Filosofi e Virtù

dipinto murale, ca 1518 - ca 1520

Spartizione centrale maggiore con nicchia e due figure maschili ammantate; a sinistra resti di una figura maschile; a destra sovrapporta con due figure femminili

  • OGGETTO dipinto murale
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 550
    Larghezza: 780
  • ATTRIBUZIONI Bonaccorsi Pietro Detto Perin Del Vaga (1501/ 1547)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Baldassini
  • INDIRIZZO via delle Coppelle 35, Roma (RM)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La figurazione centrale è simile a quella sulla parete di fronte, con una figura in piedi e una seduta a colloquio. Della figura sinistra resta solo la testa; a destra il sovrapporta originale vede le due figure probabilmente di Virtù che si porgono qualcosa, in tutto simili a quelle sulla parete destra. Questa sala era il salone principale del palazzo voluto da Melchiorre Baldassini (+1525), avvocato concistoriale, ed edificato da Antonio da Sangallo il giovane. La sala non appare più come la descrisse Giorgio Vasari nella Vita di Perin del Vaga (testimonianza fondamentale per l'attribuzione al pittore), avendo subito molti interventi di adattamento e trasformazione. Nel sec. XIX l'allora proprietario del palazzo, Andrea Nizzica, modificò gli ambienti e tinteggiò gli affreschi. L'inserimento di un controsoffitto nella sala ne ha ridotto circa a metà l'altezza: la decorazione originaria si svolgeva infatti su due registri. I resti del superiore sono rimasti nell'ambiente soprastante; due delle storie romane originarie, fatte staccare da Vincenzo Camuccini nel 1827 e riportate su tela, sono conservate agli Uffizi. Nelle grandi nicchie del registro inferiore, scandite da paraste singole o appaiate, sono solenni figure di filosofi; putti sono rappresentati nelle nicchie piccole, mentre le figure femminili sulle sovrapporte sono forse Virtù. Nel registro superiore cariatidi singole o a coppia scandivano la parete, fiancheggiando riquadri con storie romane. Ne restano La fondazione del Tempio di Giove Capitolino e La Giustizia di Seleuco - conservate agli Uffizi - la Leggenda della Ninfa Egeria e una scena non identificata - in situ-. Le altre scene citate da Vasari sono perdute. L'interpretazione complessiva del ciclo, certo riferito alla personalità e al ruolo del committente, non è stata tentata, anche a causa dello stato frammentario. Come gli altri del palazzo, il ciclo pittorico fu restaurato nel 1956 (con la consulenza di D. Redig de Campos). Sulla vicenda storico-critica, cfr. U. Montini - R. Averini, 1957; D. Redig de Campos in L"Osservatore Romano", 26.2.1956; recentemente M. Cogotti-L. Gigli, Palazzo Baldassini, 1995
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200238529-1
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1981
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2010
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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