reliquiario antropomorfo - a braccio - ambito romano (sec. XIII, sec. XV, sec. XVI, sec. XVII)
reliquiario antropomorfo a braccio,
ca 1600 - ca 1660
Su una base di legno dorato a forma di coppa e decorata con perline, baccelli, festoni, teste di cherubini e rosette, poggia il braccio in lamina argentea priva di ornamenti. Nel braccio è inserita la teca a luce irregolare che contiene la reliquia chiusa da un vetro. Sul braccio è impostata la mano in cui le nodosità delle dita sono ben indicate da un lavoro di incisione e sbalzo
- OGGETTO reliquiario antropomorfo a braccio
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MATERIA E TECNICA
argento/ sbalzo/ incisione
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MISURE
Altezza: 70 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Romano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Maria in Portico in Campitelli
- INDIRIZZO piazza di Campitelli, 9, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La più antica citazione dell'opera risale al pontificato di Martino V (1417-1431) durante il quale Nicola Signorili, segretario del Senato di Roma, nel redigere l'elenco delle reliquie conservate nella chiesa in Campitelli, nomina un "brachium Sancti Marcelliani martyris in argento". Secondo le ipotesi più accreditate e concordemente accettate, il pezzo è sempre appartenuto alla chiesa di S. Maria in Campitelli e non fu traslato da S. Maria in Portico nel sec. XVII. L'opera rientra nel'ambito dell'oreficeria romana medievale per quel che concerne la mano, databile al secolo XIII, e rinascimentale per il braccio sul quale, tuttavia, gli studiosi non si sono ancora pronunciati per l'assenza di elementi datanti. Nel catalogo di Bulgari questo reliquiario non viene considerato nel gruppo degli argenti romani. Grazie allo studio di Ilaria Toesca, è stato possbile collocare quest'opera nell'ambito storico-artistico di appartenenza, aggiungendolo ai tre pezzi recanti il bollo di Roma (+ SP) già menzionati da Bulgari. Il bollo infatti, impresso nella mano, attesta che il pezzo fu eseguito a Roma (+SP ossia Sanctus Petrus) nel terzo o ultimo quarto del sec. XIII. La mano così montata sul braccio sembra distorta e rattrappita, ma se vista con le dita rivolte verso il basso acquista la sua funzione originaria di offerta al bacio dei fedeli. Gli studiosi che si sono interessati all'opera e in particolare Ilaria Toesca, non hanno trovato elementi sicuri per suffragare l'ipotesi che la mano fosse stata impiegata per la stessa reliquia e che non si tratti piuttosto di un reimpiego. La mano per le sue caratteristiche stilistiche, per il linearismo dei tratti e per l'essenzialità delle forme rientra nell'ambito dell'artigianato orafo occidentale. Più complessa è la questione del braccio su cui è montata la mano poiché non reca bolli. Sul retro ci sono tracce di rifacimenti rilevati dall'analisi di I. Toesca. La plastica semplicissima del braccio rende difficile la datazione del pezzo che, comunque, risulta posteriore alla mano e forse anteriore alla base lignea che lo sostiene datata alla metà del sec. XVII. L'apertura della teca, per la sua irregolarità, è stata considerata un'alterazione posteriore. La base, a forma di coppa, è nell'intaglio e nel modulo decorativo simile a quelle di altri reliquiari della stessa chiesa eseguite nella prima metà del sec. XVII. Il reliquiario conserva nella teca un osso relativo al braccio di San Marcelaino proveniente dal cimitero di S. Balbina sull'Ardeatina. L'ufficio dei SS. Marco e Marcelliano si celebrava infatti nella chiesa di S. Maria in Campitelli il 18 giugno come scrive Erra nel 1750
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200232146-0
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Speciale Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Roma
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
- DATA DI COMPILAZIONE 1990
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0