Sant'Antonio da Padova predica ai pesci

dipinto,
Rem Gaspar (1542 Ca./ 1615-1617)
1542 ca./ 1615-1617

Pala d'altare a sviluppo verticale. Sant'Antonio da Padova, vestito con il saio francescano, è raffigurato in piedi con un libro e un giglio in mano mentre predica ai pesci disposti in teorie sovrapposte. L'ultima fila è costituita da animali accucciati somiglianti a felini. Sul basamento su cui poggia il santo è visibile un'iscrizione in lettere capitali. Lo sfondo è occupato da un paesaggio collinare piuttosto brullo, dal quale fa capolino un villaggio su cui incombe un cielo dalle nubi plumbee, rischiarato in basso da uno squarcio sui toni del giallo-arancio

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Rem Gaspar (1542 Ca./ 1615-1617)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Chiesa di S. Francesco (ex)
  • INDIRIZZO Via Frà Giordano, 221, Giano Dell'umbria (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto raffigura l'evento miracoloso, avvenuto a Rimini, della predica di Sant'Antonio da Padova ai pesci, tema non raro, ma non particolarmente diffuso rispetto ad altre rappresentazioni iconografiche del santo. In occasione dell'attuale campagna di catalogazione è stata rilevata un'iscrizione vergata sul lato frontale della pietra che funge da appoggio alla figura del francescano. Nonostante la scritta si presenti assai lacunosa, fortunatamente è rimasta ben visibile la firma del pittore che ha permesso di restituire la paternità dell'opera, fino ad ora ignota, al fiammingo Gaspar Rem. L'artista, nato ad Anversa nel 1542 e iscritto alla Gilda di San Luca di quella città nel 1554, si trasferì successivamente a Venezia dove risulta documentato a partire dal 1574/1575 anche se probabilmente il suo insediamento nella città lagunare è da anticipare entro la metà del settimo decennio (cfr. Mancini 2010, p. 6). E' interessante notare come la firma, secondo una consuetudine propria del pittore ed evidenziata da Mancini (2010, pp. 21, 27), sia vergata in lettere capitali. L'opera, di cui non risulta visibile la data, per l'evidenza plastica della figura e la semplicità formale bilanciata dal movimento flessuoso del corpo, per la pittura chiaroscurata interrotta da un luminismo a sprazzi che illumina uno squarcio di cielo sotto le nubi plumbee e il volto del santo, sembra partecipare al clima tardomanieristico della pittura veneziana di inizio Seicento; a questo momento risalgono anche i cinque teleri dedicati al ciclo della Vera Croce, realizzati dal Rem e aiuti tra il 1611 e il 1616 per la Scuola dei Mercanti da Vin in San Silvestro a Venezia, e una Giuditta con testa di Oloferne, di proprietà privata, presentata da Mancini dopo un restauro e che mostra l'influsso di Palma il Giovane e del suo seguace Sante Peranda sul maestro anversese. Per tali considerazioni, la tela di Giano risulta ascrivibile entro il secondo decennio del XVII secolo, fissando come termine ante quem il 1616, anno in cui fu redatto un inventario post mortem di tutti i beni appartenuti a Gaspar Rem (Mancini 2010, p. 45)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000220240
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ISCRIZIONI basamento - [...]V[N]S DEVO[...] OB[...]/ ELLEMOSINIS INDVCTVS B[...]/ GASPAR REM PINSIT [...] -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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