archibugio a pietra focaia di Lazzarino Cominazzo, Louis Carrier - produzione bresciana, produzione francese (terzo quarto XVII sec)

archibugio a pietra focaia, ca 1660 - ca 1665
Louis Carrier (notizie Anni Settanta-ottanta Del Xviii Sec)
notizie anni Settanta-Ottanta del XVIII sec

Arma da fuoco portatile. Canna a due ordini, tonda e quadra. Traguardo scolpito

  • OGGETTO archibugio a pietra focaia
  • MATERIA E TECNICA ARGENTO
    FERRO
    ACCIAIO
    legno di acero
    CORNO
  • AMBITO CULTURALE Produzione Bresciana Produzione Francese
  • ATTRIBUZIONI Lazzarino Cominazzo (1634-1696)
    Louis Carrier (notizie Anni Settanta-ottanta Del Xviii Sec)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei del Bargello - Museo Nazionale del Bargello
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo del Bargello
  • INDIRIZZO via del Proconsolo. 4, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La firma della canna è di Lazzarino Cominazzo, da identificare in Fortunato Cominazzo (1634-1696), meglio noto come Lazzarino IV. I Cominazzi erano una famiglia di archibugiari di Gardone Val Trompia, rinomati per la produzione di canne. Nonostante avessero differenti nomi di battesimo, erano soliti firmarsi Lazarino o Lazaro Cominazzo, firma celebre in tutta Europa. Il primo dei Cominazzi a firmarsi Lazarino Cominazzo fu Angelo, soprannominato appunto Lazarino (1563-1646). La firma fu ripresa artigianalmente dal figlio Lazaro, noto come Lazarino II (1604-1639), dal nipote Lorenzo, detto Lazarino III (1608-1661) e dal pronipote Fortunato, famoso come Lazarino IV (1634-1695). Il nome di Lazaro Cominazzo, il capostipite della famiglia nato nel 1547, fu adottato dal nipote di questi, Lazaro II (1600-1661), e dal pronipote, il celebre Lazaro II (1646 circa-1680). Altri archibugiari della famiglia furono Giovanni (1635 circa-1664); Pio, nato intorno al 1639 e del quale si ignora la data di morte; Angelo, probabilmente fratello o cugino di Lazzarino IV, morto intorno al 1702; i due figli di Lazzarino IV, Bartolomeo (1665-1705) e Pietro (1670-1708); Fortunato (1680-1731), figlio di Lazaro III; Bartolomeo (1688-1768) e suo fratello Francesco (ancora in attività nel 1725). Si conosce anche un Vincenzo Cominazzo, che lavorò alla corte di Firenze, ma non è ancora chiaro il suo grado di parentela con gli altri Cominazzi. Il primo a fornire notizie certe sui Cominazzi fu Antonio Petrini, nipote di Giuseppe di Vagnozzo Petrini custode del Guardaroba mediceo dal 1631. Il Petrini fu maestro archibugiere di Fermo attivo prima alla corte di Urbino e poi in quella medicea per il principe Don Lorenzo, fu anche autore di un trattato di archibugeria, "Arte fabrile overo Armeria Universale", composto intorno agli anni Quaranta del XVII secolo, la cui copia più antica è datata al 1641 (Città del Vaticano, Bilbioteca Apostolica Vaticana, ms. Patetta n. 302), anche se la copia più nota, del 1642, è conservata a Firenze (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, manoscritti, Magliabecchiano, XIX, n. 16). In quest'opera l'autore scrive: «E’ stato ancora un homo illustre chiamato Lazarin Cominaz, il quale è stato uno de’ più grandi Maestri, che mai sia stato ad alcun secolo, nelle quale canne vi è scritto le sottoscritte parole ciò è […] Il figliuolo ancora scrive il medesimo nome, ma non è scritto nel medesimo modo, perché il padre scrive Lazar Cominaz ed il figliuolo scrive Lazarino Cominazzi; se bene ancora le sue sono molto bone, ma quelle del Padre sono state assai megliore e meglio tirate, ma dentro sono meglio quelle del figliuolo. Sono queste canne Lazarine molto nominate per tutto il mondo». La fama delle canne firmate Lazzarino Cominazzo arrivò al punto da ispirare falsi già all'epoca, tanto che l'archibugiaro madrileno Alonso Martinez de Espinar, contemporaneo del Perini, nel suo trattato "Arte de ballesteria y monteria", composto a Madrid nel 1644, scrisse: «Vi era un artigiano che lavorava un tempo in Italia ed era chiamato Lazari Comnaz: faceva ottime canne, ma quando udirono circa la richiesta di queste canne parecchi altri si misero all'opera e fecero pessime canne col nome contraffatto di Lazari Cominaz, e di queste contraffazioni molte sono scoppiate causando serii accidenti». Tali contraffazioni si trovano ancora conservate in armerie di tutta Europa e di talune rimangono tracce documentarie precise, come la contraffazione effettuata da Lodovico