Madonna leggente

dipinto, ca 1600 - ca 1610

La Madonna di tre quarti, ha un manto azzurro ed una veste bruna, dallo scollo e dalla manica della quale fuoriesce la camicia bianca; è intensa a leggere un libro che tiene tra le mani. Il Bambino, con camicia bianca, in piedi sopra un tavolo, abbraccia la Madre. Sullo sfondo una parete in ombra

  • OGGETTO dipinto
  • MISURE Altezza: 98
    Larghezza: 74
  • ATTRIBUZIONI Gramatica Antiveduto (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Pinacoteca Comunale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Comunale
  • INDIRIZZO Spoleto, Spoleto (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La prima mensione a stampa del dipinto è in "Ricerche in Umbria, 2 dove prendendo in esame una pala della Chiesa di San Lorenzo a Borgo Cerreto si pone in evidenza come il gruppo dellaMadonna con il Bambino presente al centro del dipinto sia la copia dell'Opera in oggetto, dalla quale differisce solo per minore qualità (1980, n. 765, p. 480). Lo studio del dipinto è stato approfondito da B. Toscano in occasione della mostra " Arte in Valnerina e nello Spoletino". Nella scheda del catalogo relativo all'opera in oggetto (1983, n. 43, pp. 123-125) l'autore ipotizza una provenienza antica del dipinto nella collezione della famiglia Spada di Roma, una parte della quale fu ereditata dal ramo Spoletine della famiglia he vide il proprio nome congiunto a quello de Rosari. Erede dei Rosari Spada fu la famiglia Parenzi che nel 1852 vendette l'intero patrimonio a Filippo Marignoli. Da questi passò, per eredità, alla famiglia Keen ceh vendette parte dell'arredo del Palazzo ad Eugenio Milanesi nel 1981 dal quale il consorzio acquistò il quadro per destinarlo alla Pinacoteca Comunale di Spoleto. Lo studioso trova conferma alla sua ipotesi sulla primitiva ubicazione del dipinto nella qualità dello stesso, nei suoi caratteri stilistici che denunciano un'appartenenza all'ambiente romano, nella datazione attorno al 1620, elementi che inducono a pensare piuttosto che ad un committente provinciale, al gusto di un esperto collezionista di cui la famiglia Spadanon fece difetto. Per l'attribuzione ad Antiveduto Grammatica il Toscano, oltre all'inquadramento nella problematica della pittura romana, tra il secondo ed il terzo decennio del Seicento, porta una serie di confronti con altri dipinti dell'artista in cui oltre a riconoscere una somiglianza tra i tipi fisionomici delle figure rappresentate, si trova lo stesso modo di eseguire i capelli "a matassa un po' allentata ed unta" e lo stesso effetto nel trattare i panni, candidi, ma negligentemente sciatti e spiegazzati. In una nota alla sua scheda lo studioso aggiunge che anche Mina Gregori e Maurzio Marini si trovano concordi nell'attrbuzione dell'artista romano
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000044052
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Regione Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1983
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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