imperatrice (Ariadne?)
placca di pentittico
Pannello centrale di un pentittico, come si evince dalle scanalature praticate nello spessore tutt'intorno alla tavoletta. Rappresenta un'imperatrice bizantina in posizione frontale sotto un baldacchino con cupola. La base del manufatto è ornata da una fascia ad ovoli e fogliette
- OGGETTO placca di pentittico
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MATERIA E TECNICA
avorio/ incisione/ intaglio/ pittura
- AMBITO CULTURALE Ambito Costantinopolitano
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
- INDIRIZZO Via del Proconsolo 4, Firenze (FI)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Tra gli avori più noti del Basso Impero, la placca in esame può essere accostata all’Avorio Barberini (Parigi, Musée du Louvre, in. OA 9063, datato al secondo quarto del VI secolo), in cui è raffigurato un imperatore trionfante, ma soprattutto alla placca centrale di un pentittico del Kunsthistorisches Museum di Vienna (Antikensammlung X 39), che rappresenta un’imperatrice seduta in trono. Per la somiglianza l’imperatrice intagliata nell’avorio fiorentino, la critica ha proposto di riconoscere nell’avorio viennese la stessa basilissa del Bargello, nonché a ipotizzare che i due avori appartenessero a uno stesso pentittico. Tuttavia non è certo che l’avorio del Bargello sia una valva di dittico: secondo Gaborit-Chopin potrebbe anche essere un’icona imperale in cinque parti. Di certo gli avori di Firenze e Vienna sono “manifesti fondamentali del potere e dell’autorità delle imperatrici bizantine” (Gaborit-Chopin in Ciseri 2018, p. 53). Non si hanno testimonianze su cosa raffigurassero le placche destinate a essere assemblate attorno a quella in esame. Dal confronto con l’Avorio Barberini si è ipotizzato che il pannello superiore raffigurasse due Vittorie alate con una imago clipeata, quello inferiore i popoli sconfitti e quelli laterali due generali o personaggi di alto rango (Ivi, p. 53). Delbrueck ha proposto di riconoscere nell’avorio di Basilea (Historisches Museum, inv. 1876-45) con un’iscrizione riferita a un’imperatrice e due Vittorie alate che reggono il suo ritratto, la placchetta da inserire sopra la placca del Bargello; ipotesi non avvalorata da Gaborit-Chopin sia per la fattura meno accurata, che per il diverso sistema di assemblaggio, incompatibile con l’opera fiorentina. Quanto all’identità dell’imperatrice della placca del Bargello (e di quella viennese), sono stati avanzati i nomi di Irene, Amalasunta, Teodora, Galla Placidia, ma quello che si è affermato, proposto da Modigliani (1898) e ripreso da Delbrueck (1929), è quello dell’imperatrice Ariadne (†515). Figlia dell’imperatore Leone I, si sposò dapprima con Zenone (†491), poi, rimasta vedova, con Anastasio (†518). Se il confronto con le sculture coeve di imperatrici, non ha consentito un’identificazione certa; la vicinanza stilistica con la placchetta dell’Imperatore trionfante Barberini del Louvre, e con i dittici consolare di Aerobindo del 506 e Anastasio del 517, dove si è rilevato un trattamento analogo degli occhi, ha suggerito una data intorno al 500 o nei primi decenni del Vi secolo per l’avorio del Bargello (Ivi, p. 54). Il confronto con la valva del dittico consolare di Clementino del 513 (Liverpool, Walker Art Gallery, inv. M 10036), che nei medaglioni rappresenta Ariadne e Anastasio, oltre a evidenziare la vicinanza dell’acconciatura di Ariadne con quella dell’imperatrice del Bargello, ha fornito un’identità al ritratto ricamato sul tablion dell’avorio fiorentino. Già identificato da Delbueck (1929) nel giovane Leone II, figlio di Ariadne e Zenone, il ritratto maschile va riconosciuto in quello dell’imperatore Anastasio: è infatti riproposto il volto paffuto e e il copricapo con pendilia intagliati nell’avorio di Liverpool. Stante che Anastasio fu console nel 492, nel 497 e nel 507, quest’ultima data è quella più plausibile per l’Ariadne del Bargello (Ivi, p. 54). Quanto alla storia collezionistica dell’avorio, che si è intrecciata con quella dell’avorio di Vienna, proveniente dalla collezione Riccardi di Firenze, esso è stato donato alla città di Firenze da Louis Carrand, che lo ebbe da Frédéric Spitzer, in cambio di una panoplia d’armi. In precedenza esso doveva essere conservato in un collezione privata parigina dove lo vide Claude Gros de Boze, come riporta, però senza indicare il nome del proprietario, Bernard de Mountfaucon nelle Antiquité expliquée et representée en figures (Paris 1719)
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901395336
- NUMERO D'INVENTARIO Collezione Carrand 24
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0