Sant'Antonio da Padova resuscita un morto
dipinto,
ante 1631 - ante 1631
Sacchi Andrea (attribuito)
1599/ 1661
formato rettangolare con intelaiatura in legno
- OGGETTO dipinto
- AMBITO CULTURALE Ambito Romano
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ATTRIBUZIONI
Sacchi Andrea (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria nazionale di arte antica Barberini
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Barberini
- INDIRIZZO Via delle Quattro Fontane 13, Roma (RM)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è conosciuto come bozzetto (inv. 2223) per la pala Sacchi di S. Maria della Concezione, Roma, su commissione del Cardinale Antonio Barberini e viene collocato nella quinta cappella della navata laterale destra, denominata per l’appunto Cappella di Sant’Antonio da Padova, della stessa chiesa, voluta a sua volta dall’omonimo zio nel 1626 e ivi sepolto (cfr. Ann Sutherland Harris 2000, p. 448; Luciano Arcangeli 2010, p. 13). Non è chiaro ancora alla critica di come sia nato il rapporto tra la famiglia papale Barberini e Andrea Sacchi, comunque già conosciuto nello scenario artistico romano dell’epoca. Sicuramente la commissione di questa pala per la cappella del cardinal Nepote si deve collegare ai lavori di dipintura delle stanze di Palazzo (si veda il soffitto dell’“Allegoria della Divina Sapienza” di Palazzo Barberini a Roma), iniziato nel 1629 e concluse nel 1631. È stato lo stesso Antonio Barberini a elevarlo a suo pittore e a commissionargli come prima opera proprio la pala di “Sant’Antonio che resuscita un morto” in Santa Maria della Concezione, finita tra il 1633 e il 1634 (Luciano Arcangeli 2010, p. 13). I numerosi pentimenti presenti nel dipinto attestano l'originalità del bozzetto (cfr. Vodret 1996), da confrontarsi con uno identico (sempre olio su tela, inv. 302), conservato nella Camera Verde di Palazzo Corsini a Roma, e con una versione olio su tavola, custodita invece nei depositi di Palazzo Barberini (inv. 4652). Questi sono forse da ritenersi un insieme di studi effettuati da Sacchi per la composizione della tela di Santa Maria della Concezione, così come attestano molti disegni preparatori già individuati dalla critica in diverse collezioni (cfr. Ann Sutherland Harris 2000, pp. 448-449). Nell’inventario del Fidecommisso del 1816 e nel 1844, alla voce 178 nell'"Inventario Generale di Quadri dell'Eccma Casa Barberini redatto per ordine di S. Eccza il Sig. Principe di Palestrina D. Francesco Barberini l'Anno 1844". Cantalamessa redige un ulteriore inventario nel 1892, dove viene indicata una tela della misura di «[…]m. 0,61 larg. 0,49[…]» che potrebbero indicare il dipinto in questione. La critica, però, pensa che il “n.39” la faccia individuare con la tavola oggi in Palazzo Barberini con numero di inventario 4652, suggerito dall’iscrizione riportata in basso a sinistra F.39 (M. Ulivi 2012, pp. 270-271). Le misure potrebbero riferirsi invece proprio all’opera qui riportata. Nel 1952, per ex fidecommisso, il dipinto venne acquistato dalla Gallerie Nazionali d’Arte Antica e conservato presso i depositi di Palazzo Barberini
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1200160961
- NUMERO D'INVENTARIO 2223
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Gallerie Nazionali di Arte Antica
- ENTE SCHEDATORE Gallerie Nazionali di Arte Antica
- DATA DI COMPILAZIONE 1981
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
2022
- ISCRIZIONI in basso a sinistra - 257 - a pennello -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0