà del sec. IX, rispettivamente collocati nel chiostro di San Giovanni in Laterano e in quello di S. Lorenzo fuori le mura. In entrambi i frammenti troviamo il solito repertorio di motivi a rilievo: croce con terminazioni arricciate, treccia trisolcata, riccioli isolati o "cane corrente"; nel primo dei due perfino i gigli negli spazi di risulta, mentre nel secondo è da notare il particolare allungamento dei riccioli, come nella lastra di S. Onofrio. Tuttavia quest'ultima sembra emergere sempre da questi raffronti distinta da una particolare euritmia di elementi e (cont. in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente straniero in Italia
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200820580
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2000
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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