ritratto del canonico Pandolfo Ricasoli

dipinto ca 1630 - ca 1630

n.p

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Sustermans Giusto (1597/ 1681)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Palatina e Appartamenti Reali
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Pitti
  • INDIRIZZO P.zza Pitti 1, Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La presenza nelle collezioni granducali del ritratto del teologo Pandolfo Ricasoli (1581-1641), canonico della Metropolitana fiorentina, è giustificata dagli stretti rapporti intrattenuti dal religioso con la corte medicea sin dagli anni venti del '600. Fu autore infatti delle orazioni funebri per don Lorenzo e per Cosimo II de' Medici, e di una biografia della duchessa Caterina di Mantova (Goldenberg Stoppato 1986). Il ritratto, eseguito dal Suttermans attorno al 1630, fu modificato con l'aggiunta di alcuni attributi e dettagli documentari a seguito della condanna inflitta al Ricasoli dal Sant'Uffizio nel 1641, per un grave episodio che lo vide coinvolto in prima persona. Il reato che gli fu contestato, nell'esercizio delle sue funzioni di guida spirituale presso l'Istituto di Santa Dorotea a Firenze, fu quello di corruzione della direttrice e delle sue educande, nonchè di alcuni prelati, con l'aggravante di essersi servito di devianti speculazioni teologiche. L'analisi iconografica del dipinto permette infatti di individuare sia gli attributi di tipo devozionale riferibili alla dimensione spirituale e religiosa del Ricasoli, sia le aggiunte e le modifiche successive alla sua condanna. Tra gli attributi originariamente concepiti per la composizione il rosario e il crocifisso, simboli dei devozione, le rose e l'orologio, simboli della caducità terrena, e il volume della Bibbia ebraica sul tavolo, dono ricevuto dal suo maestro Cosimo Svetonio (cfr. Pizzorusso 1983, Chiarini 2003). I riferimenti alla sua dissolutezza sono individuabili invece nelle pagine aperte del Vangelo di Matteo (23, 26-29) che mostrano il passo in cui si condanna l'ipocrisia, nel piccolo demonio che si accosta al suo orecchio sinistro, e nel cartiglio documentario in latino, in alto a destra, dove viene riassunta la vicenda per la quale il Ricasoli fu condannato. Il ritratto è appartenuto al granduca Ferdinando II di Toscana. La sua attribuzione al Suttermans, già registrata nel 1690 nell'inventario redatto alla morte di Cosimo III, è stata accettata dalla critica moderna sulla base di stringenti analisi stilistiche ( Chiarini e Pizzorusso 1983, Goldenberg Stoppato 1986, Chiarini 2003). In particolare la critica ha messo in evidenza strette analogie stilistiche con il ritratto di 'Ferdinando II de' Medici' eseguito dal Suttermans attorno al 1627, rilevando tuttavia che il ritratto del Ricasoli presenta uno stile più evoluto, vicino alla ritrattistica di Andrea Sacchi conosciuta dall'artista nel corso del soggiorno romano del 1627. Pizzorusso sottolinea inoltre le tangenze con la contemporanea pittura fiorentina di indirizzo naturalistico dell'ambito di Jacopo da Empoli
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900745814
  • NUMERO D'INVENTARIO Palatina 401
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Le Gallerie degli Uffizi
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • ISCRIZIONI in alto a sinistra, nel crocifisso - I(ESUS) N(AZARENUS) R(EX) I(UDAEORUM) - S. Matteo Evangelista - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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