Modenese, archibugiere del 1698 (Archivio di Stato di Firenze, Guardaroba Medicea, n. 1073 bis, c. 1297). Molte città vollero attribuirsi una bottega Cominazzo, al punto che ancora nel 1795 Isidro Soler scriveva nel suo "Compendio Historico de los arcabuceros de Madrid": «Vi è chi pretende che Lazari Cominaz abbia forgiato canne a Madrid, ma la verità è che egli non lasciò mai l'Italia, sebbene sia stato il più celebre archibugiaro straniero del suo tempo. Le sue canne furono le più apprezzate di tutta Europa e lo sono ancora sotto l'aspetto della sicurezza, ma poche sono vere e molte le false a causa della stima di cui godette a quel tempo». Alcuni Cominazzi attivi dagli anni Trenta del XVI secolo sono figure note nei registri criminali di Gardone. Uno è ricordato in un documento del 23 aprile 1632, quando il provveditore generale in Terraferma Alvise Zorzi revocò i bandi che avevano colpito tutti i maestri coinvolti in assassinii e violenze. Fra i graziati figurava un Lazzaro Cominazzo. Grossomodo negli stessi anni fu attivo un altro Lazaro, celebrato dai contemporanei il quale, bandito da Gardone dopo il 1621, lavorò per quattordici anni al servizio del principe don Lorenzo de' Medici. Per quest'ultimo Lazaro, il quale negli atti notarili si firmava Lazarino Cominazzi e sulle canne Lazarino Cominazo, il bando venne sospeso nell'anno 1635. Tra il 1638 e il 1639 egli "finiva" le stupende canne per due carabine e due pistole che sarebbero poi state donate a Luigi XIII dal Senato veneziano: le tre superstiti sono identificabili nell'archibuso e nelle due pistole ora a Stoccolma (rispettivamente: Stoccolma, Livrustkammaren, nn. 1606, 1607, 1782). Queste ultime sono tra le rarissime armi da fuoco bresciane databili con precisione perché, contrariamente agli armaioli di altri centri, quelli bresciani, salvo pochissime eccezioni, non mettevano mai la data sui loro prodotti. Durante una sparatoria avvenuta a Gardone il 22 luglio 1641 moriva la madre di Angelo Chinelli che, un mese più tardi, con una archibugiata uccideva a sua volta Lazaro, ritenuto responsabile di quanto era successo. Tutte le canne dei Cominazzi sono firmate e generalmente si distinguono abbastanza bene dalle contraffazioni per alcune caratteristiche della firma stessa, soprattutto quelle di Lazzarino IV. Infatti la firma si apre e si chiude con un punzone trilobato punzonato tre volte; lo stesso marchio è usato due volte tra nome e cognome. I punzoni delle lettere, sempre uguali per dimensione e morfologia, sono in una capitale caratterizzata da grazie molto pronunciate. La piastra è stata montata in un secondo momento, dopo il 1764. Il marchio S.E. sotto un giglio è il marchio del banco di prova della Manufacture d'armes de Saint-Étienne. Nel 1666 fu aperto a Parigi Le Magasin Royal des Armes, per rifornire l'esercito con le armi sia bianche sia da fuoco prodotte a Saint Etienne, importante centro di produzione fin dal Medioevo, rinomato soprattutto per la produzione di lame di pugnali e coltelli. La Manufacture Royale d'Armes de Saint Etienne, con il suo banco di prova caratterizzato dal punzone con il giglio, fu fondata nel 1764 per iniziativa di Luigi XV con il compito di rifornire d'armi l'esercito. Ma per i prestigiosi armaioli di Saint Etienne arrivarono commissioni dai signori di tutta la Francia. Louis Carrier fu uno di questi armaioli, attivo tra gli anni Settanta e Ottanta del XVIII secolo. Il numero 26 inciso sul codolo di culatta indica il numero di collocazione in un vecchio deposito. Trascrizione dall'Inventario del 1878: «Archibuso canna liscia alla damaschina [NdT: damaschina cancellato a lapis]. Batteria liscia con acciarino alla francese. Cassa intera di noce montata in acciaio. Lung. della canna m 1,25, lung. totale m 1,65». La scheda menziona anche il numero 217 di un inventario precedente a quello del 1878, di cui non si ha riscontro. La scheda menziona anche il numero 217 di un inventario precedente a quello del 1878, di cui non si ha riscontro
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0901142966
  • NUMERO D'INVENTARIO AM 71
  • DATA DI COMPILAZIONE 2019
  • ISCRIZIONI sulla canna - Lazarino Cominazzo - capitale - A PUNZONE -
  • STEMMI sulla piastra - Marchio - banco di prova della Manufacture d'armes de Saint-Étienne - S.E. sotto un giglio
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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