piviale - manifattura inglese (sec. XIII)

piviale, 1200 - 1299

Il piviale è decorato da trenta riquadri polilobi a forma di quadrifoglio. All'interno di ciascun riquadro storie di santi, del Redentore, figure di re. Negli spazi tra un riquadro e l'altro, figure di angeli nimbati e con ali spiegate, abbigliati con ampi drappeggi e scarpe ai piedi, raffigurati con in mano corone del martirio, o con strumenti musicali, e figure femminili. Negli spazi lungo la linea orizzontale superiore, figure di santi da una parte e sante dall'altra, disposti in maniera tale che una volta indossato il piviale, si pongano su due linee parallele. I riquadri sono disposti in file perpendicolari alla linea orizzontale del bordo superiore

  • OGGETTO piviale
  • MATERIA E TECNICA filo di seta/ ricamo a punto diviso o spaccato
    filo d'oro/ ricamo
    lino/ tessuto/ ricamo
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Inglese
  • LOCALIZZAZIONE Anagni (FR)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il piviale è frutto di una ricostruzione operata nel corso del restauro del 1962-1965 da Antonio Santangelo per conto della Soprintendenza, sulla base delle indicazioni fornite da A. H. Christie nel 1926 e poi ribadite nel 1938. Il piviale è stato ricomposto smembrando due dalmatiche o tonacelle composte di diversi frammenti di tessuto. La composizione delle due tonacelle si deve far risalire forse a epoca seicentesca, sotto il vescovo Seneca (1607-1626). Il Barbier (1858) identificava la provenienza delle tonacelle con una dalmatica citata nell'Inventario di Bonifacio VIII. De Farcy (1850) notava che i riquadri a quadrifoglio ricamati in oro sono tipici inglesi e avanzava l'ipotesi che appartenessero ad un originario piviale. Anche la Errera (1912), che suggeriva un'origine inglese, riprendeva l'idea di una dalmatica composta di frammenti congiunti ma originariamente formanti un piviale. Il Sibilia (1914) riprendeva il parere del Barbier. La Christie (1926) (1938) ribadiva che i frammenti derivanti dalle due dalmatiche facevano parte di un originario piviale, impostato sulla ripetizione dell'elemento geometrico che incornicia le singole scene. La Mortari (1963) affermava che l'opera era una tipica espressione dell'"opus anglicanum", per la vivacità dei gesti, l'espressione dei volti e anche per la presenza del martirio di Tommaso Beckett o di S. Edmondo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200202817-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Lazio (con esclusione della citta' di Roma)
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni artistici e storici del Lazio
  • DATA DI COMPILAZIONE 1984
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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