candeliere, serie - bottega torinese (ultimo quarto sec. XVIII)

candeliere, 1778 - 1778

La base, a pianta esagonale con profilo mistilineo definito da tre archi di cerchio convessi collegati da altrettanti più piccoli, è impostata su un breve gradino liscio. Una cornicetta convessa, una concava liscia e lucida ed una serie di cornicette bombate, sulle quali aggettano tre coppie di volute modanate diagonali includenti una conchiglia, lo raccordano al corpo centrale a campana, liscio e lucido. Il fusto ha tre nodi di raccordo a rocchetto: il primo reca alla sommità una serie di cornicette bombate che proseguono, digradanti, sul fondo del secondo e sulle quali aggettano tre piccole foglie d'acanto a voluta diagonali; il terzo è liscio e lucido. Il nodo centrale, lucido, a balaustro rovesciato, è percorso verticalmente da tre coppie di sottili e lunghe volute contrapposte dall'andamento a spirale. Il bocciolo cilindrico è decorato, sul fondo, con una serie di cornicette bombate digradanti, sulle quali aggettano tre piccole foglie d'acanto a voluta. (Segue in OSS)

  • OGGETTO candeliere
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo/ cesellatura/ bulinatura
    cotone/ velluto
  • AMBITO CULTURALE Bottega Torinese
  • LOCALIZZAZIONE Museo dell'Opera del Duomo
  • INDIRIZZO Piazza del Duomo, Pisa (PI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE I quattro candelieri da tavola, attribuiti da Giampiero Lucchesi ad argentiere toscano della seconda metà del XVIII secolo (G. Lucchesi, "Museo dell'Opera del Duomo di Pisa", Pisa, 1993, p. 71), ma in realtà databili al 1778 per la presenza del punzone datario, sono acquisiti dall'Opera del Duomo nel XIX secolo. Infatti, per la prima volta sono attestati nell'aggiunta all'inventario del 1825, in cui si afferma che sono stati acquistati per l'altare di S. Ranieri dall'arciprete Raffaello Cubbe e dal canonico Carlo Rosselmini. Poi si ritrovano nell'inventario del 1836, segno che con ogni probabilità l'acquisto è avvenuto tra il 1825 ed il 1836. La presenza su uno di questi arredi del punzone di assaggio piemontese, recante la croce mauriziana entro scudo coronato, porta a collocare i quattro candelieri nell'ambito artistico torinese. L'esame stilistico, poi, conferma in pieno questa considerazione iniziale. Infatti, non può sfuggire il movimento a spirale che avvolge ciascuno di questi oggetti: partito dalle piccole volute della base, esso si trasmette al fusto, imprimendo alle sottili volute filiformi, che solcano il nodo a balaustro rovesciato, un andamento diagonale comune anche alle minuscole foglie d'acanto che ornano i primi due nodi ed il bocciolo. Perciò, per avere una visione complessiva di ogni candeliere è necessario girare intorno all'oggetto, assecondando il movimento rotatorio, a vortice, che lo coinvolge. La forma snella e slanciata e la grande semplicità dell'apparato decorativo concorrono a fare di questi arredi oggetti di estrema eleganza e di grande raffinatezza. La decorazione è interamente affidata alle volute ed alle foglie d'acanto, motivi di ascendenza barocca ma trasfigurati dal gusto rocaille che, svuotandoli delle loro caratteristiche originarie, li rende leggeri ed aggraziati. Naturalmente non mancano le conchiglie, che, pur nella loro forma sempre più stilizzata, costituiscono una sorta di marchio del Rococò. Questi caratteri stilistici riflettono perfettamente la situazione artistica di Torino nel Settecento. La città vive un periodo di grande fermento culturale e di forte spinta creativa, grazie all'incontro di due tradizioni artistiche: quella siciliana, introdotta dal messinese Filippo Juvarra, e quella francese, anzi parigina. Entrambe concorrono alla formazione di una cultura artistica dominata dal gusto rococò. Dunque, nella città piemontese arriva un'eco forte e chiara delle novità che scuotono, in campo artistico, il mondo d'Oltralpe, come si può notare dalle opere di oreficeria profana riprodotte nella sia pur scarsissima bibliografia esistente sugli argenti piemontesi. Le zuccheriere e le zuppiere, ricchissime di soluzioni decorative sempre nuove, presentano manici a conchiglia e coperchi con impugnature a forma di uccelli morti, selvaggina, carciofi, putti, cavolfiori, fiammelle, rane. Spesso sui coperchi fa la sua comparsa la figura di un cinese, segno dell'arrivo anche a Torino della nuova moda della cineseria. I corpi degli oggetti, in particolare quelli delle caffettiere, assumono forme flessuose e sono percorsi da nervature diagonali, che li avvolgono in movimenti a spirale, analoghi a quello dei nostri candelieri. Questi ultimi si possono avvicinare ad esemplari molto simili, come quello del Museo civico di Torino, opera di Giovanni Battista Giustetti (documentato dal 1777 al 1802) (riprodotto in: A. Bargoni, "Argenti", in "Barocco piemontese", a cura di V. Viale, Torino, 1963, v. III, t. 22, n. 109) e quello di collezione privata di Torino (riprodotto in: A. Bargoni, "Argenti", in "Barocco piemontese", a cura di V. Viale, Torino, 1963, v. III, t. 26, n. 117), recante il punzone d'assaggio di Giovanni Battista Carron, assaggiatore della Zecca di Torino dal 1753 al 1778. Questi due candelieri, quasi identici fra loro, si differenziano dai nostri soltanto per piccole varianti nel repertorio decorativo, testimoniando l'esistenza di una produzione seriale molto diffusa di questa tipologia di oggetti
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0900665770
  • NUMERO D'INVENTARIO 2014OPAOA00665770_a
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Pisa e Livorno
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
    2014
  • ISCRIZIONI Sotto la base - P L I 3 15 - lettere capitali - a incisione -
  • STEMMI Sotto la base - Stemma - GJ
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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