testa di donna

protome, 1245 - 1278
Nicola Pisano (bottega)
1215-1220/ 1278-1284

Protome in marmo raffigurante il volto di una donna

  • OGGETTO protome
  • ATTRIBUZIONI Nicola Pisano (bottega): esecutore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Arnolfo di Cambio
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La protome proviene dal secondo ordine della galleria esterna del Battistero dalla quale fu probabilmente rimossa nel corso dell'Ottocento, durante la vasta campagna di restauri che interessò l'intero edificio e dove era posizionata alla base degli archetti. La scelta di decorare con una sequenza di loggette l'ordine superiore del Battistero arricchendolo di protomi alla base d'archi è certamente connessa alla suggestione esercitata dalle soluzioni già elaborate per i prospetti degli altri edifici della piazza pisana: la Cattedrale e il Campanile ancora in via di completamento. Originariamente la protome così come le altre, ancora in opera, poggiava su un busto panneggiato ricavato sommariamente da un blocco di pietra a se stante. Innovativa risulta questa soluzione di associare le teste a busti panneggiati: l'evidente carattere sommario che tuttavia ne scaturisce dall'insieme, fa supporre che l'inserimento dei busti abbia costituito un espediente stilistico, escogitato al momento della messa in opera, secondo un gusto vicino ai nuovi orientamenti "gotici" della metà del XIII secolo; inoltre questo maggior slancio impresso ai busti con l'intermissione, tra tavola basamentale e arco, di un blocco cubico - secondo una tipica modalità nicoliana - elevando il piedritto degli archetti e trasformando l'arco a tutto sesto in sesto oltrepassato, proietta verticalmente i busti e trova anche una ragione statica. Se pur innovativa questa soluzione risulta nel complesso incongruente: tra l'epoca della realizzazione e la messa in opera delle teste intercorse un notevole lasso di tempo, nel corso del quale fu probabilmente concepita anche la soluzione dell'inserimento dei busti stessi. Non è così escluso che il suo montaggio definitivo sia avvenuto dopo il settimo decennio del secolo quando Nicola pur soggiornando periodicamente nella città per verificare lo stato di avanzamento dei lavori al Battistero attendeva anche ad altre importanti opere fuori dal territorio pisano. I modelli a cui fa riferimento Nicola Pisano per questa protome sono i rilievi ascrivibili alla sua prima attività toscana: significativo è il confronto con le teste-mensola del tiburio della cupola del Duomo di Siena cui l'artista doveva attendere intorno alla metà degli anni Quaranta del XIII secolo e a cui rimanda anche la stessa tipologia architettonica a loggette del Battistero pisano. Da un punto di vista stilistico la protome in questione evidenzia stretti legami con tratti e fisionomie della statuaria di culto e della ritrattistica romana: in questo volto femminile si leggono i segni della profonda meditazione che Nicola deve aver compiuto nel suo approdo a Pisa osservando le numerose testimonianze di epoca romana e tordoromana e in particolare i sarcofagi all'epoca presenti in gran quantità intorno al Duomo e successivamente trasferiti nel Camposanto Monumentale. Il richiamo alla classicità è evidente e rivela la ricchezza della cultura di Nicola, il quale attinge alle fonti più disparate ma reinterpretandole alla luce di un naturalismo del tutto moderno e che fonderà successivamente in un lessico aulico di altissimo valore formale. Ogni reminiscenza culturale, ogni calco da civiltà figurative vicine e lontane viene trasformato da una cifra stilistica di cristallina chiarezza in ciascuna di queste teste del ciclo, capace di esaltarne i più sottili giochi proporzionali e le più riposte possibilità plastiche e chiaroscurali. In effetti il Carli ( Carli, 1986 ) ritiene questa testa, insieme alla testa virile proveniente dallo stesso ciclo, tra le sculture meno nicoliane: questa testa femminile con berretto in particolare, acconciata "alla moderna", nella sua salda e ferma volumetria e nel taglio incisivo degli occhi, è approssimata dallo studioso ai modi di Arnolfo di Cambio. In ultima analisi tutti questi rimandi tipologici e formali consentono di ascrivere tale protome e quella raffigurante un volto virile barbato, esposta sempre al Museo dell'Opera del Duomo, al settimo decennio del XIII secolo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900769199
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00769199
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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