Giunone

statuetta, 1924 - 1934

Scultura a tutto tondo raffigurante Giunone con l'attributo del pavone

  • OGGETTO statuetta
  • MATERIA E TECNICA porcellana dura/ invetriatura
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Di Meissen
  • ATTRIBUZIONI Porzellan-manufaktur Meissen (attiva Dal 1710 Ad Oggi, In Altra Sede)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Guardaroba di Palazzo Pitti/ Lascito Laguzzi
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO Piazza Pitti 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'esemplare appartiene alla collezione del sacerdote Giacomo Laguzzi, da lui stesso donata il 17 agosto 1943 all'allora R. Soprintendenza alle Gallerie per le provincie di Firenze Arezzo e Pistoia (vedi Verbale con l'elenco delle opere consegnate, dove la siglatura alfa numerica associata alle singole voci corrisponde a quella indicata sull’etichetta apposta su ciascun esemplare). La collezione fu depositata a Palazzo Pitti presso il Museo degli Argenti (ora Tesoro dei Granduchi), dove fu esposta dopo gli eventi bellici e successivamente trasferita nella guardaroba della Galleria d'Arte Moderna. Essa è costituita da centotré miniature su lastre in porcellana aventi in prevalenza come archetipi dipinti, da venticinque piatti (dodici appartenenti a una serie con raffigurate scene ispirate alle opere di Richard Wagner e i rimanenti decorati con raffigurazioni di gusto naturalistico o tratte da dipinti di maestri dei secoli precedenti) e ancora da sessanta esemplari tra statuette, scatole, vasi e gruppi scultorei. Sempre per volontà del Laguzzi, a questo nucleo sono stati aggiunti nel 1946 alcune miniature, sempre su lastra in porcellana. L'esecuzione dei manufatti che formano questa raffinata e variegata raccolta è prevalentemente riconducibile alle fabbriche di porcellane attive a Dresda, ma anche in Turingia (vedi il marchio di fabbrica presente su quasi tutti gli esemplari), ed è databile tra la fine dell'Ottocento e non oltre il 1942, in riferimento all’anno della sua donazione. Questa collezione vanta anche la presenza della principale manifattura di porcellane tedesca, quella di Meissen fondata nel 1710 da Augusto il Forte, Elettore di Sassonia e re di Polonia. Il nucleo riunito dal Laguzzi è costituito da ventotto sculture, come rivelato dalla presenza su di esse del marchio con le due spade incrociate. Vi sono soggetti rappresentativi della produzione di questa fabbrica, quali gli animali, ma anche in linea con il gusto dell’epoca e quindi comuni ad altre manifatture di porcellane, come le riduzioni dalla statuaria antica, le figure allegoriche, oltre ai putti e ai fanciulli di gusto arcadico pastorale e ancora a gruppi con scene galanti, allegoriche e mitologiche. Nonostante la comunanza di generi, le sculture di Meissen sono riconoscibili per la raffinatezza del modellato, per il candore della porcellana e per il raffinato decoro pittorico, dove presente. Il marchio di fabbrica è riprodotto in blu sottovernice prevalentemente al di sotto della base e in genere è accompagnato da sigle impresse nella pasta prima della cottura, tra cui quella solitamente alfa numerica identifica il modello dell’esemplare rappresentato, mentre l’altra è ipoteticamente da ricondurre alla maestranza che l’ha eseguito. In taluni casi, sugli esemplari in policromia vi è anche un numero realizzato a pennello, forse da riferire al decoratore. La presenza nella collezione Laguzzi di esemplari di Meissen non decorati trova giustificazione con i soggetti rappresentati di gusto antiquario o allegorici, ad eccezione di una fanciulla che gioca con un cagnolino e di un orientale danzante, che richiama le “chinoiserie” eseguite nella fabbrica fin dai primi anni di attività. La statuetta raffigura Giunone identificabile per l’attributo del pavone alla sua destra e dello scettro, riconoscibile nonostante sia rotto, che stringe con la mano sinistra. La dea è rappresentata “all’antica” e nella posa come nella veste ricorda, seppur con notevoli varianti, la cosiddetta Flora Farnese (Napoli, Museo Archeologico Nazionale, inv. 6409). Indossa un chitone senza maniche, la cui spallina destra si confonde con il corto mantello che le scende sull’omero lasciando il seno scoperto. Si tratta di una notevole reinterpretazione dell’abbigliamento del citato marmo antico, che si rivela anche nelle piegature della fascia annodata sulle anche, la quale oltre a legare il mantello alla veste solleva quest’ultima sopra le ginocchia eliminando il lembo che l’archetipo tiene nella mano destra. Per l’acconciatura, invece, il nostro esemplare è avvicinabile all’Afrodite del tipo Dresda-Capitolino, con i capelli divisi sulla fronte e alcune ciocche raccolte sulla sommità della testa con un nodo e con una crocchia, la quale nell’esemplare antico si trova all’altezza della nuca. Il movimento dei capelli sciolti che ricadono lungo le spalle e il gonfiarsi del mantello, contraddice la staticità delle sculture antiche e allude probabilmente al vento e quindi a Giunone quale dea dell’aria. L’etichetta applicata con la numerazione corrispondente alla voce sul Verbale di consegna della collezione Laguzzi (Laguzzi 9) copre parte della superficie del manufatto, pertanto non permette una completa lettura di eventuali altre sigle apposte sotto la base. Tuttavia, appare visibile la marca della Manifattura di Meissen con le due spade incrociate con un puntino tra le lame, che fu applicata sugli esemplari da essa prodotti tra il 1924 e il 1934
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901143163
  • NUMERO D'INVENTARIO OdA Pitti 2138
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Le Gallerie degli Uffizi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • ISCRIZIONI sullo spessore della base - "95-" - a matita -
  • STEMMI sotto la base - di fabbrica - Marchio - due spade incrociate con un puntino tra le lame, in blu
  • DOCUMENTAZIONE ALLEGATA dichiarazione autografa (1)
    dichiarazione autografa (2)
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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