Santa Caterina d'Alessandria

dipinto 1502 - 1503

tavola dipinta

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • ATTRIBUZIONI Sanzio Raffaello (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale delle Marche
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo ducale
  • INDIRIZZO Piazza Rinascimento, 13, Urbino (PU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tavoletta, destinata alla devozione privata e assegnabile all'attività giovanile di Raffaello (1502-1503), è stata acquistata dallo Stato sul mercato antiquario statunitense ed assegnata alla Galleria Nazionale delle Marche nel 1990. Le prime notizie sull'opera ci arrivano da Roberto Longhi che ne parla insieme ad una Santa Maria Maddalena, di identiche dimensioni, entrambe appartenenti, all'epoca, alla collezione di Alessandro Contini Bonaccossi di Firenze (la Maddalena è stata dal 2000 fino a febbraio 2025 in Collezione Alana, per poi essere acquistata da un altro collezionista privato). Morto questo proprietario, la Santa Caterina nel 1955 venne venduto a New York al dittatore filippino Marcos. La Santa Caterina viene raffigurata in piedi sopra la ruota dentata, strumento del suo martirio, mentre con la testa di profilo osserva la palma che tiene con la mano destra. L'autografia raffaellesca è confermata da un disegno oggi conservato al Louvre (inv. 783 DR recto) e raffigurante uno studio per santa Caterina d'Alessandria o sant'Apollonia; nella posa della santa è chiara l'influenza di Perugino e in particolare della sant'Anna nella Presentazione della Vergine al tempio della predella della Pala di Fano, a cui forse lavorò anche Raffaello stesso. Probabilmente in origine l'opera faceva parte di un altarolo portatile, come testimonia la specchiatura marmorea presente sul verso e l'iscrizione sul retro, che continua sulla parte posteriore della tavola con la santa Maddalena: i due dipinti dovevano affiancare una Madonna con Bambino di cui non si hanno più notizie. La committenza dell'opera è tutt'oggi ignota, anche se i colori predominanti, blu e oro, suggeriscono una commissione da parte della famiglia Montefeltro o quanto meno da parte della città di Urbino. A titolo di congettura è possibile collegare la commissione dell'altarolo ad una delle figlie del duca Federico, Elisabetta, divenuta monaca nel convento di Santa Chiara di Urbino, dopo la morte del marito e rapita da Cesare Borgia tra il 1502 e il 1503, anno in cui fece ritorno nel monastero; la felice conclusione di questa vicenda potrebbe essere legata alla commissione dell'opera. Il pendant con santa Maddalena, inoltre, potrebbe alludere all'ambiente conventuale, in quanto la santa era venerata come protettrice dei penitenti
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100264151
  • NUMERO D'INVENTARIO 1990 D 73
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale delle Marche
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2024
  • ISCRIZIONI nel verso della tavola all'interno di un tondo campito di blu - BENEDI/CAT VIRG/O MARIA - lettere capitali - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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