stipo - bottega lombarda (inizio sec. XIX)

stipo 1800 - 1810

Lo stipo, che poggia su due piedi tondi nella parte anteriore e due diritti in quella posteriore, presenta nella fascia che contorna la base un cassetto estraibile ed è chiuso sul fronte da due sportelli intarsiati su entrambi i lati a motivi geometrici. La parte superiore si apre a ribalta lasciando spazio ad un vano rivestito di stoffa; il coperchio è decorato internamente con intarsi in ebano e pietre dure disposti intorno ad un cammeo racchiuso da una cornice di metallo dorato

  • OGGETTO stipo
  • MATERIA E TECNICA pietre artificiali
    Avorio
    legno/ intaglio/ impiallacciatura in ebano
    metallo/ doratura
    tessuto
  • MISURE Profondità: 35
    Altezza: 53
    Larghezza: 60
  • AMBITO CULTURALE Bottega Lombarda
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Civici
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Mazzolari Mosca
  • INDIRIZZO via Rossini, 37, Pesaro (PU)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Lo stipo inteso come un mobile con cassetti e nicchie funzionale a contenere oggetti preziosi o da toelette e da scrittoio esiste come elemento d'arredo sin dall'antichità, è presente nel Medioevo e nel Rinascimento, ma è solo nel Cinquecento che, utilizzato anche come scrittoio (dalla cui funzione deriva il nome di 'studiolo' che spesso si incontra nei documenti antichi) assume la forma di un vero e proprio mobile con sportelli e cassetti: da forziere o scrittoio spesso rivestito in pelle e fornito di maniglie laterali per essere trasportato, si trasforma in arredo fisso. Da questo momento sarà presente in ogni dimora sia appoggiato a tavoli da parete che fornito di un proprio sostegno e per soddisfare la crescente richiesta di tali arredi le botteghe artigiane italiane cominciarono a specializzarsi nella loro realizzazione in diversi materiali approdando ad una tipologia d'arredo sempre più complessa e sfarzosa, soprattutto nella Firenze governata dai granduchi medicei, con forme monumentali e di impianto fortemente architettonico, caratteristica che sarà tipica della maggior parte degli stipi eseguiti durante il Seicento che derivavano la propria struttura da quella delle facciate dei palazzi o delle chiese. Concepiti in forma di elaborate strutture, presentavano al loro interno fondali con complicati congegni di apertura ed erano per lo più sorretti da mensoloni intagliati o da varie figure attegiate in linea col diffondersi del gusto barocco. Con il diffondersi del rococò e, in seguito, del neoclassicismo, gli stipi cominciano a scomparire dagli arredamenti d'interni perchè la nuova moda, ricercando mobili confortevoli e dalle dimensioni ridotte, prediligeva piccoli scrigni o scrittoi dalle forme avvolgenti, per conoscere un nuovo successo nel corso dell'800 (tesori collezione, 1998). Il prezioso arredo della collezione Mosca, che presenta analogie stilistiche con un altro stipo conservato presso i Musei Civici di Brescia che ha la nicchia centrale più ampia, riprende l'uso di decorare le superfici lignee con ornati di avorio e formelle di pietre dure dall'ebanisteria lombarda della seconda metà del Cinquecento anche se invece di applicare gli intagli in avorio in rilievo, le decorazioni sono intarsiate nel legno secondo una tradizione collegabile alle opere realizzate dagli stipettai tedeschi a partire dagli inizi del Seicento. L'opera è databile agli inizi del XIX secolo, periodo in cui a Milano erano attive botteghe d'ebanisteria specializzate nella contraffazione di qualsiasi genere di mobile, soprattutto degli scrigni seicenteschi allora molto ricercati dai collezionisti milanesi che avevano riportato in auge questa tipologia d'arredo, assieme agli intagli e agli intarsi rinascimentali, in seguito alle ricerche tese a documentare con spirito quasi enciclopedico attraverso questi reperti la storia artistica della loro città (tesori collezione, 1998). Relativamente all'acquisizione del pezzo da parte dei Musei Civici di Pesaro si è scelto di indicare genericamente come terminus post quem l'anno di morte della marchesa Vittoria Toschi Mosca (1885), anche se si segnala che fin dal 1877 l'illustre cittadina stilò un testamento in cui lasciava alla città il Palazzo Mazzolari da lei acquistato per collocarvi la propria collezione artistica con l'obbligo espresso di stabilirvi subito un pubblico museo rivolto alla studiosa gioventù (Barletta C.-Marchetti A., 1994)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100205360
  • NUMERO D'INVENTARIO inv., n. I.G.0599
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio delle Marche
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2003
    2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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