calice, opera isolata di Parraud Pierre (bottega) (fine/inizio secc. XVIII/ XIX)

calice 1798 - 1809
Parraud Pierre (bottega)
notizie dal 1786

La base, a pianta circolare, è impostata su un alto gradino liscio, raccordato al corpo centrale da una cornice a intreccio di campi più piccoli, circolari, con fiori e di campi più ampi, ovali, includenti un Santo Vescovo che scrive, l'altare del sacrificio, S. Girolamo col leone, la menorah, un Santo Vescovo con un libro in mano, il Papa che scrive ispirato dalla colomba dello Spirito Santo, un catafalco funebre con cherubini e una tavola portatile (arca dell'alleanza?). Il corpo centrale, bombato, reca tre cartelle ovali, che, separate da una testa di cherubino alato e profilate da coppie di volute affrontate, racchiudono, su fondo puntinato, altrettante scene della Passione: la Flagellazione, l'Incoronazione di spine, Cristo nell'orto degli ulivi. Sotto la testa di cherubino alato che separa gli ovali con l'Incoronazione di spine e con Cristo nell'orto degli ulivi è raffigurata una piccola croce con due chiodi ai lati. (Continua in OSS)

  • OGGETTO calice
  • MATERIA E TECNICA argento/ fusione/ bulinatura/ foratura/ doratura
  • ATTRIBUZIONI Parraud Pierre (bottega)
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il calice, accuratamente descritto nell'inventario del 1895 e poi elencato ancora in quelli del 1890 e del 1858, risulta attestato per la prima volta alla fine dell'inventario del 1805, dopo un'aggiunta di arredi appartenenti alle corporazioni religiose soppresse e donati alla Cattedrale dall'arcivescovo Ranieri Alliata (1806-1836) nel 1811: nella voce che riguarda il nostro oggetto si afferma che l'Alliata lo ha portato da Parigi "nel suo ritorno a Pisa" (AOP, f. 144, c. 98 v.). Infatti, come attesta il canonico Giacomo Federigo De Rossillon nel suo libro di memorie, l'Arcivescovo è stato chiamato a Parigi da un ordine di Napoleone una prima volta nel 1809 ed una seconda nel 1811: in questa occasione al suo ritorno a Pisa egli porta in dono alla Cattedrale "un bellissimo Calice d'argento dorato del peso di libbre tre, e nove oncie tutto egregiamente lavorato in Parigi a bassi rilievi, rappresentanti varj misteri della vita del nostro Signor Gesù Cristo" (ACP, f. C 157, c. 717). La presenza del punzone di bottega consente di individuarne l'autore nell'orafo francese Pierre Parraud, alla cui bottega sono da ascrivere anche un altro calice (scheda 20000045), una patena (scheda 20000046) e una pisside (scheda 20000047) ugualmente donati all'Opera del Duomo dall'Alliata a dimostrazione dei rapporti costanti e continui che l'Arcivescovo doveva avere con quella bottega orafa, dalla quale si era rifornito più volte. Risalente per Giampiero Lucchesi alla metà del XIX secolo (G. Lucchesi, Museo dell'Opera del Duomo di Pisa, Pisa, 1993, cat. 43/A, p. 77), in realtà il calice, come gli altri tre arredi del Parraud, è databile tra il 1798 ed il 1809 grazie ai punzoni impressi su di esso: il gallo con il numero uno in campo ottagonale, indicante il titolo di 950 millesimi e la testa di vecchio frontale in campo circolare, marchio di garanzia di Parigi, sono usati dal 1798 al 1809, mentre la testa di guerriero di profilo in campo circolare è il punzone di garanzia in circolazione dal 1809 al 1819. La sua presenza, come pure quella dell'orecchia, marchio di revisione usato dal 1809 per autenticare i punzoni già apposti, sta ad indicare che il calice nel 1809 si trova ancora nella bottega di Parraud. Questi nel 1806 è attestato come fabbricante di oreficeria sacra e forse è lo stesso orafo che, con il nome di Parreau, è documentato a partire dal 1786. Rispetto all'altro calice di Parraud, lontanissimo dai modi aulici dello stile Impero ed espressione di un gusto settecentesco reinterpretato alla luce del Neoclassicismo, il nostro, che pure presenta con quello notevoli affinità, in particolare nella struttura decorativa del sottocoppa traforato, si mostra nel complesso ancor più legato alla tradizione del XVIII secolo. Venuta meno anche quella tripartizione ad opera di lesene della base e del nodo, che nell'altro calice indirizza l'organizzazione del sistema decorativo verso soluzioni più ordinate e razionali, tipiche del Settecento maturo, i motivi decorativi ricoprono quasi per intero la superficie dell'oggetto. Si tratta di spighe di grano, giunchi e grappoli d'uva, tradizionali simboli eucaristici, di teste di cherubini alati e delle solite cartelle profilate da volute, includenti figure simboliche e scene della vita di Cristo ricche di dettagli, che vanno a riempire persino i campi interni della cornice a intreccio sulla base, al posto dei rami di palma e delle palmette dell'altro calice. Soltanto le cornici con greca racchiusa tra due perlinature dei nodi di raccordo e la forma ovoidale del nodo centrale, per altro fittamente ornato con figure a bassorilievo, indicano i primi timidi accenni di un rinnovamento del gusto in senso neoclassico. Può essere interessante confrontare il calice con quello del servizio in argento dorato realizzato tra il 1820 ed il 1824 da Edme Gelez per la Duchessa di Berry e destinato alla cappella dell'ospizio Saint-Charles di Rosny-sur-Seine (riprodotto in: "Un age d'or des arts décoratifs 1814-1848", catalogo della mostra, Paris, 1991, n. 78, pp. 190-192). Gelez deve aver tenuto presente l'esempio di Parraud, dal momento che il calice, caratterizzato come la patena e la pisside da un certo arcaismo, riproduce tanto nella forma quanto nell'organizzazione dell'apparato decorativo quelle del calice pisano. Singolare risulta, poi, nel nostro oggetto la presenza, sulla cornice della base, di simboli ebraici come la menorah, il candeliere a sette bracci, e dell'altare del sacrificio, alternati a figure di Santi: nel nodo centrale si fa più chiaro il riferimento al superamento cristiano, indicato dal Santo con il libro, della tradizione vetero-testamentaria, simboleggiata dal sacerdote ebraico con l'incensiere, e di quella pagana antica, rappresentata dal soldato romano
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà persona giuridica senza scopo di lucro
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665776
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665776
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2005
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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