allegoria della Giustizia

dipinto, ca 1515 - ca 1515

Personificazioni: Giustizia. Attributi: (Giustizia) spada; corona. Oggetti: cartiglio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 110
    Larghezza: 125
  • ATTRIBUZIONI Agabiti Pietro Paolo (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Comunale
  • INDIRIZZO via Marconi, 6, Serra de' Conti (AN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il frammento di affresco staccato, oggi collocato su un pannello esposto nella sala consiliare del Municipio di Serra de' Conti, proviene da un'abitazione privata, della famiglia Ceccarelli, che originariamente faceva parte del complesso delle carceri comunali presso la scalinata della Porta della Croce. L'edificio era stato a sua volta sede del Palazzo Comunale, qui trasferito nel XVI secolo dalla primitiva "domus" costruita prima del nel 1270 nell'area del Girone, nei pressi dell'attuale Chiesa di S. Michele (V. Villani, 1990). La scoperta dell'affresco si deve allo storico arceviese Anselmo Anselmi, che alla fine dell'Ottocento lo descrisse in un ambiente del palazzo allora adibito a legnaia. Ancora nel 1969 Virginio Villani ne lamentava lo stato di abbandono in un articolo su "Voce Misena" (riportato in Mencucci, 1994). Esso faceva parte di un ciclo di dipinti, comprendenti un riquadro con una "Madonna con Bambino e Santi" ed uno con stemma gentilizio, oggi trasferiti nel palazzo municipale della città secondo un ordine espositivo che non rispecchia l'assetto originario. Al momento dello scoprimento i tre riquadri risultavano uniti, sviluppando una larghezza di 2 metri e, dal momento che si staccavano dal pavimento di circa un metro, lo studioso ipotizzò che le immagini decorassero l'altare di una cappella. Il soggetto sacro di uno dei pannelli potrebbe avvalorare la proposta, ma il tema profano degli altri due suggerisce una diversa destinazione della sala. In uno si intravede in secondo piano lo stemma della città, mentre nell'altro è rappresentata la personificazione della Giustizia, nelle vesti eleganti di una giovane donna incoronata, che è accompagnata da un cartiglio recante una sagace iscrizione in volgare che sentenzia che la giustizia dipende dal "rectore che me ministra". Dunque, come ha scritto Villani, l'ambiente nel quale si trovava l'affresco costituiva l'aula delle udienze e il tribunale dell'antico municipio della città. L'Anselmi tuttavia non andò lontano dal vero nel proporre in Pietro Paolo Agabiti da Sassoferrato l'artefice dell'opera, facendo riferimento alla matrice umbra delle figurazioni e alla coincidenza storica di un suo soggiorno documentato a Serra de' Conti, dove riparò per essere stato coinvolto in patria in un fatto di sangue. Giovanna Comai, che in una monografia sul pittore del 1971 conferma l'attribuzione, colloca l'esilio dell'Agabiti intorno al 1493, ma ritiene più corretto datare gli affreschi intorno al 1515, anno nel quale l'artista realizzò per gli Amici la tavola con la "Vergine in trono con Bambino e Santi", un tempo collocata in un altare della distrutta chiesa di S. Francesco, come ricorda lo stesso Anselmi, e oggi conservata in una chiesa imprecisata della provincia di Milano
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1100044454
  • NUMERO D'INVENTARIO 531
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ancona e Pesaro e Urbino
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici delle Marche
  • DATA DI COMPILAZIONE 1989
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2003
    2003
    2007
  • ISCRIZIONI sul cartiglio in alto - Iustitia so abuon fine ordinata/ Ma secondo elrectore ch me ministra/ Cun so reverita e disprezata - caratteri gotici -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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