archibugio a pietra focaia di Cristoforo Leoni - produzione pistoiese (XVII/ XVIII secc)

archibugio a pietra focaia, ca 1673 - ca 1709
Cristoforo Leoni (notizie Anni Sessanta-settanta Del Xvii Sec)
notizie anni Sessanta-Settanta del XVII sec

Arma da fuoco portatile. Canna a due ordini, tonda e quadra, in origine azzurrata. Tacca di mira in ottone dorato

  • OGGETTO archibugio a pietra focaia
  • MATERIA E TECNICA LEGNO DI NOCE
    Ottone
    FERRO
    ACCIAIO
    CORNO
  • AMBITO CULTURALE Produzione Pistoiese
  • ATTRIBUZIONI Cristoforo Leoni (notizie Anni Sessanta-settanta Del Xvii Sec)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO via del Proconsolo. 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La firma CLP è quella del maestro di canne Cristoforo Leoni di Pistoia, operante alla corte medicea negli anni Sessanta e Settanta del Seicento. L'iscrizione garantisce l'uso del ferro biscaglino, ovvero il ferro estratto e pre-lavorato nel nord-est della Spagna, la cui importazione a Firenze ad opera di mercanti castigliani è documentata già nel 1494. Nell'inventario del 1668, redatto l'anno dopo la scomparsa del principe Don Mattias, figura un «Archibuso da padule» con cassa d'acero e canna di Cristoforo Leoni, che Boccia e Thomas ipotizzavano poter essere il presente archibuso o quello inventariato come AM 134. Il monogramma FM indica che, dopo la morte di Don Mattias, l'arma divenne di proprietà del Gran Principe Don Ferdinando. Al Bargello il monogramma FM si trova sugli archibusi AM 87 e AM 134 (con canne firmate da Cristoforo Leoni di Pistoia), AM 119 (piastra firmata da Sebastiano Acquafresca), AM 68 (piastra firmata da Michele Lorenzoni). Inoltre si trova sulla coppia di pistole della ex collezione Odescalchi (inv. 32-33 firmate da Matteo Acquafresca, figlio di Sebastiano); su due archibusi della collezione Terenzi (canne firmate da Cristoforo Leoni di Pistoia); sulla coppia di pistole della collezione Hallwyl di Stoccolma (inv. A 24); sulla canna dell'archibuso conservato nella collezione Scheremetew di San Pietroburgo (firmata da Giovanni Battista Leoni di Pistoia e la piastra da M. Botti, probabilmente esponente della famiglia di archibugiari di Lumezzane); intarsiato in argento sul calcio dell'archibuso a due colpi T 105 dell'Armeria Reale di Torino (firmato dall'archibugiaro inglese Andrew Dolep, proveniente dall'armeria medicea e appartenuto al re Vittorio Emanuele II, che probabilmente l'aveva preso dalla collezione del nonno materno, il Granduca di Toscana Ferdinando III). La corona è una semplificazione a cinque punte della corona granducale, sicuramente per le dimensioni ridotte del punzone (unica eccezione è il monogramma sul calcio dell'archibuso di Torino T 105, che - essendo di grandi dimensioni - riporta la corona granducale completa). La corona chiusa era stata concessa a Cosimo III dall'imperatore Leopoldo il 5 febbraio 1691, come era stato precedentemente concesso ai Savoia, e fu riconosciuta da Spagna, Francia e dal Papato nel 1699, e Cosimo III ottenne ufficialmente il titolo di altezza reale solo nel 1702. Tuttavia sulla sua tomba nelle Cappelle Medicee campeggia lo stemma con corona aperta. In passato le lettere del punzone sono state interpretate come AM per A(rmeria) M(edicea) o A(rsenale) M(ediceo), ma non essendo mai esistito un Arsenale Mediceo così nominato e l'Armeria Medicea propriamente detta non ha mai marcato le armi in deposito, l'ipotesi fu scartata dal Boccia. Priva di fondamento fu l'ipotesi che vedeva nel monogramma la firma di Matteo Acquafresca, in quanto il monogramma si trova in armi le cui canne sono firmate da altri armaioli, come quelle di Cristoforo Leoni, e del resto non risulta che gli Acquafresca abbiano mai costruito le canne nella loro officina ai Pianacci. Osservando meglio le lettere ci si accorge che in realtà si tratta di una M e di una F in una elegante corsiva maiuscola calligrafica, intrecciate tra loro e con l'aggiunta di una F specularmente simmetrica. L'ipotesi quindi più probabile è che si tratti di un punzone di proprietà. Trattandosi di armi prodotte tra gli anni Sessanta del XVII secolo e gli anni Dieci del secolo successivo, il punzone può essere del Gran Principe Ferdinando, nato nel 1663 e morto, prima del padre, nel 1713 non divenendo mai Granduca, oppure del cardinale Francesco Maria, nato nel 1660 e deceduto nel 1711. Tuttavia la presenza della corona e il trofeo d'armi militari, che accompagna il monogramma sull'archibuso del Bargello firmato dal Lorenzoni, sarebbe da escludere il cardinale Francesco Maria come proprietario di queste armi. Quindi il periodo di produzione di queste armi dovrebbe rientrare in una forbice cronologica che comprenda almeno il 1673, quando il Gran Principe aveva dieci anni ma si cimentava già in battute di caccia al daino con la carabina, e il 1709, l'anno in cui fu colpito dalla emiplegia, che lo rese inabile e poco dopo lo portò alla morte. Trascrizione dall'Inventario del 1878: «Archibuso canna di fabbrica italiana avente delle filettature di argento nel terzo e le iniziali C. L. P. con la iscrizione FERRO BIS. Batteria con qualche ornamento a bulino, acciarino alla francese piuttosto ordinario. Mezza cassa di noce montata in ottone. Lung. della canna m 1,50, lung. totale m 1,89». La scheda menziona anche il numero 54 di un inventario precedente a quello del 1878, di cui non si ha riscontro
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901142982
  • NUMERO D'INVENTARIO AM 87
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • ENTE SCHEDATORE I Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • DATA DI COMPILAZIONE 2020
  • ISCRIZIONI sulla canna - Ferro Bis O (la O è soprascritta alla S) - capitale -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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