Sacra Famiglia con Santa Elisabetta e San Giovannino

dipinto, 1690-1710

Personaggi: Madonna; Gesù Bambino; San Giovannino; Santa Elisabetta; San Giuseppe. Attributi: (San Giovannino) croce. Architetture. Paesaggi. Abbigliamento religioso

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Mazzolari Mosca
  • INDIRIZZO via Rossini, 37, Pesaro (PU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è una copia fedele, anche nelle dimensioni, della cosiddetta 'Madonna del Divino Amore', attualmente conservata nel Museo di Capodimonte di Napoli. L'originale raffaellesco, da identificare molto probabilmente con il dipinto citato da Vasari che lo ritiene eseguito per Lionello da Carpi signore di Meldola, é da ascrivere alla tarda attività dell'urbinate, che ne affidò sicuramente l'esecuzione (1520c.) ad uno dei suoi allievi, riconosciuto da buona parte della critica in Giovan Francesco Penni, detto il Fattore (De Castris, con bibliografia); acquistato dal cardinal Alessandro Farnese a Roma nel 1564 dagli eredi di Lionello da Carpi, rimase collocato nel suo palazzo romano fino al 1662, quando passò nelle collezioni Farnese di Parma, per essere poi definitivamente trasferito a Napoli nel 1734 al seguito di Carlo di Borbone. La copia, di discreto livello, mostra una notevole aderenza all'originale nell'impianto disegnativo, di qualità soprattutto nella riproduzione dei volti e delle membra nude di Gesù Bambino e di San Giovannino, nonché nel particolare dell'abito della Madonna descritto da un panneggio fluido e sapiente, tanto da far pensare ad un'esercitazione accademica. Rispetto all'originale, caratterizzato da una solida volumetria delle anatomie e da una resa efficace della profondità di campo dell'ambiente, si nota un generale appiattimento delle forme, in parte forse accentuato dall'assottigliamento delle ultime velature applicate per la definizione dei chiaroscuri e dalla patina di sporco che uniforma la superficie. Il nostro copista mostra in questo senso una comprensione piuttosto superficiale del dipinto raffaellesco, dichiarando una distanza mentale e culturale che consente di datare Aalla prima metà del Settecento. Un ulteriore elemento che permette di circoscrivere la cronologia della copia è l'uso di gamme cromatiche più chiare rispetto a quelle del dipinto originale, quest'ultimo caratterizzato da un colorismo intenso e brillante. Nella copia la cromia più spenta -anche in questo caso da imputare parzialmente ad un generale offuscamento della superficie pittorica e forse ad un deterioramento dei pigmenti- e la scelta di tonalità più delicate, forniscono un indicazione precisa in direzione del gusto settecentesco
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100205424
  • NUMERO D'INVENTARIO inv., n. I.P.114
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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