ritratto di Maffeo Barberini

dipinto ca 1596 - ca 1597

Dipinto su tela raffigurante un ritratto maschile

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Merisi Michelangelo Detto Caravaggio (1571/ 1610)
  • LOCALIZZAZIONE Firenze (FI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE "Il dipinto, già rintelato probabilmente nel corso del XX secolo, è attualmente in corso di restauro. Esposto nel 1951 a Milano nella mostra 'Caravaggio e i caravaggeschi', con l'attribuzione a Caravaggio. L'opera raffigura il ritratto di Maffeo Barberini (1568-1644), seduto di tre quarti e volto a sinistra. Il prelato indossa le vesti della carica di protonotario apostolico. Davanti al Barberini, che appoggia la mano sinistra sul bracciolo della poltrona in legno, si trova un tavolo coperto da una semplice tovaglia, sul quale sono due libri (su quello aperto è posata la mano destra del ritrattato) e un'anfora di vetro con un mazzo di fiori. Maffeo Barberini venne nominato Protonotario apostolico nel 1593, poi cardinale nel 1605 e nel 1623 divenne Papa col nome di Urbano VIII. Il ritratto fu certamente eseguito su commissione dello stesso Barberini. Rimasto anche dopo la morte di Maffeo tra le proprietà della famiglia romana, il dipinto passò quindi alla famiglia fiorentina dei Corsini dopo il 1881, in seguito ai matrimoni di Anna e Luisa Barberini Colonna con Tommaso e Pietro Francesco Corsini. Dalla fine del sec. XIX l'opera è quindi sempre rimasta di proprietà dei Corsini. Oggi appartiene agli eredi di Anna Lucrezia Corsini, Ginevra Sanminiatelli, Livia Sanminiatelli e Fabio Sanminiatelli, ed è conservata nel Palazzo Corsini di Via del Parione. Alcuni documenti d'archivio (già resi noti nella bibliografia esistente sull'opera) possono essere collegati al dipinto nell'ambito delle collezioni dei Barberini. Nel 1608 (13 dicembre) tra le proprietà di Maffeo Barberini in Palazzo Salviati a Roma sono registrati, al n. 33 "Due ritratti di Sua Sig.ria Ill.ma". Uno dei due può essere con una certa probabilità identificato col dipinto qui in oggetto, dal momento che nel 1655 lo si riconosce con certezza in un successivo inventario delle opere di proprietà della famiglia come "Un quadro con dentro un retratto di un prelato con caraffa con fiori dentro con un libro aperto, che tiene la mano sopra e sta a sedere". L'attribuzione di questo ritratto di Maffeo Barberini al Caravaggio, avanzata per la prima volta nel 1912 da Lionello Venturi e sostenuta in seguito da molti studiosi (pur con alcune voci dissenzienti), è stata di recente riproposta con forza dal Petrucci (cfr. F. Petrucci, 'Pittura di Ritratto a Roma. Il Seicento', II, 'Biografìe, schede e apparati', 2007, pp. 294-297, con completa bibliografia precedente) con argomenti che possono essere pienamente condivisi. A favore dell'attribuzione al Merisi depone innanzitutto la stessa invenzione, fortemente naturalistica sia pure su un impianto che presenta ancora elementi della ritrattistica tardo-manierista, con le ardite soluzioni prospettiche delle braccia, gli scorci delle mani, la posizione angolata del tavolo in primo piano che tende a inglobare l'osservatore nello spazio del quadro. Sono elementi che si possono collegare alla prima produzione romana del Caravaggio, come del resto anche l'espressione interrogativa ed immediata del volto, colto nell'istante, il taglio allungato degli occhi a mandorla. Anche la caraffa dei fiori trova riscontro nell'opera del Merisi, ad esempio nell'analogo particolare del Suonatore di liuto dell'Ermitage. Molto caratteristica del pittore lombardo è anche la partizione della luce e dell'ombra nello sfondo, con la parte destra rischiarata ed intonata su un tono bruno che si ritrova in altre opere della prima produzione romana del Caravaggio, come ad esempio nel Bacco degli Uffizi. I caratteri stilistici sopra elencati inducono a proporre una datazione precoce nel percorso dell'artista, probabilmente intorno al 1596-1597. Gli elementi di forte novità del ritratto, alla data proposta (che trova riscontro anche nella biografia del Barberini), e la sua altissima qualità pittorica, offrono quindi forte sostegno all'attribuzione al Caravaggio. Oltre che per questo importante riferimento, il dipinto riveste un notevole significato per la ricostruzione della figura storica di Maffeo Barberini, oltre che per le vicende del collezionismo aristocratico tra Roma e Firenze. La cornice, in legno intagliato e dorato, è di manifattura fiorentina del tardo XVII secolo, cm. 135 x 156". Dott. Stefano Casciu, Soprintendenza SPSAE e per il Polo Museale della Città di Firenze
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà privata
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900745773
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la citta' metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della citta' di Firenze
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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