Cristo incoronato di spine. testa di Cristo con la corona di spine

dipinto, ca 1451 - ca 1499

Tavola rettangolare con cornice coeva. Note tecniche: il supporto è costituito da un'unica asse con le fibre del legno in verticale; la cornice, originale, è lavorata a parte e vincolata sul perimetro con chiodi e colla. Non è rilevabile la presenza dell'incamottatura. Gli strati preparatori sono in stucco di gesso e colla applicato in più stesure, anche sulla cornice. Il disegno è eseguito col compasso per l'aureola, composta da quattro circonferenze inscritte, a pennelolo con colore scuro, steso a tratti sottile, per la corona di spine, la sagoma del volto e i tratti del viso. la lamina d'oro è applicata a missione nelle lettere e nelle finiture dello scollo della veste, su bolo arancione, sia sulla cornice che sullo sfondo e decorata , nelle circonferenze dell'aureola, con motivi a granitura e, nell'area più interna, con sottili incisioni a raggera sovrastate da motivi seriali, anch'essi eseguiti a granitura, raffiguranti stelle, inscritti nell'aureola, sono campiti con lacca rossa direttamente sull'oro, così come l'iscrizione. La tecnica pittorica è la tempera, stesa a pennellate corpose

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Bonfigli Benedetto (cerchia)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Maestro Della Pietà Di San Costanzo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo dei Priori
  • INDIRIZZO Corso Pietro Vannucci, 19, Perugia (PG)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Pubblicata da Santi (1985, p. 60 con bibliografia precedente) con l'attribuzione a bottega di Bonfigli, la tavoletta, giunta in Galleria dall'Accademia di Belle Arti, è assegnata da Todini (1989, I, p. 165) al cosiddetto Maestro della Pietà di San Costanzo, cui la riconduce anche Mancini (1992, p. 145). La provenienza nelle collezioni dell'Accademia di Belle Arti a seguito delle demaniazioni del 1810, ricordata da Rossi (1879 ca), può essere confermata dalla presenza di una "testa di Nostro Signore" citata nell'inventario del 1821, come presente nella Camera della Libreria, sulla parete maggiore, ove "si trovano tutte le tavole antiche" (BAP, Indice Generale Accademia, 1821, c. 60r). Il dipinto, forse utilizzato come stendardo processionale, discende da comuni prototipi nordici che ebbero una grandissima diffusione in Italia alla metà del Quattrocento. Pubblicato da Berenson nel 1897, viene messo in rapporto col disegno di Assisi eseguito a penna su pergamena, oggi riferito alla bottega romana dell'Angelico (Assisi, Sacro Convento), e con la tavoletta databile intorno al 1445 conservata nella chiesa di Santa Maria del Soccorso a Livorno, autografa dell'Angelico. In quest'ultima Zocca riconobbe il prototipo del dipinto di Assisi, relegando la replica più indurita della Galleria a un anonimo pittore umbro (1936). La Testa di Cristo coronata di spine perugina, tradizionalmente ricondotta ad ambito bonfigliesco, è accostata da Todini (1989) alla produzione di un pittore attivo a Perugia seguace del Bonfigli, ma influenzato anche dall'Angelico e dal Caporali, da lui denominato Maestro della Pietà di San Costanzo. Farebbe parte del suo catalogo anche il gonfalone processionale con la Madonna della Misericordia nella chiesa di San Giuseppe a Paciano, Cristo in Pietà sorretto dalla Vergine tra i Santi Leonardo e Girolamo, nella chiesa di San Pietro a Perugia, la croce dipinta della Galleria Nazionale delle Marche (inv. 1990 D3) e un trittico già in collezione privata (Todini, 1989). Tale attribuzione è accolta anche da Mancini (1992). Il dipinto si distingue per una grande perizia e una tecnica raffinata nelle decorazioni del fondo oro, nella gamma cromatica scelta, fortemente drammatizzante e per l'estrema resa calligrafica delle ciocche dei capelli e della barba. L'opera è stata esposta nel 2018 (Altra Galleria). Nel catalogo pubblicato nel 2022, Maria Falcone (2022, pp. 244-255) ne ripercorre la storia critica e lo accosta efficacemente ad un omologo esemplare proveniente dal mercato antiquario e ora conservato nel Museo della Yale University; affiancato da due tavolette ad esso incerneriate, attribuite a Bartolomeo Caporali, il dipinto ora americano, rivela la sua natura di immagine devozionale incorporata in un tabernacolo destinato ad essere chiuso, funzione che l'esemplare perugino ha perduto. Correggendo la lettura della iscrizione che corre lungo lo scollo recuperandone l'apocope ("I' so principio"), la studiosa ne recupera la qualifica di prodotto di ampia diffusione testimoniata anche dall'uso del volgare umbro
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 1000016067
  • NUMERO D'INVENTARIO 7
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Galleria Nazionale dell'Umbria
  • ENTE SCHEDATORE Galleria Nazionale dell'Umbria
  • DATA DI COMPILAZIONE 1996
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
    2016
    2023
  • ISCRIZIONI nell'aureola - IHESU[S] CRI STUS NAÇARE [N]US RE X IUDE[ORUM] - a pennello - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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