Santi

dipinto, ca 1325 - ca 1335

Il supporto è costituito da un’unica asse lignea, dipinta su entrambi i lati. Le cornici, non del tutto originali, sono intagliate a parte e inchiodate al supporto. Il disegno preparatorio è a incisione, con compasso per le aureole, con riga e squadra per la cornice perimetrale e a pennello con colore bruno per delineare le figure. Su entrambi i lati la lamina d’oro è applicata a guazzo su bolo rosso sui fondi, mentre è stesa a missione sui dettagli delle vesti. In epoca ignota è stata completamente raschiata dallo sfondo del verso la preparazione a bolo. La lamina d’argento è a guazzo su bolo rosso e forse meccata sul pastorale e sulle chiavi di san Pietro, sulla mitria di sant’Ercolano, sullo sfondo di Perugia e sulle cornici. Le decorazioni del fondo oro sono eseguite a bulino. La tecnica di esecuzione è la tempera e le pennellate sono stese a corpo. Le cornici erano dipinte con motivi di colore rosso e blu. La decorazione della cuspide nel lato con san Pietro è andata perduta e i frammenti che rimangono non sono più interpretabili (cfr. Garibaldi, 2015, pp. 209-210)

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
  • MISURE Altezza: 161,5 cm
    Spessore: 8,5 cm
    Peso: 22 cm
    Larghezza: 82,5 cm
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • INDIRIZZO Piazza Giordano Bruno, 10, Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sulla provenienza e l'originaria collocazione di quest'opera e di un'altra tavola opistografa di analoghe dimensioni, conservata nella stessa raccolta (inv.25) persistono ancora delle incertezze in quanto le fonti che parlano della loro collocazione ai lati di un crocifisso dipinto da entrambi i lati nei pressi del recinto presbiteriale, che appunto separava la zona destinata al culto dal resto della chiesa, non risultano sufficientemente chiare. Riguardo l’attribuzione la critica si è da sempre orientata nell’ambito di un seguace di Meo da Siena influenzato dalla coeva miniatura perugina. Boskovits (1973, p.15) inserisce le opere nel catalogo di un artista che definisce Maestro dei dossali di Subiaco (cfr. Fratini 1986, pp.596-597) cui riconosce, oltre alle tavole del Sacro Speco e a quelle in esame, una predella (inv.33) e due dipinti (inv. 981 e 11) della Galleria Nazionale dell'Umbria e gli affreschi in un locale dietro l'abside di Santa Maria di Monteluce a Perugia. Todini (1986, p.401; 1989, I, pp.134-135, II, fig.237-238) ritiene, invece, di una diversa personalità le tavole opistografe in esame e le ascrive al cosiddetto Maestro dei Dossali di Montelabate (Vanni di Baldolo?), riferendogli anche gran parte degli affreschi della cappella della Madonna del Sacro Speco di Subiaco, il dossale n. 17 di questa Galleria e un santo vescovo ad affresco nella chiesa di san Michele arcangelo ad Isola Maggiore sul Lago Trasimeno. Piu’ recentemente Subbioni (2003, pp. 130-132) ha riunito sotto l’unico nome di Vanni di Baldolo le due personalità del Maestro di Montelabate e del Maestro di Subiaco. (cfr. Garibaldi, 2015, pp. 207-211 con bibliografia precedente)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016087
  • NUMERO D'INVENTARIO 28
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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