San Bernardino raccomanda i perugini a Cristo

stendardo processionale 1465 - 1465

Gonfalone processionale contornato da un festone vegetale dipinto

  • OGGETTO stendardo processionale
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a tempera
  • MISURE Altezza: 349
    Larghezza: 221
  • ATTRIBUZIONI Bonfigli Benedetto (attribuito): esecutore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Priori
  • INDIRIZZO Corso Pietro Vannucci, 19, Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera proviene dall’oratorio di san Bernardino dove rimase fino al 1863, quando entrò in Pinacoteca a seguito del decreto Pepoli. Il riconoscimento dell’autografia bonfigliesca risale al Vasari, che vide l’opera ancora in loco. Tutta la critica successiva ha condiviso tale attribuzione ponendo il gonfalone all’interno della cosiddetta nicchia di san Bernardino e mettendolo in relazione con le otto tavolette raffiguranti i Miracoli di san Bernardino. Recentemente tale ipotesi è stata posta in discussione per le evidenti difformità stilistiche e formali tra le due opere, rese ancora più evidenti in seguito agli ultimi restauri. Dalle fonti documentarie risulta che il culto per il Santo crebbe in maniera sensibile in città, per l’impegno sia delle autorità cittadine, che dell’ordine francescano. Nel 1453, solo dopo tre anni dalla canonizzazione di san Bernardino, a Perugia era stato costruito un oratorio in suo onore, per la costruzione e la decorazione del quale furono chiamati gli artisti più in voga del momento, non ultimo Agostino di Duccio. La tela del Bonfigli oltre a celebrare il santo senese che tanto si era impegnato a Perugia nel tentativo di placare le sanguinose lotte che si svolgevano in quegli anni in città, esemplifica perfettamente lo spirito di collaborazione instauratosi tra il Comune e il potente ordine francescano. L’opera deve quindi essere letta non solo nei suoi aspetti formali, ma anche in quelli simbolici. Innanzi tutto il Cristo che sorregge la bandiera rimanda certamente alla battaglia condotta da Bernardino degli Albizzeschi contro le insegne, i vessili, gli stemmi di qualsiasi famiglia o parte politica. In secondo luogo la figura del Santo, che sembra dialogare con Cristo, si riferisce alla funzione di intercessore da lui svolta nei confronti della città di Perugia, dove aveva predicato poco prima di morire in un clima politico infuocato. Ad una delle famiglie perugine impegnate in questi anni in furiose lotte di potere potrebbe appartenere la giovane dama sontuosamente vestita, identificata da Mancini (1992, pp.109-113) con Anastasia Sforza, seconda moglie di Braccio di Malatesta Baglioni; mentre l’ammonimento scritto sulla tunica del fanciullo in primo piano, più che riferirsi al furto commesso dal piccolo personaggio, sembra qui assumere l’aspetto di una generica minaccia rivolta contro chi si macchia di questo reato in maniera reiterata. Infine la presenza dei detentori del potere civile e religioso che rendono omaggio al Santo e che raccolgono gradite offerte (dai documenti risulta che le candele potevano essere anche vendute per ricavarne del denaro da destinare alla costruzione di un oratorio in onore di san Bernardino), a loro volta benedetti dal “intercessor, protector et defensor totius populi civitatis Perusii”, testimonia il forte legame devozionale che legava Perugia al santo senese, nonostante questi avesse più volte tuonato contro la corruzione e i cattivi costumi presenti in città. Nel gonfalone, datato 1465, il linguaggio di Bonfigli non tradisce alcun accento toscano né romano, non si notano, infatti, le preziosità cromatiche, né il gusto per l’antico o il solido impianto monumentale, presenti in opere coeve (affreschi nella cappella dei Priori). Qui Bonfigli è pittore della città in maniera diversa rispetto agli affreschi della cappella dei Priori, dove egli mette in mostra il proprio bagaglio culturale fatto di influenze tardogotiche, di reminiscenze dalla cultura fiamminga, da Domenico Veneziano, Beato Angelico, Benozzo Gozzoli, Filippo Lippi o Piero della Francesca. Il suo compito era quindi meno solenne, ma non meno importante, egli doveva creare un’opera destinata alla religiosità popolare, che con la sua semplicità ed immediatezza comunicasse ad un pubblico meno colto. Il suo interesse qui è concentrato sull’evento storico e sul significato civile, oltre che prettamente religioso, rivestito dal gonfalone. In tale descrizione emergono le sue doti di narratore, che trovano corrispondenza nella meticolosa descrizione degli abiti del tempo, negli edifici in secondo piano e negli angeli, individuabili quasi uno ad uno grazie alle iscrizioni sulle aureole. Un ritorno alla tradizione medievale può considerarsi il fondo oro, le schiere angeliche e le due figure di san Bernardino e di Cristo di dimensioni maggiori rispetto alle figure sottostanti. Così come la mancanza di una visione prospettica unitaria è motivata da precise regole gerarchiche, a cui soggiacciono i personaggi. Per valutare correttamente un’opera di questo tipo è opportuno riflettere sull’uso che di essa veniva fatto. Si tratta di un gonfalone mobile (come emerge dal tipo di supporto e dalle deformazioni presenti lungo le lacerazioni e i tagli della tela), la cui funzione era quella di essere portato in processione (cfr. Mercurelli Salari, 1996)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016229
  • NUMERO D'INVENTARIO 164
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio e per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI nella aureola di San Bernardino - SANCTUS BERNARDINUS - caratteri gotici - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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